«Incontriamoci prima del FilmFest». Gli intermittenti: «Prima lo statuto»
«Incontriamoci prima del FilmFest». Gli intermittenti: «Prima lo statuto»
ROMA.Quando gli occupanti del Valle hanno esportato la loro «rivolta culturale» alla mostra del cinema di Venezia, riaprendo il teatro Marinoni, il sindaco di Roma Gianni Alemanno deve avere pensato: ma non faranno la stessa cosa durante il festival del cinema previsto dal 27 ottobre al 4 novembre? Quali azioni a sorpresa staranno preparando, visto che già nella precedente edizione il tappeto rosso è stato occupato da una manifestazione di oltre duemila persone? Il dubbio deve avere scavato a lungo nel silenzio che il primo cittadino ha mantenuto durante i primi quattro mesi dell’occupazione. Fino a ieri quando, cogliendo di sorpresa l’intero Campidoglio, ha detto: «Mi auguro che prima del Festival ci possa essere un incontro tra le istituzioni e questo gruppo che ha dimostrato di avere una produttività e una presenza nel teatro. Mi piacerebbe che il festival di Roma fosse l’occasione per annunciare una soluzione positiva che ne valorizzi l’esperienza. Io sono disponibile». È un insidioso cambio di registro dopo mesi di dichiarazioni ispirate al principio del sottosegretario ai Beni Culturali Giro: «Il Valle occupato è un centro sociale a cinque stelle». In seguito l’assessore alla cultura Dino Gasperini ha annunciato di volere trasformare il Valle in un centro per la drammaturgia contemporanea. Ottima idea, salvo che questa proposta è uno dei pilastri del nuovo statuto che gli occupanti stanno scrivendo insieme a Ugo Mattei e a Stefano Rodotà e presenteranno nei prossimi giorni. La magra figura deve avere spinto venerdì scorso il ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan a sollecitare una soluzione. Più che la necessità di inaugurare la stagione gestita dal teatro di Roma di Gabriele Lavia, per la quale sono stati trovati 1,3 milioni di euro in un bilancio che alla cultura ne ha tagliati 22 in tre anni, pesa il successo di un’esperienza che è diventata un simbolo. «Il Valle è un bene comune – assicurano gli occupanti in un comunicato – diventerà una fondazione che permetterà l’autogestione ad opera degli utenti e dei lavoratori».E poi: «Quello che ci spinge a lasciare fuori dalla porta le istituzioni è il desiderio di creare uno spazio per la partecipazione diretta per i cittadini e la comunità degli artisti». Se dunque ci sarà una trattativa, forse partirà dal confronto sull’invenzione giuridica dello statuto. La palla ripassa nel campo di Alemanno.
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