L'eterno "muro di gomma" ma ora la Francia dice sì alla rogatoria internazionale ">

Napolitano: strage di Ustica senza colpevoli

Trent’anni fa la tragedia del Dc9. Bufera su Giovanardi: “Fu una bomba, non un missile”

L’eterno “muro di gomma” ma ora la Francia dice sì alla rogatoria internazionale

Trent’anni fa la tragedia del Dc9. Bufera su Giovanardi: “Fu una bomba, non un missile”

L’eterno “muro di gomma” ma ora la Francia dice sì alla rogatoria internazionale BOLOGNA – L´ «amara constatazione» di Giorgio Napolitano è la stessa che oggi, trent´anni dopo una carneficina senza colpevoli accertati, chiuderà la gola dei familiari degli 81 morti della strage di Ustica: «Le indagini svolte e i processi fin qui celebrati non hanno consentito di fare luce sulla dinamica del drammatico evento e di individuarne i responsabili». È il “muro di gomma”, tuttora impenetrabile, che il messaggio del presidente della Repubblica a Daria Bonfietti, presidente dell´Associazione parenti delle vittime, richiama alla mente. Napolitano lo evocò già l´8 maggio, giorno della memoria per le vittime di terrorismo, parlando di «intrecci eversivi e anche intrighi internazionali, insieme con opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato».

Ma il richiamo di ieri a «tutte le istituzioni» perché compiano «un ulteriore sforzo per pervenire ad una ricostruzione esauriente e veritiera» sembra tener conto di una novità che viene proprio da un´istituzione: da un sottosegretario del governo in carica, Carlo Giovanardi, Pdl, forse l´unico italiano ad essere certo che invece «misteri non ce ne sono», e a sapere con precisione cosa accadde, ossia che il 27 giugno 1980 il Dc9 Itavia in volo da Bologna a Palermo fu abbattuto «da una bomba nella toilette dell´aereo». Lo ha ripetuto nei giorni scorsi a radio e tv: «Le sentenze hanno spazzato via l´ipotesi del missile e della battaglia aerea: non c´erano missili, non c´erano aerei, ci sono tracce di bomba». «Giovanardi dice cose mendaci», ribatte Bonfietti, «la verità è stata accertata nel ´99, l´aereo fu abbattuto: ora bisogna dare i nomi ai responsabili», e si augura che le parole di Napolitano «smuovano la politica». Il ministro degli Interni Roberto Maroni puntualizza: «Da parte mia ho fatto ogni sforzo, aprendo anche i dossier dei servizi ai pm». «Non può esistere alcuna verità indicibile», ammonisce Stefano Rodotà dal convegno rievocativo. «Trent´anni dopo non ci sono più ragioni di Stato», gli fa eco l´ex ministro Giuseppe Pisanu.
L´ipotesi bomba attraversò la lunga inchiesta. Ma la novità di Giovanardi è politica: iscrive il governo, che non l´ha smentito, al «partito della bomba» proprio quando l´inchiesta sulla pista del missile si riapre con vigore, in seguito alle rivelazioni fatte due anni fa da Francesco Cossiga, all´epoca primo ministro, per il quale lo «scenario di guerra» descritto dalla sentenza-ordinanza del giudice Priore nel ´99 era reale, e il Dc9 fu abbattuto per errore da un missile «a risonanza e non a impatto» di un caccia francese, nascosto sotto la carlinga del volo civile per sfuggire ai radar, nel corso di una battaglia con aerei libici. Nei giorni scorsi anche Massimo Ciancimino ha rivelato che il padre Vito, convocato la sera della strage dal ministro della Difesa Ruffini, seppe «che era stato un aereo francese». I pm romani Maria Monteleone e Erminio Amelio hanno inviato a Usa Francia e Nato nuove rogatorie: per la prima volta il governo francese s´è detto pronto a «cooperare pienamente». Ma ora è un membro del governo italiano a frenare: «Usa e Francia hanno già risposto 13 e 63 volte, risponderanno una volta di più che non c´entrano». Per sostenere la sua tesi, Giovanardi arriva a ipotizzare una matrice libica: «Le tracce sono simili a quelle della bomba che buttò giù l´aereo di Lockerbie». «Se questa è la convinzione del governo, perché si va ad abbracciare Gheddafi?», obietta Walter Veltroni dal Pd. Sul muro di gomma rischia di rimbalzare anche una crisi diplomatica trans-mediterranea.

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