La sinistra a cui tocca

Vendola in piazza: «Primarie subito, ma il Nuovo Ulivo non basta». Sel si candida a provarci e a «camminare con gli altri»

Vendola in piazza: «Primarie subito, ma il Nuovo Ulivo non basta». Sel si candida a provarci e a «camminare con gli altri»

 ROMA.«Se avremo il gusto di camminare con tanti altri, questa partita la vinceremo». Eccolo, in poche parole finali, lo spirito della piazza convocata ieri da Nichi Vendola ieri a Roma. Piazza Navona piena, non si danno numeri ma il colpo d’occhio c’è. Nel retropalco è tornata anche la ribalta dei tempi belli, magari in tono minore: Valeria Golino con Riccardo Scamarcio, il regista Sergio Rubini, l’affezionato Leo Gullotta, Dario Vergassola, i ragazzi del Teatro Valle che Vendola saluta dal Palco, Dario Fo in video.

La sinistra che il presidente della Puglia – qui nella veste di presidente di Sel e candidato alle primarie – vuole rappresentare è una sinistra con l’ambizione di mettere mano al paese, di avere un programma all’altezza della crisi. Comunque di non dare la partita vinta a tavolino al manovratore, forse più quello progressista di domani (magari) che quello regressivo e conservatore di oggi. «Ora tocca a noi», slogan della prima manifestazione nazionale di Sinistra ecologia libertà a un anno dalla nascita, è autoevidente. Semplice, come il fiore modesto sui manifesti: una zinnia, né garofano o né rosa socialista: nel Nuovo Ulivo cresce una nuova botanica.
E infatti il Nuovo Ulivo è l’altro centro del discorso. O almeno la nuova «coalizione sociale» da costruire per non lasciare il paese in mano agli esecutori dei diktat della Banca centrale. La «foto di Vasto», quella con Vendola, Bersani e Di Pietro che si stringono la mano, «non è sufficiente», dice Vendola, ma è «la precondizione per far respirare il paese. Dobbiamo tenere aperte le porte del cantiere per l’alternativa. Il suo cuore è la giustizia sociale», il suo strumento «la patrimoniale, non un residuo bolscevico ma un dispositivo tipicamente liberale», la sua stella polare «il lavoro e i diritti di chi lavora». Dentro i movimenti – Sel sarà in piazza con il resto della sinistra sociale il 15 ottobre – ma senza rinunciare a provare a contare. Come ha indicato invece gli scorsi giorni Fausto Bertinotti. Che oggi non c’è. «Prepariamoci a una stagione molto dura, ad un autunno caldo e incandescente. Noi dobbiamo essere nel conflitto senza cedere alla scorciatoia della violenza perché l’agonia della destra si sta trasformando in agonia del Paese».
Questa piazza applaude quel «camminare con tanti altri». Quelli del conflitto, delle rivolte, delle primavere. Ma anche quegli altri. Prima di Vendola infatti parlano in molti: oltre a Beppe Giulietti, di Articolo 21, il giovane e bravissimo sindaco di Cagliari Mauro Zedda, la prodiana bolognese Amelia Frascaroli, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia (in video). Tutte facce di un centrosinistra unito e vittorioso. Ma i veri special guest sono Arturo Parisi e Antonio Di Pietro. Il primo, già uomo-chiave del prodismo e oggi del referendum pro-Mattarellum che ha raccolto un milione e rotti di firme. E che – se passerà ai vagli istituzionali – è una vera bomba innescata non solo sulla legge elettorale porcata, ma sulla legislatura. Il popolo della sinistra è di tradizione proporzionalista, ma quello di Piazza Navona ha capito il potenziale esplosivo del referendum. Ora lo hanno capito persino Bersani, se la ride Parisi, che è l’unico democratico a salire sul palco «infatti dice di aver raccolto lui le firme». «Dobbiamo costruire subito la coalizione attorno ad un progetto e non passare l’autunno, visto che puntiamo ad andare a votare nel 2012, senza fare le primarie», dice, e tira la battuta al numero di Di Pietro, applauditissimo. «Dobbiamo lanciare subito le primarie per essere pronti al più presto. Pronti con le forze che ci sono, Idv, Sel e Pd e non continuare a fare il Signor Tentenna», ce l’ha con Bersani. È una battutaccia: Cavalier Tentenna era il soprannome del primo Berlusconi. Di Pietro insiste: «Questo è il secondo appuntamento della nuova coalizione, dopo quello di Vasto. Il terzo sarà in Molise, dove ci sono le elezioni: io ci sarò, Nichi anche, a questo punto credo che Bersani ci verrà». Intanto Di Pietro ‘minaccia’ di presentarsi alla manifestazione del Pd, il 5 novembre. Bersani non l’ha invitato. È affaccendato in una polemica interna, proprio sulle alleanze, che gli rendono per ora sconsigliabili altre coabitazioni sui palchi. Qualcuno nel Pd è tentato di sganciarsi dalla sinistra, come nel 2008 (quella fu però raccontata come scelta «consensuale»)? All’«amico e compagno Bersani» Vendola ripete: «Primarie subito. Non sono un concorso di bellezza ma una scelta culturale».
Del resto, la situazione è precipitatata al punto che ormai il Pd potrebbe persino condividere una frase come «della crisi Tremonti è la medicina o è la malattia da combattere?». E: «Amici della Confindustria, quella vostra crescita non va bene». E ancora, su Diego Della Valle: «C’è anche la rivolta dei ricchi. Attenzione ai trabocchetti della lotta alla casta, la casta vera sono le lobby di coloro che si sono arricchiti grazie all’evasione fiscale».

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password