A vedere cancellate le festività laiche, come il 25 aprile, per effetto della nuova manovra anti-crisi del governo, l’Anpi, Associazione nazionale partigiani d’Italia, proprio non ci sta. La protesta ha toni duri e cresce sempre di più con il popolo del web che si schiera a fianco dei Partigiani le raccolte di firme on line che si moltiplicano.
A vedere cancellate le festività laiche, come il 25 aprile, per effetto della nuova manovra anti-crisi del governo, l’Anpi, Associazione nazionale partigiani d’Italia, proprio non ci sta. La protesta ha toni duri e cresce sempre di più con il popolo del web che si schiera a fianco dei Partigiani le raccolte di firme on line che si moltiplicano. «Ancora una volta – dice l’Anpi – saremmo di fronte a una misura di scarsissima efficacia e poco corrispondente all’equità e alla ragionevolezza. Il provvedimento, guarda caso, riguarderebbe le uniche festività laiche già sopravvissute (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno) dotate di grande significato storico e di notevole valenza politica e sociale». L’Anpi chiede con forza «un ripensamento che escluda misure di questo tipo». Per l’Anpi di Lucca «è falsa l’argomentazione di Tremonti, secondo cui ciò ‘accade a livello europeo’». «È possibile – chiede in tono provocatorio l’Anpi – pensare di togliere il 14 luglio ai francesi?».
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“L’ANPI- si sottolinea – portatrice e sostenitrice dei valori che quelle festività rappresentano, non può che manifestare la propria, vivissima preoccupazione e chiedere con forza un ripensamento che escluda misure di questo genere, prevedendone altre che siano fornite di sicura e pacifica efficacia, non contrastino con valori storico-politici da tempo consolidati e soprattutto corrispondano a criteri di equità politica e sociale”.
«La manovra predisposta dal governo non solo è iniqua ma puzza di vecchia ideologia, di mai sopita voglia di regolare i conti con la Costituzione, con lo statuto dei lavoratori, persino con la memori storica a cominciare da quella relativa alle feste laiche e civili: il venticinque aprile, il primo maggio, il due giugno, declassificate a feste minori, quasi a significare l’avvio di una triste terza repubblica fondata sull’aumento delle disuguaglianze e sulla riduzione delle opportunità democratiche». Lo dicono in una nota Beppe Giulietti, portavoce Articolo 21, e Vincenzo Vita, senatore del Pd.
«Per tutte queste ragioni non solo aderiamo all’appello già lanciato dall’Anpi contro una decisione che aggiunge alla iniquità sociale anche l’oltraggio alla memoria e alla storia repubblicana. Da oggi – aggiungono – le firme saranno raccolte anche sul sito della associazione articolo 21 e sarà lanciata la campagna per arrivare, quanto prima, ad una grande manifestazione unitaria capace di contrastare il tentativo di colpire la Costituzione e di assestare un nuovo colpo letale al sistema dei diritti e delle garanzie, a partire da quelle per cittadini più deboli». I due esponenti del centrosinistra concludono: «Chi vuole davvero affrontare la crisi con responsabilità, dovrebbe almeno evitare di comportarsi come ‘un nano della politica e delle istituzioni’, per usare un termine spregiativo tanto caro ai giganti che ci governano…».
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