I vertici della polizia hanno scelto Ferrara come gesto verso la famiglia di Aldro, ucciso sei anni fa da quattro agenti a calci e pugni. A Peacereporter Patrizia Moretti, la madre del diciottenne ucciso

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La famiglia Aldrovandi: non andremo alla festa della polizia, ma pronti a incontrare Manganelli


I vertici della polizia hanno scelto Ferrara come gesto verso la famiglia di Aldro, ucciso sei anni fa da quattro agenti a calci e pugni. A Peacereporter Patrizia Moretti, la madre del diciottenne ucciso


I vertici della polizia hanno scelto Ferrara come gesto verso la famiglia di Aldro, ucciso sei anni fa da quattro agenti a calci e pugni. A Peacereporter Patrizia Moretti, la madre del diciottenne ucciso

Non parteciperemo alla festa del patrono della polizia a Ferrara il 29 settembre. Hanno scelto Ferrara proprio per noi, ci hanno invitati, ma non possiamo andare, e vi spiego il perché”.

Patrizia Moretti è la madre di Federico Aldrovandi, Aldro, il diciottenne di Ferrara ucciso di botte da quattro agenti di polizia il 25 settembre del 2005 mentre rincasava dopo una notte passata con gli amici. La festa del patrono della polizia di Stato è stata organizzata a Ferrara, il 29 settembre. Una città fortemente voluta dai vertici romani per cercare un gesto significativo nei confronti della famiglia di Federico.

La famiglia Aldrovandi è stata chiamata a partecipare alla festa, che prevede una messa nel Duomo e poi un concerto della banda al teatro Comunale. Un’ occasione per cercare un avvicinamento, quando anche il secondo grado di giudizio ha visto uscire condannati gli agenti di quella notte. Agenti che rimangono, tuttavia, in servizio senza sospensione dagli incarichi.

“Ho saputo circa un mese fa che la ricorrenza del patrono della polizia quest’anno verrà festeggiata a Ferrara”, racconta Patrizia Moretti a PeaceReporter, “L’uccisione di Federico è stata sempre sottoposta alla massima attenzione dei vertici della polizia e del ministero degli Interni. Una cosa che vediamo con favore, un tentativo di creare un dialogo che vada al di là di un risarcimento che la polizia ha già riconosciuto, di fatto esprimendo un’altra sentenza di condanna per i 4 agenti che hanno tolto la vita a mio figlio”.

Ma avete deciso di non partecipare. Perché?

“Non parteciperemo alle manifestazioni pubbliche della polizia. Perché non c’è nulla da festeggiare: Federico non ritorna. E per altri motivi: io non posso essere nello stesso contesto a fianco di quelle persone che probabilmente ci saranno, a chi ha depistato, a chi li ha coperti. Assolutamente no. Non ci andiamo”.

Potrebbe essere l’occasione per vedersi in forma privata con il capo della polizia, Antonio Manganelli?

“Se lo vorrà, io sarò felice di parlare con il prefetto Manganelli. È il nostro interlocutore, che da tempo vorremmo incontrare per chiedere i cambiamenti del comportamento e modalità di intervento della polizia. È lui che può dare un segnale forte. Allora, e solo allora, potremo partecipare a qualche cosa insieme e considerare chiusa la cosiddetta ‘vicenda’ Aldrovandi”.

Gli agenti condannati sono ancora in servizio.

“E’ una delle cose che riguarda regolamenti e norme della polizia, secondo noi sbagliati. Vorrei evidenziare una cosa, la più importante per me. Il 25 è la data dei sei anni senza mio figlio. Noi saremo a Ferrara con le famiglie Cucchi, Uva, Ferulli e con Lorenzo Guadagnucci – dieci anni fa pestato alla Diaz, Genova G8. -Parleremo della mancanza del reato di tortura in Italia. Federico ha avuto 54 lesioni e ognuna di queste è un reato. Partiamo da Federico, ma saremo molti di più”.

L’appuntamento è a Ferrara, sala Estense, ore 20 di domenica 25 settembre.

 

 

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