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Gli ex terroristi arruolati tra i No Tav

   Di nomi ne circolano tanti e sono sempre quelli: da Fagiano a Giai a Guido Manina. “C’è continuità  tra la Resistenza, le lotte degli anni ’70 me ’80 e la sfida al supertreno”

   Di nomi ne circolano tanti e sono sempre quelli: da Fagiano a Giai a Guido Manina. “C’è continuità  tra la Resistenza, le lotte degli anni ’70 me ’80 e la sfida al supertreno”

È COME un fiume carsico che scorre sottoterra per chilometri per poi riaffiorare improvvisamente con una cascata o una rapida, il filo che lega il terrorismo (rosso) alla vicende della Val Susa. Una storia inquietante, la storia dei «misteri della Val Susa», che parte dagli anni ‘70 e che ritorna a galla ogni qual volta la valle, per la costruzione di un´autostrada o di una galleria, per la follia di un serial killer o per qualche attentato più o meno eclatante, finisce sulle prime pagine dei giornali.
Succede oggi, dopo che la faccia di un ex di Prima Linea, Stefano Milanesi, è finita in bella mostra nelle foto di coloro che erano in «prima linea» nell´attacco al cantiere della Maddalena. Era già successo in passato, sempre con Milanesi per gli scontri all´autoporto di Susa del gennaio 2010. E prima ancora per quelle minacce a vari esponenti politici «Sì Tav» che rimandavano a tecniche e linguaggi degli Anni di piombo.
Di nomi ne circolano tanti e sono sempre quelli, gente che negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta faceva parte di quel gruppo, Prima Linea appunto, che a Torino soprattutto costruì la sua tragica fama. E qui venne smantellato dai magistrati dell´antiterrorismo. In realtà va detto subito che nessuno, a parte Milanesi che è stato indagato per l´episodio della casetta abusiva costruita dai No Tav a dicembre nell´area del futuro cantiere, compare negli atti della magistratura. Di loro però si trova traccia, e più di una, negli archivi cartacei e elettronici che raccontano la storia del movimento No Tav, in particolare dal 2005 in avanti. Dopo i primi scontri a Venaus insomma.
I nomi? Marco Fagiano che di Prima Linea era stato uno dei leader, è considerato da sempre legato a Milanesi e alla sua compagna Ermelinda Varrese. Fagiano è secondo gli inquirenti uno degli ideologi del movimento, e il suo nome compare sia nei siti No Tav insieme con quello dell´amico, sia in un´intervista data nel 2008 in cui affermava: «C´è una continuità tra la Resistenza, le lotte degli anni ´60 e ´70 e la lotta al Tav… È la caratteristica di questa valle: comunque, resistere e ribellarsi. Se si seguono i percorsi storici, si nota subito. Questo movimento di oggi ha rimesso in piedi gente che ha vissuto quegli anni e poi si era persa nei mille rivoli del riflusso, chi in carcere, chi da altre parti. Qui, oggi, si sono rimesse in gioco tante persone che non facevano politica da anni, sia quelli che nel ´69 erano davanti ai cancelli dei cotonifici che quelli che hanno fatto politica dopo. Il bello di questa esperienza è che ha unito gente giovane, che non ha conosciuto quelle esperienze, tanta gente comune e quelli che ci erano usciti, nel bene e nel male».
Sembra un manifesto del movimento. E non a caso, girando nella Rete o tra i ritagli di giornale si trovano i nomi (di battesimo) di altri ex Prima Linea: Guido Manina, che arrestato nel 1980 fu tra quelli che rivelarono ai magistrati molti retroscena del terrorismo in Val Susa [in realtà si tratta di Giai, ndr] ; Fabrizio Giai, il «comandante Ivan» uno che faceva parte dei «gruppi di fuoco» di Pl e Gianni Maggi.
Poi c´è Silvano Pellissero: lui con Prima Linea e il terrorismo Anni Settanta non c´entra. Era invece insieme a Baleno e a Soledad i due ragazzi anarchici che si suicidarono nel ´98 dopo essere stati arrestati per alcuni attentati e atti di sabotaggio in Val Susa. Anche Pellissero finì in carcere allora. Condannato a 3 anni (ma non per associazione terroristica), adesso gestisce la Credenza di Bussoleno, un locale che prima che un ristorante è il punto di riferimento del No Tav.

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