Se c'è un quadro che – nell'immaginario – sintetizza il riscatto degli operai, dei contadini, la lotta per i diritti di chi lavora, l'ideale socialista di primo '900, ebbene quel dipinto è il “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo (1868-1907). Citato (ad esempio nel film “Novecento”) in ogni occasione per la potenza di quell'incedere della massa di persone, è al Museo del '900 a Milano ma il sindaco Giuliano Pisapia e l'assessore alla cultura Stefano Boeri vogliono spostarlo. E collocarlo a Palazzo Marino, sede del Comune e luogo della città  e dei cittadini. E spostare un'opera così non è come spostare un dipinto qualunque. ">

Pisapia: il “Quarto Stato” deve tornare in Comune

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pellizza da volpedo quarto stato box Se c’è un quadro che – nell’immaginario – sintetizza il riscatto degli operai, dei contadini, la lotta per i diritti di chi lavora, l’ideale socialista di primo ‘900, ebbene quel dipinto è il “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo (1868-1907). Citato (ad esempio nel film “Novecento”) in ogni occasione per la potenza di quell’incedere della massa di persone, è al Museo del ‘900 a Milano ma il sindaco Giuliano Pisapia e l’assessore alla cultura Stefano Boeri vogliono spostarlo. E collocarlo a Palazzo Marino, sede del Comune e luogo della città  e dei cittadini. E spostare un’opera così non è come spostare un dipinto qualunque.

pellizza da volpedo quarto stato box Se c’è un quadro che – nell’immaginario – sintetizza il riscatto degli operai, dei contadini, la lotta per i diritti di chi lavora, l’ideale socialista di primo ‘900, ebbene quel dipinto è il “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo (1868-1907). Citato (ad esempio nel film “Novecento”) in ogni occasione per la potenza di quell’incedere della massa di persone, è al Museo del ‘900 a Milano ma il sindaco Giuliano Pisapia e l’assessore alla cultura Stefano Boeri vogliono spostarlo. E collocarlo a Palazzo Marino, sede del Comune e luogo della città  e dei cittadini. E spostare un’opera così non è come spostare un dipinto qualunque.

Il “Quarto Stato” del pittore simbolista secondo Pisapia e Boeri ora non è nel posto giusto. L’attuale collocazione, lungo la rampa di accesso al museo dietro una vetrata, non rende giustizia al quadro che così sembra «un piccolo innocuo ornamento», scrive Pisapia sulla sua pagina di facebook. E lasciandola lì, sostiene, si fa un torto ai cittadini ancor prima che all’artista. «È un segnale molto importante (il trasloco, ndr) perché un’opera d’arte così significativa per la storia del nostro Paese deve essere esposta nella casa di tutti i milanesi. Ci impegniamo comunque – scrive Pisapia – a fare in modo che ‘Il Quarto Stato’ possa essere collocato in una sala del Comune aperta ai cittadini e a chi visita la nostra città». Il proprietario d’altronde è l’amministrazione meneghina e quindi può decidere. Può decidere naturalmente entro i limiti che garantiscano la tutela del quadro su cui ha il dovere di sorvegliare comunque la soprintendenza per beni artistici anche se quel cammino verso un futuro migliore raffigurato da Pellizza non è dello Stato.

Il quadro concluso nel 1901 con una tecnica vicina a quella dei divisionisti, simbolo del movimento dei lavoratori, fu acquistato dal Comune di Milano nel 1920 tramite una sottoscrizione pubblica e esposto al Castello Sforzesco fino a quando il regime fascista lo ‘confinò’ nei depositi del Castello. Lì rimase fino alla caduta della dittatura. Dopo la Liberazione il sindaco Antonio Greppi lo volle nella sede del Comune, restò a Palazzo Marino per decenni finché fu destinato alla Galleria d’arte moderna e quindi all’ancor nuovo museo del Novecento inaugurato da Letizia Moratti. Ma per Pisapia & Boeri è tempo che torni dove rappresenta la città e il suo spirito civile

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