COLOMBIA Militari condannati per «i falsi positivi»

Piovono in Colombia le condanne, pesantissime, contro militari riconosciuti colpevoli dello scandalo conosciuto come «i falsi positivi». Era la pratica, rivelata a fine 2008, nel pieno della guerra totale alla guerriglia proclamata dal presidente Alvaro Uribe e dal suo ministro della difesa Manuel Santos, l’attuale presidente, per cui i militari prendevano civili innocenti – contadini o marginali -, li ammazzavano a freddo e poi li rivestivano da guerriglieri e li presentavano orgogliosi alla stampa come «guerriglieri abbattuti in combattimento».

Piovono in Colombia le condanne, pesantissime, contro militari riconosciuti colpevoli dello scandalo conosciuto come «i falsi positivi». Era la pratica, rivelata a fine 2008, nel pieno della guerra totale alla guerriglia proclamata dal presidente Alvaro Uribe e dal suo ministro della difesa Manuel Santos, l’attuale presidente, per cui i militari prendevano civili innocenti – contadini o marginali -, li ammazzavano a freddo e poi li rivestivano da guerriglieri e li presentavano orgogliosi alla stampa come «guerriglieri abbattuti in combattimento». In cambio ricevevano elogi e prebende dal duo Uribe-Santos. Secondo le stime i morti ammazzati dei «falsi positivi» potrebbero essere oltre 2500 e i giudici (civili) stanno indagando su 1400 casi. Ai primi del mese, 8 soldati sono stati condannati a 60 anni ciascuno per avere ucciso nel 2006 nel dipartimento di Antioquia 4 contadini poi truccati, da morti, come guerriglieri. Mercoledì è toccato a un colonnello (finora il grado più alto colpito), Luis Fernando Borja (condannato a 24 anni), che ha riconosciuto che la sua unità nel 2007 ha liquidato nel dipartimento di Sucre 57 civili poi rivestiti secondo copione. Venerdì comminati 54 anni a un tenente colonnello, Wilson Javier Castro Muñoz, e da 28 a 55 anni ad altri 7 militari di rango inferiore per azioni analoghe nel dipartimento di Santander. Tuttavia allo scandalo del 2008 è seguita, ora, l’indifferenza. Due righe su El Tiempo e El Espectador, idem radio e tv. Chissà se per «proteggere» l’esercito impegnato nell’infinita guerra alla guerriglia o per evitare imbarazzi al presidente Santos che di quelle pratiche oscene fu orgoglioso propulsore.

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