Le Associazioni del settore denunciano: carceri sovraffollate e degradate. È la conseguenza dell'allarmismo propagandistico che ha ispirato i governi ">

Carceri illegali. Il grido delle associazioni

Le Associazioni del settore denunciano: carceri sovraffollate e degradate. È la conseguenza dell’allarmismo propagandistico che ha ispirato i governi

Le Associazioni del settore denunciano: carceri sovraffollate e degradate. È la conseguenza dell’allarmismo propagandistico che ha ispirato i governi

Le condizioni delle carceri in Italia sono “inaccettabili” e il governo deve intervenire subito adottando “misure urgenti e a costo zero“. Con una lettera aperta, indirizzata alla Camera e al Senato della Repubblica, le associazioni Antigone, Magistratura Democratica e Ristretti Orizzonti hanno lanciato un accorato appello alla politica affinché si decida ad affrontare un’emergenza sociale ed umana.

Le associazioni puntano il dito contro il sovraffollamento, la mancanza di personale necessario ad assicurare il primario diritto alla salute e a realizzare i percorsi di inclusione e reinserimento: in Italia, gli imputati vengono condannati al degrado, non alla detenzione. L’elevato tasso di suicidi tra i carcerati testimonia di una realtà drammatica in cui la ratio stessa dei centri detentivi, la loro auspicata funzione rieducativa, viene meno insieme alla dignità delle persone.

Il principio costituzionale secondo cui “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” viene disatteso quotidianamente, denuncia la lettera inviata al Parlamento. Tanto che nel 2009 la Corte Europea per i Diritti Umani, con la sentenza del noto caso Sulejmanovic vs Italia, ha dichiarato “illegali” le carceri italiane.

In attesa di riforme di sistema, misure tempestive e a costo zero sono possibili, secondo le Associazioni, che hanno presentato delle proposte concrete, come l’ampliamento delle possibilità di accesso alle misure alternative e il rafforzamento dei poteri di vigilanza degli organici di sorveglianza.

In un’intervista a PeaceReporter, il presidente dell’Associazione Antigone, Patrizio Gonnella, traccia un quadro complessivo della situazione del “pianeta carceri” in Italia.

Sul documento che avete presentato al Parlamento, si legge che la legge penitenziaria italiana è una delle migliori sul piano europeo, ma l’applicazione “sul campo” lascia alquanto a desiderare. Come è possibile?

Il gap tra buone leggi e cattive prassi è una questione tipica italiana. Abbiamo a disposizione un impianto normativo nobile, prodotto soprattutto negli anni ’70 e ’80, che viene completamente vilipeso da una prassi di illegalità diffusa. Le leggi non vengono rispettate in misura preoccupante, tanto che al nostro appello di ripristino delle condizioni di legalità si sono uniti anche parti della magistratura e dell’avvocatura.

Qual è il problema principale?

Il sovraffollamento, che negli ultimi anni è peggiorato oltre il limite tollerabile. I dati aggiornati al 31 maggio 2011 indicano che nel “pianeta carcere” vivono 67.174 detenuti, a fronte dei 45.551 che le strutture potrebbero ospitare. Questo significa che ci sono 24mila persone in più rispetto ai posti letto regolamentari. Questa situazione crea una condizione in cui molte norme non vengono rispettate. Per esempio, per citarne una, in moltissime carceri non c’è disponibilità di doccia quotidiana, il che, in un contesto di affollamento, favorisce il diffondersi di malattie.

I suicidi che avvengono nelle carceri sono davvero così frequenti?

Solo nel 2011, abbiamo già superato il numero di 30 suicidi. Il tasso è superiore sia a quello dei cittadini liberi (secondo le stime, da sette a venti volte più alto), sia a quello medio registrato nelle carceri europee. È chiaro che ogni suicidio è una storia a sé. Si tratta di storie di disperazione individuale che lo Stato non ha la capacità di intercettare.

Nel 2010 si è registrata una presenza di tossicodipendenti nelle carceri pari al 24,42%. La situazione migliorerebbe con un’altra legge sulle droghe?

La legislazione sulle droghe, voluta nel 2005 da Giovanardi e Fini, è puramente ideologica e non risolve alcun problema pratico. Si dice genericamente “La droga fa male, chi la usa va in galera”. E così si rovina la vita delle persone, oltre a non aiutare a ridurre il numero dei consumatori di sostanze stupefacenti. Il risultato è che abbiamo una percentuale doppia di incarceramento per motivi legati a violazione delle leggi sugli stupefacenti rispetto alla media europea. Se solo tornassimo nei confini della media europea per quanto riguarda l’incarceramento di spacciatori e consumatori, noi avremmo già parzialmente risolto la questione del sovraffollamento.

Nella vostra lettera rilevate che chi ha scontato tutta la pena in carcere ricade più spesso nel reato rispetto a chi ha scontato la pena in regimi alternativi. È il fallimento della politica carceraria italiana?

Purtroppo la politica criminale viene orientata agli umori popolari, cercando il consenso pubblico, e non mettendo insieme criminologi, sociologi, giuristi ed esperti del settore che dicano, per esempio, che conviene mandare una persona al lavoro all’esterno, dando prospettive di recupero fuori dal contesto carcerario, piuttosto che richiuderla in una cella. Purtroppo, al momento di legiferare, si guarda al risultato elettorale del giorno dopo, e non alle statistiche criminali.

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