Alla commemorazione della strage della stazione di Bologna, per il secondo anno di fila, il grande assente è il governo

Bologna non dimentica. In questo 31esimo anniversario della strage che costò la vita a 85 persone, la partecipazione cittadina è ancora più numerosa dell'anno scorso. E, come ogni anno, il 2 agosto non è solo il momento della commemorazione. Dal piazzale della stazione, oggi più che mai, si leva l'urlo dei parenti delle vittime, che dalle istituzioni non hanno mai avuto verità  e giustizia. Gli fa eco il Comune di Bologna, con l'attiva partecipazione del neo-sindaco democratico Virginio Merola. ">

La memoria ferita e la politica assente

Alla commemorazione della strage della stazione di Bologna, per il secondo anno di fila, il grande assente è il governo

Bologna non dimentica. In questo 31esimo anniversario della strage che costò la vita a 85 persone, la partecipazione cittadina è ancora più numerosa dell’anno scorso. E, come ogni anno, il 2 agosto non è solo il momento della commemorazione. Dal piazzale della stazione, oggi più che mai, si leva l’urlo dei parenti delle vittime, che dalle istituzioni non hanno mai avuto verità  e giustizia. Gli fa eco il Comune di Bologna, con l’attiva partecipazione del neo-sindaco democratico Virginio Merola.

Alla commemorazione della strage della stazione di Bologna, per il secondo anno di fila, il grande assente è il governo

Bologna non dimentica. In questo 31esimo anniversario della strage che costò la vita a 85 persone, la partecipazione cittadina è ancora più numerosa dell’anno scorso. E, come ogni anno, il 2 agosto non è solo il momento della commemorazione. Dal piazzale della stazione, oggi più che mai, si leva l’urlo dei parenti delle vittime, che dalle istituzioni non hanno mai avuto verità  e giustizia. Gli fa eco il Comune di Bologna, con l’attiva partecipazione del neo-sindaco democratico Virginio Merola.

Ma il grande assente, per il secondo anno di fila, è il governo. Nessun rappresentante dell’esecutivo ha voluto essere a Bologna oggi. Forse per il timore di essere fischiato, come accadde a Sandro Bondi nel 2009. O forse per mancanza di sensibilità nei confronti di una vicenda considerata passata. O forse ancora perché, come ha suggerito Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage, c’è una precisa “volontà di far dimenticare. Vorrebbero dimenticare e che anche noi dimenticassimo. Ma noi – ha detto a conclusione del suo discorso – non dimentichiamo: non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo dimenticare “.

Fare memoria oggi a Bologna non è solo un atto volontario, ma un dovere, una “battaglia civile” che parte da Bologna e si rivolge a tutto il Paese. Perché, ha sottolineato Bolognesi, “all’appello mancano i mandanti” di questa strage come di molte altre stragi italiane. “Non si può – ha lamentato Bolognesi – dire che bisogna aprire gli armadi della vergogna perché è giusto che i familiari conoscano la verità”. A quelle dichiarazioni, non è seguito infatti alcun gesto concreto: “Neanche un foglio di carta è arrivato al Tribunale di Bologna”. Bisogna “porre finalmente fine al segreto di Stato”, sarebbe quello, a giudizio dell’Associazione 2 agosto, il solo vero “indice della volontà del Parlamento tutto di colpire i mandanti e tutti coloro che hanno favorito il terrorismo anche con la loro colpevole inerzia: questo misurerà nei fatti la volontà politica di far cadere ogni complicità istituzionale e affermare compiutamente la democrazia nel nostro Paese”.

Infine, dal luogo della memoria ferita, dove l’orologio danneggiato dalla bomba segna ancora l’ora della strage, nasce anche l’occasione di ricordare una delle pagine più oscure della nostra storia repubblicana di quegli anni. E di sottolineare come quella pagina fatichi ad essere archiviata. I recenti duri attacchi alla magistratura, ha detto Bolognesi dal palco della commemorazione, feriscono quando provengono “anche da chi è stato iscritto alla loggia massonica P2 come il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi”.

C’è infatti un filo che lega la vicenda della P2 alla strage di Bologna. Licio Gelli fu condannato dalla Cassazione per aver preso parte ai depistaggi che negli anni cruciali hanno impedito l’accertamento della verità.

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