Parenti assassini e donne misteriose: corsa all’oro di Dongo

Un pirata della strada travolge una donna anziana e dà  avvio a una storia che ci catapulta alla fine della Seconda guerra mondiale, a quei drammatici momenti noti per quel carico ulteriore di efferatezza, crudeltà  e violenza che recarono e che ebbero, per l’Italia, come scenario in Lombardia i paesini attorno a Como, tra cui Giulino di Mezzegra, dove il Duce fu fucilato nel 1945.
Erano anni concitati, tremendi: una guerra civile in corso, il dolore che si assommava allo strazio. Un susseguirsi di eventi che culminarono in Piazzale Loreto: il momento simbolico che tragicamente spinse l’Italia a voltare pagina e darsi nuove regole e istituzioni democratiche e repubblicane. Molti misteri, però, rimasero. Tra i tanti, l’oro di Dongo, cioè quel tesoro che si diceva avesse accompagnato Mussolini nella sua fuga verso la Svizzera. Un mistero che è rimasto tale, ma che Elena Raffo nel suo romanzo Cammeo (Pietro Macchione editore) ha deciso di svelare: sepolto in una cascina del Comasco e «lascito» della vecchia Amelia Rossetti, fu De Maria.
Di qui si innesca una girandola di colpi di scena in cui soccombe subito uno dei due cugini Orazio e Guido, il primo ucciso dal secondo, in una corsa all’oro, animata dalla più sordida avidità  e condita anche da revanscismi in salsa neofascista, con i Neocam, che si ritengono eredi spirituali di Mussolini e che rivendicano la proprietà  del prezioso carico. Un gioco di specchi che contiene verità  troppo a lungo celate, scrive nella sua introduzione Antonio Morra. E infatti la tensione della trama e lo sviluppo degli eventi contiene anche un’indagine sulla natura umana, sul suo pervasivo desiderio di possesso che è poi la spinta verso il dominio totale del mondo e degli altri. Aberrazioni che sono state le molle di tanta storia e tanta politica, producendo stermini e distruzioni ma che poi, meno male, sono state fermate.
A restare impresse anche alcune figure di donne, che sembrano la replicazione di Evita Perà³n, tanto le somigliano nel tratto sofisticato, nel bianco degli abiti, nelle pettinature elaborate e nella cura spasmodica degli accessori, dai guanti di pelle alle borse di ottima fattura, ai gioielli. Ma soprattutto sono capaci di tessere trame complesse, mantenere i segreti e tenerli in serbo anche a costo della vita.
Chi mette insieme le tessere del mosaico, però, è l’avvocato Emiliano Tardelli, testardo e lucido, che riesce a dominare il bandolo della matassa ma non a fermare le morti. Protagonisti anche i luoghi attorno al lago di Como, Lenno, Menaggio, e poi Lecco che anche se avviluppati nella quiete lacustre, diventano quasi testimoni viventi delle tragedie di allora come di oggi tanto sono resi vivi dalle descrizioni dell’autrice.

 Il libro: Elena Raffo, «Cammeo» , Macchione editore, pp. 269, e 15

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