Hessel: io cattivo maestro? I teppisti non sono Indignati

PARIGI — Stéphane Hessel risponde al telefono della casa di Montparnasse, appena tornato da uno dei suoi continui viaggi. Dopo Gaza, il Cile e gli Stati Uniti, ha passato il fine settimana in Austria: prima un intervento al Parlamento di Vienna, poi la giornata del 15 ottobre in piazza, tra gli «Indignati» di Graz. Signor Hessel, ha visto quel che è successo a Roma? «Mi hanno detto degli scontri e ho visto qualche immagine in televisione. Quelli che hanno spaccato le vetrine e attaccato la polizia non erano indignati, erano teppisti. Niente a che vedere con le mie idee».

PARIGI — Stéphane Hessel risponde al telefono della casa di Montparnasse, appena tornato da uno dei suoi continui viaggi. Dopo Gaza, il Cile e gli Stati Uniti, ha passato il fine settimana in Austria: prima un intervento al Parlamento di Vienna, poi la giornata del 15 ottobre in piazza, tra gli «Indignati» di Graz. Signor Hessel, ha visto quel che è successo a Roma? «Mi hanno detto degli scontri e ho visto qualche immagine in televisione. Quelli che hanno spaccato le vetrine e attaccato la polizia non erano indignati, erano teppisti. Niente a che vedere con le mie idee».
Partigiano, scampato ai lager nazisti, ambasciatore di Francia, redattore della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: Stéphane Hessel, 94 anni giovedì prossimo, si è trovato protagonista di una protesta planetaria grazie a un esile libretto di neanche 30 pagine. «Indignez-vous!» è uscito in Francia con una prima tiratura di 8000 copie (Indigène éditions) il 21 ottobre 2010. Un anno e molte edizioni dopo, «Indignatevi!» ha raggiunto i tre milioni di copie nel mondo, mentre continuano le traduzioni, dal cinese al finlandese. Nel maggio scorso, è in omaggio al libro di Hessel che gli «Indignados spagnoli» hanno dato il nome al loro movimento, poi allargatosi a tutto il Pianeta come si è visto sabato.

In Italia, la manifestazione di Roma ha fatto notizia per gli incidenti. Che cosa risponderà, signor Hessel, a chi la accuserà di essere un cattivo maestro? «Nessuno potrebbe farlo se non in malafede. Le 30 pagine del mio libro sono una continua esortazione a ribellarsi alle ingiustizie, ma attraverso i metodi della non violenza. Io credo che ad avere determinato il successo di “Indignatevi!” in tutto il mondo sia stata proprio la sicura scelta a favore della non violenza. È anche per questo che tante persone perbene hanno apprezzato quelle pagine. Tanto bisogna ribellarsi ad alta voce contro le storture di questa epoca, quanto è giusto farlo con sistemi pacifici. Per tutta la vita mi sono battuto contro la guerra e a favore della pace. Un’alternativa tra silenzio o violenza non esiste».

Che cosa dice ai ragazzi con le bombe carta di Roma? «Che non hanno capito niente del mio libro. Ma, in realtà, sono certo che non lo hanno neppure letto. Io sto con le migliaia di persone che anche a Roma, e in tutto il mondo, sono scese pacificamente in piazza per protestare contro gli insopportabili mali del nostro tempo».

Poco prima che a Roma i black bloc conquistassero la scena, a Graz Stéphane Hessel diceva alla folla radunata in strada che «il mondo è minacciato da due pericoli fondamentali, la distruzione ambientale e lo spaventoso e crescente divario tra ricchi e poveri. Ma è così bello vedere tante persone che riescono a unirsi pacificamente in tutto il mondo».

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