“Pestaggi, violenze e soprusi nella caserma dei Nocs” denuncia-shock di un agente

Roma, la Procura indaga sul “nonnismo” tra le teste di cuoio. “Mi hanno picchiato per uno sguardo in mensa: la convalescenza è durata 108 giorni”

Roma, la Procura indaga sul “nonnismo” tra le teste di cuoio. “Mi hanno picchiato per uno sguardo in mensa: la convalescenza è durata 108 giorni”

ROMA – Tra di loro lo chiamano l´”Anestesia”. Consiste nel picchiare talmente tanto la vittima da renderle insensibile «la parte prescelta» e poi morderla, fino a strappare la carne. Un rito a metà tra l´iniziazione e la tortura che ha un significato ben preciso: benvenuto nella caserma dei Nocs, il Nucleo operativo centrale di sicurezza, quello che si occupa delle operazioni più delicate e importanti, dai sequestri alle catture dei latitanti.
A raccontare di quel “morso”, e di tutte le altre «incredibili forme di violenza fisica e psicologica che, ogni notte, da anni, precipitano nel terrore la caserma polifunzionale di Spinaceto», sede dei Nocs, è una voce dall´interno. Un agente dal curriculum impeccabile che, vittima dell´ennesimo episodio, ha deciso di reagire e si è rivolto alla procura di Roma, fornendo registrazioni video e audio, e fotografie. «L´incubo comincia la sera. Quando “gli esterni” e i civili tornano a casa e dentro restano le quaranta teste di cuoio, come intrappolate, ostaggio di una decina di ufficiali fuori controllo che nel tempo hanno imposto con botte e sevizie e minacce di morte un regime parallelo». Alternativo a quello ufficiale. Ma tollerato.
Il racconto dell´agente (che qui riportiamo in forma anonima per sua stessa richiesta) parte proprio da una di quelle foto. Si vede un ragazzo di schiena, senza pantaloni, tenuto fermo da una decina di mani, e un uomo nell´atto di mordergli il gluteo destro: «Eccola, l´anestesia. Il ragazzo nudo è una testa di cuoio arruolata da poco, mentre quello che morde è il leader: si vanta di essere capace di serrare il morso fino a far toccare gli incisivi», spiega il poliziotto. «È un sorta di rito di iniziazione: se dimostri di essere degno del morso, allora entri a far parte del gruppo, altrimenti sono solo botte, umiliazioni ed emarginazione». Non che una volta morsi la vita migliori. Le violenze, fisiche e psicologiche, sono comunque quotidiane, ma almeno non si viene esclusi dal sistema di potere parallelo, dai servizi, dai turni, insomma dalla vita del Nocs.
«Io sono stato “morso” dopo un paio d´anni. Ma, come gli altri, anche dopo ho subito di tutto». All´interno della caserma – dice ancora l´uomo – basta nulla per scatenare scene di violenza inaudita. «L´ultima volta è successo perché in mensa ho fatto un saluto a quello che si ritiene il leader. Lui si è avvicinato e spalleggiato dagli altri, ha cominciato a picchiarmi». Un pestaggio in piena regola – i Rambo dei Nocs sono istruttori di arti marziali – che ha costretto la vittima a una convalescenza di 108 giorni. «A quella scena hanno assistito tutti, nella sala. Ma nessuno si è detto disposto a testimoniare, perché lì regna il terrore». Non è una coincidenza che negli ultimi anni ci siano stati numerosi episodi di agenti affetti da depressione e “fuggiti” in pensione a soli 40 anni, oltre al caso, più clamoroso, del suicidio di Paolo De Carli. L´agente si sparò un colpo al cuore due anni fa, proprio lì, in caserma.
«La magistratura sta lavorando – dice Gianni Ciotti, segretario provinciale del sindacato di polizia Silp Cgil – Ci auguriamo che quanto raccontato dal collega coinvolga solo alcune mele marce, non possiamo pensare né tollerare che in un reparto d´eccellenza come il Nocs accadano cose del genere». Stando ad altri racconti, infatti, l´Anestesia non era l´unica forma di violenza che il gruppo usava per “punire” gli agenti non allineati. Anzi ce ne erano molte altre, magari meno codificate, ma quasi sempre a sfondo sessuale, spesso delle vere e proprie molestie, subite in silenzio dalle vittime.
La denuncia del poliziotto – nell´atto formale si parla esplicitamente di «aggressioni e torture» – è stata acquisita qualche mese fa dalla procura di Roma che, dopo una prima fase di studio, ha deciso di approfondire e ha dato delega alla Digos di fare i primi accertamenti. Alla richiesta di chiarimenti sullo stato dell´indagine, gli investigatori si trincerano dietro a un no comment, ma già nei prossimi giorni il pm Elisabetta Ceniccola, titolare del fascicolo, ascolterà gli agenti sotto accusa. Se si troverà riscontro di quanto dichiarato dall´agente, il magistrato dovrà anche capire per quale motivo il Comando del Nocs non è mai intervenuto pur essendo stato a conoscenza di tutto già a partire dal 2007: «Io queste cose le ho scritte con appositi atti d´ufficio, protocollati e relazionati. Ma non ho mai avuto risposta».

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