Bologna, lite sull’anniversario «Il governo ignora la strage»

Strage alla Stazione di Bologna. Trentuno anni dopo la bomba, restano le schegge della polemica. Rovente, intrisa di dolore e di vuoti che feriscono.

Strage alla Stazione di Bologna. Trentuno anni dopo la bomba, restano le schegge della polemica. Rovente, intrisa di dolore e di vuoti che feriscono.

Anche quest’anno, ed è la seconda volta consecutiva, il governo non sarà sul palco di piazza Medaglie d’Oro: non ci sarà alcun esponente dell’esecutivo Berlusconi, né un ministro e nemmeno un sottosegretario, domani, 31 ° anniversario della strage alla stazione che alle 10.25 del 2 agosto 1980 lasciò sul cemento 85 morti e più di 200 feriti, per la quale furono condannati gli ex neofascisti del Nar Francesca Mambro e Giuseppe Valerio Fioravanti (che si sono sempre dichiarati innocenti) e sulla quale grava la cappa insopportabile di una verità mutilata, senza mandanti.
Sarà ancora una volta il prefetto Angelo Tranfaglia a rappresentare il governo: una presenza, con tutto il rispetto, considerata un torto da mezza città, a cominciare dal sindaco pd Virginio Merola («Una gravissima mancanza di riguardo, una posizione miope» ), per non parlare dei parenti delle vittime ai quali si sono associati anche quelli della strage di via dei Georgofili («È chiaramente una ritorsione— afferma il presidente Paolo Bolognesi — visto che noi parliamo di P2 e mandanti: cose che Berlusconi e questo governo non gradiscono» ).
La ragione dell’assenza, per paradossale che possa sembrare dato che stiamo parlando della più atroce strage del Dopoguerra, è una sola: evitare i fischi della piazza. L’ha detto a chiare lettere il ministro della Difesa, Ignazio La Russa: «Gli altri anni i ministri sono stati fischiati. E allora avete già la risposta al perché non verrà nessuno» . E Maurizio Gasparri, capogruppo pdl al Senato: «La gente di Bologna non gradisce la presenza del governo e il governo ne prende atto» .
 L’ultimo ministro a mettere piede sul palco fu Sandro Bondi nel 2009. E venne fischiato. Stessa sorte capitò ai suoi predecessori di governo, senza distinzione di casacca politica. I parenti delle vittime si sono sempre dissociati, convinti che le contestazioni finissero per mettere in ombra le risposte che da anni attendono, spesso inutilmente, da Roma. Ma di questa assenza, e per il secondo anno consecutivo, proprio non riescono a farsi una ragione: «È difficile non pensare male, non farsi prendere dalla dietrologia…» .

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