Il futuro nelle periferie del mondo

LO SCAMBIO CON FRANCO FORTINI
«L’operaio cinese, il negro minatore del Sudafrica e l’insorto contadino venezuelano non sono il nostro passato, sono invece il nostro presente».

LO SCAMBIO CON FRANCO FORTINI
«L’operaio cinese, il negro minatore del Sudafrica e l’insorto contadino venezuelano non sono il nostro passato, sono invece il nostro presente».
Le parole di Fortini – del 1974, ma di sempre – colgono una connessione teorica, una scelta politica feconda che accomuna Masi e Fortini. «Il reale – dice Edoarda Masi di Fortini ne Il rischio di un’antica scommessa, 1996) – è concepito come contemporaneo nei vari luoghi e nei presunti livelli (contro il privilegio del più alto “sviluppo economico”): il punto estremo della deprivazione è pure quello della più alta rivendicazione di umanità. Anche la storia si guarda in termini sincronici». Per entrambi, da discipline e luoghi diversi, la Cina è la figura di questo sguardo radicale e antigiustificatorio. Masi valorizza infatti, in una postfazione del 2007 al fortiniano Asia Minore del 1956 (ripubblicato dalla Manifestolibri nel 2007), «un fatto straordinario comune a quanti, stranieri, vissero allora in Cina o la visitarono con intensità di interesse: l’obbligo a confrontarsi, a guardarsi dentro, a chiedersi chi si sia, quale la nostra e l’altrui civiltà».
La Cina costituisce un buon oggetto per ripercorrere la storia della collaborazione tra i due intellettuali del marxismo critico del secondo Novecento. L’Ospite Ingrato, annuario del Centro Studi Franco Fortini di Siena che la Masi ha contribuito a far nascere, ha pubblicato brani del carteggio con Fortini che ricostruiscono gli inizi del loro scambio. La giovane sinologa si rivolgeva nel 1960 al prestigioso intellettuale e collaboratore dell’Einaudi per proporre la pubblicazione del proprio diario cinese. Fortini ne coglie subito la forza critica, la condivide, la patrocina: «Un libro come il suo avrebbe la forza di una bomba». Ma la prudenza dell’ortodossia della casa editrice – che ultimamente ha deciso di cancellare dalle sue edizioni le opere della Masi – ne impedirono l’uscita.

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