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La signora socialista che sfidò i potenti

L’avventurosa vita di Angelica Balabanoff nel libro di La Mattina. Affiancò Mussolini nella direzione dell’Avanti! e anni dopo gli dedicò “Il traditore” 

L’avventurosa vita di Angelica Balabanoff nel libro di La Mattina. Affiancò Mussolini nella direzione dell’Avanti! e anni dopo gli dedicò “Il traditore” 

Alla fine i suoi ex compagni di “lotta” la chiamavano “vecchia ciabatta”, non sopportavano le sue rampogne contro tutti coloro che avevano tradito gli ideali di libertà e uguaglianza, ma Angelica Balabanoff aveva attraversato le rivoluzioni e le guerre del Novecento come una leonessa, aveva conosciuto, apprezzato, talvolta amato e infine sfidato gli uomini più potenti della terra, Mussolini e Lenin primi fra tutti: ora il libro di Amedeo La Mattina, Mai sono stata tranquilla (Einaudi, pagg. 316, euro 20), con un mirabile mosaico di fatti, testimonianze e interpretazioni, rende giustizia al suo coraggio senza tralasciarne le ingenuità e le restituisce un posto di spicco nel pantheon del socialismo mondiale che invece l´ha volutamente dimenticata per la sua scomodità.
Cresciuta nella bambagia soffocante di una ricca famiglia di ebrei russi a Chernigov (ma nacque nel 1870 o nel ´77 come amava dire? Diminuirsi l´età fu forse l´unico vezzo che coltivò), piccola e sgraziata quanto libera di idee e di costumi, colta, poliglotta, intraprendente, a 19 anni lasciò con una rottura senza ritorno la casa paterna per le università europee: il suo incontro con il marxismo e la rivoluzione furono fulminanti. Prima è in Belgio, poi a Lipsia ad ascoltare Rosa Luxemburg, a Berlino, e dopo ancora a Roma (un grande innamoramento per l´Italia il suo, tanto che trascorse qui i suoi ultimi anni) a seguire le lezioni di Antonio Labriola. È qui che si iscrive al Psi e inizia a frequentare l´Avanti! e i compagni socialisti, Bissolati, la Kuliscioff, Turati, Treves, Prampolini…
In Svizzera, dove ad inizio ´900 va a far proselitismo tra gli operai (celebri le sue capacità oratorie, già allora) incontra Mussolini (molti anni dopo gli dedicò Il traditore). Di quell´uomo grossolano dallo sguardo incendiario si infatua totalmente: gli indica le letture necessarie, frena la sua impulsività. È anche una sua amante probabilmente, ma soprattutto lo guida in politica verso la direzione dell´Avanti! (in cui l´affiancherà), una posizione da cui Benito spiccherà il volo per passare dal pacifismo internazionalista all´interventismo, come sappiamo, e, nel tempo, al fascismo. Una trasformazione che naturalmente Angelica non gli perdonerà mai.
In Svizzera aveva conosciuto anche Lenin, che non la entusiasma (troppo chiuso, complottardo, sicuro di sé). Ma, negli anni seguenti, la Rivoluzione d´ottobre la riempie di speranza, fiducia. Si iscrive al Partito Comunista russo. Nel ´18, è al Cremlino, conosce Trockij, Zinovev, John Reed, tutti. In breve tempo si rende conto però che i semi del totalitarismo sono già presenti: anarchici in galera, arresti dei dissidenti, repressioni violente delle proteste, contadini alla fame e privilegi per i funzionari (che lei rifiuterà sempre), e perdipiù una politica internazionale fatta di intrighi e congiure. Se ne va anche da lì: in Francia soffre la fame e il freddo, approda in America, torna in Italia nel ´47 di nuovo con i socialisti e poi con Saragat. Le delusioni non finiscono mai. Morirà nel ´65, sola, a schiena diritta, con la paura di essere uccisa al modo di Trockij. Il suo giudizio sul comunismo sovietico era stato definitivo, come scrisse anche in Lenin visto da vicino parlando del rivoluzionario russo: «Voleva il bene e creò il male, l´uno e l´altro in misura insuperabile».

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