Viola attendati in piazza

SAN GIOVANNI Gli «indignati» italiani a Roma. E oggi si continua
Lotta alla casta e rinascita dal basso. Ci sono anche i No Tav e i cassintegrati

SAN GIOVANNI Gli «indignati» italiani a Roma. E oggi si continua
Lotta alla casta e rinascita dal basso. Ci sono anche i No Tav e i cassintegrati

 Due giorni di «attendamento» in piazza San Giovanni per dire «basta alla Casta» e no ai tagli previsti nella manovra. Gli «indignados» italiani hanno esordito ieri con un corteo/camminata per le vie di Roma, diverse centinaia di persone con cartelli e fischietti, slogan contro i politici (tutti) e le banche, nessuna bandiera di partito nè dei sindacati. Molte associazioni dei disabili – particolarmente colpiti dai tagli del governo – e una folta rappresentanza di lavoratori (perlopiù cassintegrati e licenziati) in rappresentanza delle vertenze più note, convogliati dal sito «L’Isola dei cassintegrati». E poi ño-Tav, movimenti per la casa e contro gli sfratti, ma anche qualcuno degli indignados originali, venuto apposta dalla Spagna.

Mario, l’ospite madrileno, ha 26 anni, studia matematica e fa l’amministratore di una piccola azienda di trasporti: ricorda che alla prima manifestazione alla Puerta del Sol erano in «50 mila nella solo Madrid, e tanti in altre 50 città spagnole». «Ci eravamo dati appuntamento solo con Internet – aggiunge – Oggi continuiamo a mobilitarci, ci concentriamo sulla riforma della legge elettorale, sullo stop alla corruzione, diciamo no ai pesanti tagli che sia il governo socialista, come il prossimo, probabilmente popolare, hanno scelto come unica via per il risanamento. Va ricordato che la disoccupazione da noi è al 20%, e al 42% per gli under 24». «Troviamo anche sbagliato – conclude Mario – che il pareggio di bilancio e il tetto al debito siano inseriti nella Costituzione, se devono essere “prioritari”, come dice la nostra Carta, “rispetto a qualunque spesa”. Così sarà un disastro, tagli e soltanto tagli per i più deboli».
Un tema che riguarda da vicino anche l’Italia. In apertura dell’assemblea generale che ha dato il via alla due giorni, Adele Piazza – una delle coordinatrici del movimento viola – ha spiegato che «è stato estremamente difficile organizzare tutto senza avere dietro partiti o grosse organizzazioni. Ma noi così volevamo venire in piazza, e abbiamo cercato di far fronte ai costi». Ha aiutato molto una sottoscrizione attraverso Internet, anche se – forse ironicamente – una delle manifestanti gridava durante il corteo che «anche le tende hanno dovuto comprarcele mamma e papà». A sottolineare di un’Italia che non si evolve, eternamente «bambocciona» (per necessità), e impelagata nella vischiosità di quella corruzione e del clientelismo che proprio questo popolo vorrebbe vedere spazzato via. Lo slogan è infatti «Piazza pulita», e idealmente c’era qualche link con i grillini che manifestavano a pochi chilometri, davanti alla Camera per il «Cozza day».
Insomma, basta «cozze», staccatevi dalle poltrone. Sia dal «Cozza» che dai Viola passano i No Tav, reduci dalla contestazione di due sere fa all’ad di Ferrovie Moretti e dalla polemica lanciata dal ministro dell’Interno Maroni sul rischio violenze (aveva detto che «i manifestanti possono uccidere»). «Parole azzardate e provocatorie – replica Alberto Perino, portavoce No Tav – Questi politici se ne devono andare, tutti: la politica va rifondata a partire dalla società e dai movimenti. Per questo siamo passati sia dal corteo dei grillini che dai Viola. Anzi, crediamo che ci dovrebbe essere più unione, fare le cose insieme».
Dopo l’assemblea generale, le varie sotto-assemblee riunite su singoli temi (lavoro, disabili, informazione, rete, etc.), poi una lettura delle sintesi prodotte di nuovo in assemblea generale. Anche oggi, si seguirà lo stesso schema. Tra i lavoratori che hanno portato la propria testimonianza al tavolo dell’«Isola dei cassintegrati», gli operatori (alcuni licenziati, altri in cassa) dei call center Teleperformance, i tre operai licenziati della Fiat di Melfi, diversi dipendenti di Eutelia/Agile, gli operai (ancora in bilico e senza sbocco certo) della Vinyls, le lavoratrici della Omsa di Faenza.

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