Da Svastichella ai «neonazisti» L’escalation in Italia dal 2008

Omofobia. Le aggressioni /LA MAPPA DELL’INTOLLERANZA 

Omofobia. Le aggressioni /LA MAPPA DELL’INTOLLERANZA  Il più tristemente celebre è Alessandro Sardelli detto “Svastichella”. Lui è stato condannato anche in appello a quattro anni di reclusione per il violentissimo pestaggio ai danni di una coppia di giovani, avvenuto il 22 agosto 2009 davanti al Gay Village all’Eur. Tentato omicidio, hanno ribadito in gennaio i giudici di secondo grado, che pure hanno concesso le attenuanti generiche all’imputato, riducendogli di tre anni la pena. Ma basta consultare il prezioso archivio di Isole nella Rete (www.ecn.org), per riscoprire decine e decine di aggressioni dettate dall’omofobia. Pagine fitte di brevissimi riassunti di episodi di violenza, avvenuti da un capo all’altro della penisola.
Solo per fare qualche esempio, nella primavera del 2007 a Bolzano un giovane ventenne patteggia davanti al gip una condanna a due anni e mezzo di reclusione per sequestro di persona, violenza privata e lesioni. Il frutto marcio di una aggressione di gruppo (sono in quattro) ai danni di un loro coetaneo che viene ammanettato, tagliuzzato, minacciato perché considerato omosessuale e infine rapato a zero. «Neonazisti», segnalano le cronache. Pochi mesi dopo, quasi in contemporanea, a Finale Ligure tre studenti di appena 14 anni con un pennarello scrivono «gay» e tracciano una svastica sulla schiena di un compagno di classe. Ancora peggio va al ragazzo barese che viene picchiato da cinque coetanei «perché gay»: il branco chiama la vittima per nome prima di prenderlo a calci e pugni, nell’indifferenza dei passanti, tanto da rompergli un braccio.
Fra le città più violente, Roma riserva spesso e volentieri episodi davvero inquietanti. Si va dall’incendio notturno nel febbraio 2008 al “Coming Out”, uno degli storici punti di ritrovo della comunità gay locale, fino alle fiamme che nell’agosto del 2009 avvolgono l’entrata della discoteca Qube, sede delle serate Muccassassina, la più importante festa glbt della capitale. «Ignoti hanno infranto i vetri dell’entrata e gettato liquido infiammabile», annotano dalla questura. Non sfugge a questo drammatico elenco la città di Napoli, dove nel 2008 due ragazzi vengono prima offesi e poi picchiati con calci e pugni al volto, tanto che dopo il ricovero in ospedale uno di loro viene curato anche per un probabile distacco della retina. Un anno terribile il 2008: «Da dimenticare – tira le somme Aurelio Mancuso presidente di Arcigay – ci sono stati nove omicidi, di cui cinque di persone trans, decine di aggressioni, atti di bullismo e di vandalismo. E le istituzioni stanno a guardare». Non andrà certo meglio l’anno seguente, dove Roma conquista di forza il primato di capitale dell’intolleranza a causa di reiterate aggressioni, specialmente durante l’estate.
Negli ultimi due anni la mappa dell’intolleranza si arricchisce ulteriormente: da Milano a Lodi, da Torino a Firenze, passando per Grosseto e Udine, le cronache dei quotidiani riportano (abbastanza) puntualmente i casi più eclatanti. Violenze che si ripetono anche nell’ultimo mese, come denuncia il Gay Center romano, e che vengono alla luce grazie alla Gay Help Line, il numero verde attivato per casi simili con garanzie di anonimato per la vittima di turno. 

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