Priore: «Ancora oggi si tratta di una verità  indicibile»

Sono passati trent’anni dalla strage di Ustica e purtroppo una verità  giudiziaria su quella tragedia ancora non esiste. Rosario Priore è il magistrato che per nove anni ha indagato sulla tragedia. Nel suo libro «Intrigo internazionale» parla di altre due verità : una storica e una politica. «Sì è vero – risponde Priore -, spesso la verità  giudiziarie non coincide con le verità  di fatto e storiche. Queste coincidono, o dovrebbero coincidere , con la realtà , a prescinder dai formalismi giudiziari.

Sono passati trent’anni dalla strage di Ustica e purtroppo una verità  giudiziaria su quella tragedia ancora non esiste. Rosario Priore è il magistrato che per nove anni ha indagato sulla tragedia. Nel suo libro «Intrigo internazionale» parla di altre due verità : una storica e una politica. «Sì è vero – risponde Priore -, spesso la verità  giudiziarie non coincide con le verità  di fatto e storiche. Queste coincidono, o dovrebbero coincidere , con la realtà , a prescinder dai formalismi giudiziari.
Tra le stragi che hanno insanguinato il nostro paese Ustica è sicuramente tra quelle che si prestano a essere definite un intrigo internazionale.
In effetti così appariva al termine dell’istruttoria. E lo appare, un intrigo internazionale, sempre più, specie dopo le ultime novità.
Veniamo alla sera del 27 giugno 1980. Cosa accadde? Lei parla del verificarsi di «una situazione complessa».
Ho parlato di un cielo «complesso« perché, a differenza di quanto ci è stato riferito, il Dc9 Itavia non viaggiava solo ma era affiancato e seguito da altri velivoli.
Cossiga ha detto di aver saputo dall’ammiraglio Martini che la responsibilità della strage è dei francesi. E’ d’accordo?
Non conosco i termini del dialogo, ma non metto in dubbio che sia avvenuto e d’altra parte il tenore delle parole mi sembra attendibile.
L’obiettivo sarebbe stato Gheddafi in viaggio dalla Libia verso la Polonia.
Quella sera proprio i quel torno di tempo, volava da Tripoli a Varsavia un codice 56 (volo di capi di Stato o alte personalità istituzionali). Entrambi gli Stati non hanno però risposto alle mie richieste.
Quella notte erano in corso anche delle esercitazioni militari. Lei assolve da ogni responsabilità l’amministrazione americana. Perché?
Perché non sono risultati presenti nell’ambito di quelle esercitazioni.
Eppure la collaborazione degli Usa, per quanto importante, si ferma senza fornire indicazioni utili sul possibile responsabile della strage.
Perché secondo il diritto internazionale e le consuetudini delle genti non spettava ad essi un intervento del genere.
Lei parla di una verità indicibile: qual è?
Non si poteva dire, con ogni probabilità, chi fosse l’autore del fatto.
Durante al sua indagine non sono mancati i depistaggi e le morti misteriose di almeno cinque testimoni importanti.
Si tratta di quelle opacità delle istituzioni cui ha fatto riferimento il capo dello Stato. Le morti che presentano aspetti misteriosi sono più di cinque, ma quelle che non trovano spiegazione sono certamente due.
Negli anni 70-80 l’Italia fu teatro di attentati legati al conflitto Mediorientale. Per questi fatti lei si è detto soddisfatto per la collaborazione ricevuta dagli altri Paesi europei. Un aiuto che per Ustica è venuto a mancare. Perché?
Perché gli altri Paesi europei subivano attacchi della stessa natura. Mentre la strage di Ustica rientrano un altra categoria.
Lei definisce la strage di Ustica come un messaggio al governo. Che tipo di messaggio è e da chi sarebbe stato inviato?
In genere le stragi silenti sono messaggi per i governi che hanno strumenti e uomini in grado di interpretarli. Nel nostro caso il messaggio sarebbe stato rivolto al governo di Tripoli.

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