Scontri e arresti, due giorni di paura a Toronto

Black bloc in azione. Ma polizia sotto accusa per il trattamento dei 700 fermati

I costi stratosferici per la sicurezza non sono serviti a limitare rischi e danni

Black bloc in azione. Ma polizia sotto accusa per il trattamento dei 700 fermati

I costi stratosferici per la sicurezza non sono serviti a limitare rischi e danni TORONTO – Cinquecento arresti sabato, altri 224 fermati ieri, un record nella storia dei summit. E poi nuovi scontri con la polizia, lanci di lacrimogeni ad alzo zero. Denunce di “comportamenti criminali” da parte del governo canadese, contro-accuse della Canadian Civil Liberties Association la cui portavoce Nathalie Desrosièrs parla di “abusi della polizia” e si dice “preoccupata per il trattamento degli arrestati”.

Ieri per la seconda giornata consecutiva il G20 è stato assediato da manifestazioni di protesta con momenti di alta tensione. La giornata è cominciata subito all´insegna della caccia ai black bloc, gli anarchici protagonisti della guerriglia urbana di sabato. Alle prime luci dell´alba, anticipando l´inizio dei lavori del summit, i reparti speciali della polizia hanno fatto irruzione nel campus dell´università di Toronto. Lì hanno arrestato 70 giovani, per lo più studenti universitari francofoni venuti dal Québec. La polizia afferma di aver trovato nelle vicinanze nascondigli di armi e cocktail molotov.

I fermati all´alba sono andati ad aggiungersi ai 500 arrestati nei duri scontri della vigilia, quando la polizia era stata beffata dai raid dei black bloc nel centro direzionale della città. Proprio l´ampiezza degli arresti è diventata ieri la nuova fonte di tensione e di polemiche. Si è formato un corteo di centinaia di giovani che hanno marciato verso Eastern Avenue, dove ha sede il centro provvisorio di detenzione. Quando il corteo ha raggiunto le vicinanze del carcere sono scoppiati nuovi tafferugli con la polizia, e il lancio di lacrimogeni è stato immediato.
Dal centro di detenzione le liberazioni avvengono col contagocce. I tribunali di Toronto sono intasati. Molti rischiano di passare un mese in stato di fermo. I pochi che sono stati rilasciati descrivono condizioni di grande disagio all´interno del centro. «Ammassati sul cemento armato, non si può dormire, i guardiani ci rifiutano perfino l´acqua, di notte senza riscaldamento né coperte si gela», ha dichiarato una studentessa liberata, chiedendo di mantenere l´anonimato.
Alle richieste di indagini sul comportamento delle forze dell´ordine, il governo ha risposto seccamente. «Sono banditi che hanno scelto deliberatamente la violenza», ha detto Dimitri Soudas, portavoce del premier Stephen Harper, riferendosi ai black bloc. Il capo della polizia Bill Blair ha dichiarato: «Non ho mai visto un tale livello di criminalità, vandalismo e distruzione nelle strade della nostra città».
È la prima volta nella storia che a Toronto la polizia usa i lacrimogeni. Lo choc tradiva anche l´impreparazione di fronte a un evento annunciato. Giornali e tv canadesi hanno ritrasmesso a oltranza le immagini di Toronto in preda al saccheggio, le auto della polizia incendiate, le vetrine distrutte, i palazzi delle banche attaccati. La reazione della polizia è scattata in ritardo, le stesse condizioni del centro di detenzione rivelano che nessuno aveva previsto l´emergenza, nonostante i precedenti di altri vertici internazionali.
Non è sfuggito ai canadesi il commento caustico di Nicolas Sarkozy. In quanto organizzatore del prossimo G20 (a Nizza nel giugno 2011) il presidente ha anticipato che «la Francia spenderà molto meno di un miliardo per la sicurezza». Il divario tra il costo sostenuto dal Canada e i magri risultati, ha alimentato le polemiche ieri. E ancora una volta la spirale della violenza ha fatto passare in secondo piano i messaggi delle ong che a Toronto erano venute a manifestare pacificamente. Tra queste Actionaid ha dato “zero in condotta” al G20 per gli aiuti ai paesi più poveri. Actionaid ha ricordato che rispetto alle promesse del passato «l´Italia ha un debito accumulato pari a 1,3 miliardi di euro verso le istituzioni internazionali che si occupano di aiuti allo sviluppo».

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