Mario Tronti ha compiuto ottanta anni il 21 luglio scorso, e il manifesto gli ha già fatto alliora gli auguri discutendo il suo ultimo libro, Dall’estremo possibile (Ediesse, con Pasquale Serra).
Mario Tronti ha compiuto ottanta anni il 21 luglio scorso, e il manifesto gli ha già fatto alliora gli auguri discutendo il suo ultimo libro, Dall’estremo possibile (Ediesse, con Pasquale Serra). Domani, Tronti sarà festeggiato dal Centro studi per la riforma dello Stato, di cui è presidente, con una conferenza su «Politica e saggezza», con interventi di Alberto Asor Rosa, Massimo Cacciari, Mauro Calise, Massimo D’Alema e Ida Dominijanni, al teatro Palladium di Roma (Piazza Bartolomeo Romano 8, alla Garbatella, un quartiere importante nella biografia politica di Tronti), seguita da una festa con musica e testimonianze alla Villetta in via Francesco Passino 26. Scelto dallo stesso Tronti, il tema nasce dalla lettura del dialogo Sulla tirannide fra Leo Strauss e Alexandre Kojeve (Adelphi 2010), un commento al Gerone di Senofonte che è sua volta un dialogo fra «il saggio» Simonide e «il tirannico» Gerone, ricco di suggestioni per l’analisi del presente: il confronto fra la vita dell’uomo pubblico e quella del cittadino comune e fra i rispettivi piaceri e i rispettivi dolori; la dipendenza del tiranno e l’indipendenza del saggio dall’ammirazione degli altri; il peso, per l’uno e per l’altro, dei piaceri del sesso e dei piaceri dell’onore; l’inquietudine e la paura che il tiranno prova per la saggezza e per la sua irriducibilità alla misura del potere. Ma più in generale, nella coppia politica e saggezza si ritrova per un verso uno dei fili rossi dell’intero percorso trontiano, cioè il rapporto fra pensiero e azione, filosofia e politica, teoria e pratica, per l’altro verso la riflessione dell’ultimo Tronti sul rapporto fra storia e politica, nonché su quello fra riforme e rivoluzione, riformulato nell’ultimo libro. Che si chiude con una breve e densa autobiografia filosofica, pochissimo saggia a meno che non conveniamo con Simonide che a caratterizzare il saggio non è altro, alla fine, che la sua libertà.
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