David Crosby. “Stills, Nash e Young? Tutti bravi artisti ma uomini deludenti”

 Odio gli mp3, sono davvero una robaccia immonda. Internet è fatta per i giovani, ma non riuscirà  a uccidere il gusto della musica. Malgrado la mia storia oggi non solo penso che la droga ti distrugge ma ormai mi sono convinto che ti tiene anche lontano dalla creazione artistica. Il vecchio rocker americano, fresco settantenne, sarà  in tournée in Italia alla fine di ottobre in coppia con Graham Nash

 Odio gli mp3, sono davvero una robaccia immonda. Internet è fatta per i giovani, ma non riuscirà  a uccidere il gusto della musica. Malgrado la mia storia oggi non solo penso che la droga ti distrugge ma ormai mi sono convinto che ti tiene anche lontano dalla creazione artistica. Il vecchio rocker americano, fresco settantenne, sarà  in tournée in Italia alla fine di ottobre in coppia con Graham Nash

ROMA.  David Crosby ha compiuto settant´anni ad agosto. La sua voce e la sua chitarra hanno segnato il rock nella seconda parte del secolo scorso, sia che Crosby suonasse da solo, o con i Byrds, o in quartetto con Stephen Stills, Graham Nash e Neil Young, o con la nuova formazione dei Cpr che vede alle tastiere il figlio James Raymond. Per due volte nella R&R Hall of Fame, protagonista sia al Monterey pop festival del 1968 sia a Woodstock nel 1969, Crosby può essere considerato un sopravvissuto di quella stagione artistica e musicale in cui il rock, specialmente nella California psichedelica di fine anni 60, aveva pesantemente flirtato con le droghe. È stato anche in carcere per possesso di droga e di una pistola.
Uscito rinvigorito da un trapianto di fegato nel 1995, è tornato sulle scene negli anni Duemila con Graham Nash, il compagno che da sempre sente a lui più affine, il musicista inglese che per unirsi a lui e a Stills aveva rinunciato al successo commerciale degli Hollies: «A Nash mi uniscono molte cose» spiega al telefono Crosby. «Ma è soprattutto l´amore per la musica, una profonda passione per scrivere, cantare e suonare la nostra musica. Ci capiamo al volo, come due amici davvero uniti prima che come due artisti. Davvero, la musica è la cosa più importante per noi, a parte le nostre famiglie, ovvio». A fine ottobre, Crosby e Nash saranno in tour in Italia: il 29 a Padova, il 30 a Milano, il 1 novembre a Firenze e il 2 a Roma. «Sono molto felice per questi concerti in Europa con la band che io e Nash abbiamo messo insieme: sta lavorando davvero bene».
Cosa dobbiamo aspettarci? Cosa può esserci di diverso in una vostra canzone come Marrakesh express dopo tanti anni e tante esecuzioni?
«Io e Nash cerchiamo volontariamente di cantarla sempre in modo diverso, di renderla ogni volta fresca come se fosse nuova di zecca, è quasi una gara tra noi due per vedere cosa riusciamo a combinare di diverso e poi se gli altri ragazzi del gruppo riescono a seguirci o no».
Lei dice che ci sono almeno un paio di canzoni che l´hanno impegnata a lungo nella scrittura. Può dirci quali?
«Quella che ha avuto più bisogno di tempo è senz´altro Rusty and blue: avevo la musica pronta da tre anni ma non c´era verso di scriverne il testo. Poi un giorno stavo andando in barca con mia figlia e al momento di calare l´ancora mi sono venute le parole dell´attacco: in un´ora la canzone era scritta. Le canzoni vengono come vogliono, prima le parole o la musica, oppure parole e musica insieme, oppure vengono a pezzi e certe volte ti trovi con due pezzi distinti ma capisci che si tratta di una canzone sola. Se resti aperto alla creazione, le canzoni vengono come possono».
C´è chi sostiene che una canzone esiste già prima che qualcuno la scriva.
«Non credo, scrivere una canzone è un processo creativo».
Con il quartetto CSN&Y siete tornati assieme per un album live contro la guerra, e in un brano parlavate del possibile nuovo presidente dicendo che stavolta avrebbe potuto essere una donna o un nero. Poi è stato eletto Obama. Siete felici per quanto sta facendo?
«Non nel modo in cui speravamo: Obama è pur sempre un politico. Siamo stati davvero felici quando è stato eletto e orgogliosi che l´America avesse scelto un nero per la presidenza, un uomo davvero intelligente e un risultato enorme per la minoranza afroamericana. Ma allo stesso tempo ci sono cose che lui ha fatto che non ci hanno trovato d´accordo, ad esempio le misure economiche dopo il furto degli hedge fund. In particolare, dovevamo lasciare in fretta il Medio Oriente e invece siamo ancora lì, tra l´altro nessuno è mai uscito vincitore da una guerra da quelle parti, da Alessandro il Grande agli inglesi, ai russi. Non ci sono ragioni per restare in Afghanistan. Obama invece ci ha mandato altri 35 mila soldati. Un grande dispiacere per chi lo ha appoggiato e ha creduto in lui».
Che tipo di storia è stata quella del gruppo CSN&Y?
«È stata una storia di liti, un grande viaggio sul piano artistico ma un risultato povero sul piano umano. Insieme abbiamo fatto una musica meravigliosa ma tutti noi abbiamo un carattere forte, normale che non andassimo d´accordo, o almeno questo è quanto è successo a noi. Sono però enormemente orgoglioso della musica che abbiamo creato insieme. È stato ciò che è stato, del resto non mi aspetto dagli altri che siano perfetti».
Tra tanti incontri artistici, qual è stato il più fertile per lei?
«Il più forte è stato quello con Graham Nash e con mio figlio James Raymond. In particolare, ritrovarmi a fare musica con mio figlio ha avuto un effetto fortissimo sul mio modo di creare. Ho scoperto un nuovo modo di scrivere, il gusto di lavorare insieme a lungo, e molto divertimento nell´andare in tour».
Lei appartiene al mondo del vinile e degli album, oggi i giovani hanno un modo completamente diverso di ascoltare la musica.
«Mi piacciono ancora gli album perché puoi costruirli come vuoi e te li immagini. Mi piace moltissimo come si sentono i vinili, la loro resa acustica. Anche i cd hanno una buona qualità, sono soddisfatto di come si sentono. Odio invece gli mp3, sono davvero una robaccia immonda, si sentono malissimo. Del resto Internet è fatto per i giovani, ma non ucciderà la musica. Credo che tutto continuerà a cambiare, ma la musica resterà sempre viva e interessante. E c´è gente che fa musica meravigliosa anche di questi tempi».
La morte di Amy Winehouse ha riportato all´attenzione il tema della droga nella musica e nell´arte: secondo lei la droga aiuta o distrugge un artista?
«Non solo penso che la droga ti distrugge ma mi sono convinto che ti tiene anche lontano dalla creazione artistica».

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