«L’armadio della vergogna non è finito, nessuno vuol più parlare degli eccidi nazifascisti»

Franco Giustolisi / «UNA CAPPA DI SILENZIO SULLA NOSTRA MEMORIA»
«I criminali di guerra condannati all’ergastolo circolano liberi. E la sinistra e l’Anpi non fanno niente per impedire questa offesa»

Franco Giustolisi / «UNA CAPPA DI SILENZIO SULLA NOSTRA MEMORIA»
«I criminali di guerra condannati all’ergastolo circolano liberi. E la sinistra e l’Anpi non fanno niente per impedire questa offesa»

 «Siamo stati truffati. Giustizia, storia, memoria, libera informazione e democrazia ormai sono solo parole vuote e il risultato è che su una vicenda tragica per il nostro paese come le stragi nazifasciste sta calando una cappa di silenzio» L’ultima battaglia di Franco Giustolisi è una battaglia per la memoria. Quella storica sul nostro passato. Giornalista, con più di 60 anni di professione alle spalle (da Paese sera all’Espresso), Giustolisi ha legato il suo nome anche alla scoperta del cosiddetto «armadio della vergogna», dove fino al 1994 vennero tenuti nascosti i fascicoli relativi alle stragi compiute dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. «Una vicenda che oggi potremmo chiamare la vergogna dell’armadio», dice riferendosi all’impunità che ancora circonderebbe molti dei responsabili di quegli eccidi.

Perché parla di truffa?
Le do un dato del 2010: 21 ergastolani nazisti con sentenze passate in giudicato che restano a piede libero, e non si fa niente perché questo stato di cose cessi. I magistrati militari si sono rivolti all’Interpol e hanno emesso un mandato di cattura internazionale, ma se non interviene il potere politico la Germania non fa niente. Ebbene in tre occasioni, all’apertura dell’anno giudiziario militare, del 2009, 2010, 2011, i procuratori generali militari si sono rivolti al ministro della Difesa La Russa, a quello della Giustizia, che all’epoca era ancora Alfano, e al ministro degli Esteri Frattini perché chiedessero alla Germania di prendere misure cautelari nei confronti dei nazisti condannati, magari facendo scontare loro la pena a casa loro. Invece niente. Nonostante le condanne e gli appelli pubblici, questi personaggi girano tranquillamente a piede libero. E poi ci sono tanti altri processi alla porte, processi difficilissimi, perché cercare i responsabili a 50-60 anni di distanza è complicatissimo.
Lei accusa il mondo politico di tacere di fronte a questa giustizia a metà. Ma la politica perché lo farebbe?
Non lo so. Un’ipotesi, ma badi è solo un’ipotesi, è che in passato anche il Pci potrebbe avere avuto qualche responsabilità nell’occultare i documenti sulle stragi. Anche se la commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi nazifasciste, nata nel 2003, non ha detto niente. Il centrodestra addirittura definì l’armadio della vergogna un’invenzione, che i magistrati militari non avevano fatto i processi perché avevano altro da fare. Giovanni Russo Spena sostiene invece che il silenzio sia dovuto al tentativo di portare avanti un processo di pacificazione nazionale. Ma non credo che questa spiegazione basti. Pensi che nell’armadio della vergogna c’era un registro con 2.224 voci di reato. E con tante altre stragi ancora da indagare. Bisogna anche fare il calcolo preciso delle vittime, un atto doloroso ma necessario. Neanche l’Anpi lo ha fatto nonostante una mia lettera aperta al presidente Carlo Smuraglia. Eppure l’Anpi ha il dovere di tutelare queste persone, quelle che durante la guerra hanno permesso ai partigiani di sopravvivere. Su tutto prevale una strana cappa di silenzio a cui non sfugge neanche il Pd. Prima che venisse eletto segretario, avevo parlato anche con Bersani ed eravamo rimasti d’accordo che ci saremmo sentiti ma poi niente, non c’è stato verso.
Lei chiede che vadano in carcere. Visto che sono persone di 90 anni, non crede di essere considerato un giustizialista?
Ma si rende conto? Questi si sono fatti già settant’anni in libertà. Le condanne non bastano, altrimenti la giustizia non conta niente se non c’è l’esecutività della pena. A Stezzema hanno sventrato una donna incinta. A Fivizzano hanno impalato un’altra donna, a Monchio hanno lanciato in aria un bambino di tre anni e lo hanno usato come tirassegno, ma lo capisce chi sono? Come si fa ad accusarmi di giustizialismo? E poi la giustizia deve fare il suo corso, altrimenti è inutile. Invece c’è questa cappa misteriosa che vuole coprire tutto: storia, giustizia, libera informazione tutto è finito nella spazzatura. Adesso Rifondazione comunista ha preso l’impegno di rompere questo silenzio, e sembra voglia rivolgersi al presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Vedremo cosa succederà. Perché anche l’Italia ha le sue responsabilità.
Di che tipo?
L’Italia deve chiedere perdono perché per anni i documenti delle stragi sono stati occultati, ma anche perché deve assumersi il compito di stabilire definitivamente il numero delle vittime dei nazifascisti. Ma soprattutto deve dire chi e perché decise di chiudere tutto nell’armadio della vergogna.

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