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Sabot/ L’ESPERIENZA DI UN COLLETTIVO DI SCRITTURA
Un gruppo di autori consapevole che non ci sono grandi misteri da svelare, ma solo una realtà  da raccontare

Sabot/ L’ESPERIENZA DI UN COLLETTIVO DI SCRITTURA
Un gruppo di autori consapevole che non ci sono grandi misteri da svelare, ma solo una realtà  da raccontare

 Non è ancora dato da sapere come il gruppo di scrittori raccolti nel collettivo Sabot abbia valutato la discussione che ha coinvolto gli autori raccolti nella sigla Tq. Ciò che è sicuro è che Sabot ha seguito una strada ben diversa da quella battuta da Tq. Sono infatti scrittori che credono che la scrittura possa essere un’arma potente per rappresentare la realtà e scelgono uno stile narrativo spesso classificato come di «genere», ma che negli ultimi lustri ha avuto la grande capacità di descrivere il lato noir del capitalismo italiano. Ne ha sottolineato le caratteristiche contraddittorie, tipiche di una dimensione provinciale e tuttavia fortemente inserita nei flussi globali di capitale, sia quando si tratta di ecomafie, di decentramento produttivo, sia quelle generati dalla convergenza tra le economie cosiddette legali e illegali.

La strada scelta di Sabot si è inoltrata in territori sconosciuti, ha incontrato molti compagni di viaggio, ha prodotti libri e romanzi avvincenti con piccole e indipendenti case editrici (e/o), consapevoli tuttavia che il noir dovesse fare i conti con una realtà sfuggente e tuttavia molto più articolata dalle pur convincenti rappresentazioni che ne ha dato all’inizio del suo percorso di scrittura. Sabot è consapevole che la grande trasformazione è ormai alle nostre spalle. Quello che serve è una ricognizione nelle densità emotive e sociali che ha prodotto. Non è un caso che alcune delle prove di scrittura hanno avuto come sfondo la crisi economica, con il suo doloroso fallout di strozzinaggio, prostituzione, tratta degli moderni schiavi (migranti e alcune figure di precariato sociale) e il grande business del saccheggio del territorio. Lo fanno con maestria, unendo stili personali e un lavoro comune di elaborazione e discussione.
I loro nomi li scoprirete seguendo questa iniziativa estiva, che si apre con quattro racconti chiamati «Poker delle solitudini» a cui ne seguiranno altri quattro scritti da alcuni compagni di strada, incontrati nel loro cammino. Chiuderanno due incipit di romanzi che usciranno nel mese di settembre dall’«officina» della casa editrice romana e/o.
È il secondo anno che il manifesto pubblica racconti noir, che gli scrittori hanno generosamente offerto a questo giornale, in un rapporto di condivisione di una concezione del «lavoro culturale», direbbe Luciano Bianciardi, come una prassi teorica tesa alla trasformazione della realtà. Ma questa rassegna di mondo in noir non sarebbe stata possibile se non fosse intervenuto Massimo Carlotto, scrittore che nel corso degli anni ha perseguito con coerenza un progetto di innovazione del genere, senza che perdesse la sua caratteristica, quella che ha fatto del noir un genere di successo: la sua potenza narrativa. Dieci racconti non riusciranno certo a trasformare il mondo, ma aiuteranno a guardare con occhi disincantati – e tuttavia non pacificati – una realtà che pacificata non è. Non un assalto al cielo, dunque, ma la loro lettura dà il ritmo giusto alla rincorsa per provare a fare il salto affinché l’assalto al cielo possa avvenire.

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