L’armadio del silenzio

Sugli orrori delle stragi nazifasciste che insanguinarono l’Italia tace la politica e tacciono i giornali. Eppure è una tragedia senza pari nel mondo. Per il numero delle vittime, per esempio, che resta un mistero

Sugli orrori delle stragi nazifasciste che insanguinarono l’Italia tace la politica e tacciono i giornali. Eppure è una tragedia senza pari nel mondo. Per il numero delle vittime, per esempio, che resta un mistero

 Un mese fa gli Stati Uniti hanno ricordato l’attentato alle torri gemelle che costò oltre tremila morti. Loro non dimenticano. Né dimenticano gli inglesi che debbono ai terroristi di Al Qaeda le esplosioni nella metropolitana di Londra. I francesi, da par loro, hanno liquidato a suon di processi e con condanne, ovviamente eseguite, i fantasmi del passato di Vichy. Greci e jugoslavi, allora, non hanno esitato a colpire chi aveva appoggiato l’invasore, e nelle loro menti nulla è stato cancellato. Anche gli spagnoli avevano cominciato a percorrere la stessa strada quando il magistrato Baltaser Garzon aveva dato il via all’inchiesta per accertare il numero delle vittime fatte dal franchismo; poi qualcosa interruppe quella sacra iniziativa, ma non è detto che non venga ripresa. E soprattutto gli ebrei. La shoà è nella loro pelle, quel passato è il loro presente, se ne servono in ogni occasione, persino politicamente per far fuori, loro semieliminati dal nazismo, gli ultimi palestinesi.

Ma il nostro paese, no. Diamo lezione, al solito, ma in senso contrario. Eppure la tragedia dell’armadio della vergogna non solo è la più drammatica vissuta dal nostro popolo, ma non ha pari in nessun paese del mondo. Per il numero delle vittime, per esempio, che assomma a molte decine di migliaia, una decina di volte circa quelle delle torri gemelle. Ma è tutto un discorso di “circa” perché nessuno, malgrado le petizioni, gli appelli, l’intervento persino di una commissione parlamentare bicamerale, sa quante siano, dato che sono venute alla luce numerosissimi altri massacri, oltre a quelli descritti nei fascicoli contenuti in quell’armadio. E tanta umanità è divenuta cadavere non perché gli è stato semplicemente sparato: donne incinte sventrate, feti tirati in aria e presi a mitragliate. La stessa sorte capitò a un bimbo di tre anni come se fosse un bersaglio da luna park. Altre donne impalate, vecchi ciechi inseguiti, probabilmente sghignazzando, prima di finirli, quando gli assassini si erano stancati del gioco. Ad altri fu dato fuoco… Mi fermo, ma la galleria degli orrori non ha fine. Scusate, dimenticavo un particolare essenziale: coloro che uccisero, stuprarono, violentarono, rapinarono, avevano le mostrine del nazismo e dei repubblichini di Salò. E l’enormità di coloro che rimasero per sempre in terra aveva le nostre stesse caratteristiche nazionalisticamente parlando: erano nostri concittadini. E nessuno, non dico a nome dello Stato, perché purtroppo Stato non siamo, ma a nome della nazione, si è sentito ancora in dovere di chiedere perdono perché un governo, italico, non straniero, della rinata democrazia nostrana, un governo di centro destra – lo ipotizzo io, sia pure pronto a metterci tutte le due mani sul fuoco, ma neanche questa verità storica è ancora emersa – quel governo decise che la verità andava occultata, sepolta, nascosta. Eppure, anche l’allora presidente della repubblica federale tedesca, Rau, andò a Marzabotto come ammenda per quel passato di morte. E lo stesso fece un rappresentante dell’ambasciata di Germania a Sant’Anna di Stazzema. E ancora: giustamente per tutti è stato fatto il giorno del ricordo, ma per quei civili uccisi per fare piazza pulita intorno ai partigiani, sia che ci fossero o che potessero arrivare, e per i nostri militari trucidati nelle tante isole dell’Egeo, e non solo là. Per loro niente.
Ci si può, forse, dimenticare del fascismo e del nazismo, sia pure non in sede storica e politica, ma non di coloro il cui sangue fu versato in nome delle dittature. Infine, anche se forse ho dimenticato qualcosa, la più colossale frode alla giustizia. Perché, cerco di spiegarmi, in questi anni, dopo la scoperta dell’armadio, avvenuta nel giugno del 1994, e la “sepoltura” avvenuta presumilbilmente nel 1946, presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, la magistratura militare, ormai non più soggetta al potere politico, con enormi difficoltà, ricostruendo un laboriosissimo mosaico, è riuscita ad accertare le responsabilità di tanti assassini, condannandone 21 all’ergastolo, con pene definitive, cioè passando per i tre gradi di giudizio. Erano 21 alla fine del 2010, poi qualcuno è morto. Di morte naturale, si intende. Gli altri se ne stanno indisturbati a casa loro. Mica hanno dovuto fare come Cesare Battisti, fuggito prima in Francia poi in Brasile. Macché. Eppure sono criminali l’uno e gli altri, condannati all’ergastolo il primo e i secondi. Con la differenza che per Battisti si stava per dichiarare guerra al Brasile, primus animatore inter pares, il ministro della Difesa (e della Guerra) Ignazio La Russa. Anche se poi il medesimo, nonché i suoi colleghi della Giustizia (stretto collaboratore dell’avvocato Ghedini), Alfano, e degli Esteri (di Santa Lucia), Frattini, pur se chiamati in causa con nome e cognome dalle più alte cariche della magistratura militare in questi ultimi tre anni in occasione dell’apertura degli anni giudiziari, non hanno neanche risposto.
Bell’Italia, vi pare? Con una prima chiosa: a questo silenzio indecente, anzi omertoso, si è prestato l’Anpi nazionale, che per primo aveva, invece, il dovere di intervenire dato che quei morti, civili e militari furono le vittime, insieme ai partigiani, dell’anelito di libertà che aveva finalmente pervaso il paese. E i partiti? Quelli di sinistra, intendo (quelli di destra esercitano io loro diritto di tacere, li rispetto, al limite): in cima alla lista metto il Pd, che modificando il suo passato di chiaro sostegno alla battaglia che oramai definisco dell’armadio della vergogna, si è messo completamente in linea con l’Anpi. L’unico che fa eccezione è Rifondazione comunista: non lo dico per fare propaganda, ma perché questi sono i fatti.
E se tace la politica, ecco che tacciono i giornali, come se fossero legati da una soggezione infinita. Anche qui debbo fare le dovute eccezioni: sicuramente non il manifesto, dove sono tornato a scrivere dopo un lungo periodo di distacco da parte mia perché non fu pubblicata una lettera aperta, firmata anche da me, contro le falsità del film di Spike Lee sulla strage di Stazzema. E Liberazione, e L’Unità e Terra. E non so chi altro. Ho fatto inviare ai direttori di giornali e telegiornali lettere in cui spiegavo l’essenzialità di un intervento della stampa. Silenzio. Ha taciuto e tace Repubblica, ha taciuto e tace il Corriere della sera, malgrado un’ulteriore inviata al direttore Ferruccio De Bortoli. Tace Il Messaggero, tace La Stampa. Tace L’Espresso, dove ho lavorato per 30 anni e dove, allora, ho scritto di queste cose. Ma allora… Fanno schifo?, mi domando. Sì, fanno proprio schifo.

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