Gaffe sulla Resistenza, critiche al Viminale

Polemica alla cerimonia per i cento anni. Insorge l’Anpi: “Non si può ridurre la liberazione dal nazifascismo a una lotta fratricida”.  Il documentario la chiama “guerra civile”. Gli storici: un errore   

Polemica alla cerimonia per i cento anni. Insorge l’Anpi: “Non si può ridurre la liberazione dal nazifascismo a una lotta fratricida”.  Il documentario la chiama “guerra civile”. Gli storici: un errore    ROMA – La Resistenza, nel filmato storico del centenario del Viminale, è ridotta a «guerra civile». Ed è polemica bipartisan: protestano i partigiani mentre nel mondo politico si registrano sia le proteste del Pd e dell´Idv (che invita il ministro dell´Interno Maroni «a scusarsi con gli italiani»), che, nel centrodestra, quelle del Pdl. Critiche sono arrivate anche dagli storici di destra.

La polemica nasce ieri mattina durante la celebrazione dei cento anni del Palazzo sede del ministero dell´Interno svoltasi a Roma alla presenza del presidente della Repubblica. Durante la proiezione del documentario istituzionale, ad un certo punto si ascolta che dopo l´entrata in guerra «al fianco dei nazisti, ci fu la guerra civile». È un errore voluto per presentare la Resistenza in chiave revisionistica o si tratta di una involontaria gaffe degli autori del filmato? Il Viminale, interpellato, non risponde. Ma la cosa non passa inosservata. «Sorprende – dice Carlo Smuraglia, presidente dell´Anpi – che dopo tanti anni, da una sede autorevole e istituzionale come il Viminale e davanti al presidente della Repubblica, emerga ancora il tentativo di ridurre una pagina meravigliosa della storia del Paese a una lotta fratricida».
«È un atto di barbarie storica che riporta indietro l´orologio della nostra cultura comune», commenta Emanuele Fiano, responsabile Pd del forum sicurezza». «Una sciocchezza imperdonabile, davvero un bel modo di festeggiare il centenario del Palazzo del Viminale – chiosa Felice Belisario, capogruppo IdV al Senato. Che aggiunge: «È una ricostruzione storica disonorevole per il prestigio delle istituzioni, Maroni si scusi con gli italiani». Sempre dall´opposizione, si registra la delusione di Italo Bocchino, di Fli, secondo il quale «dal Viminale ci si sarebbe aspettati una spiegazione migliore di quel periodo, che fu guerra di Liberazione, e anche “guerra civile”».
Ma è dal centrodestra, da Osvaldo Napoli, vicecapogruppo dei deputati del Pdl, che arriva la critica più severa. «Chi ha commesso quell´errore – ha dichiarato Napoli – dimentica le migliaia di persone impiccate e fucilate sulle montagne italiane dai nazifascisti. Invito gli autori del documentario a recarsi sui luoghi di quegli eccidi così, forse, capirebbe la Storia in maniera diversa». Severo il giudizio anche degli storici. Per Giovanni De Luna, autore di «Una repubblica divisa», «il saggio del professor Claudio Pavone ha accertato che in quel biennio ci furono tre guerre: di Liberazione, di “classe” e “civile”. Fu un fenomeno europeo. Ma nei valori fondamentali della nostra religione civile c´è la Resistenza, e una istituzione della Repubblica come il Viminale è di questi valori condivisi con la nostra cultura che si deve fare carico». Per lo storico-politologo Marco Revelli «la gaffe la dice lunga sull´inconscio istituzionale di Maroni che ha la responsabilità politica degli atti del proprio ministero. Ridurre a guerra civile la Liberazione era la retorica nostalgica degli eredi di Salò che così volevano denigrare la Resistenza». «Non ce n´era proprio bisogno – conclude lo storico di destra Alessandro Campi – si sarebbe potuto evitare il tutto riconoscendo la verità semplice che in quegli anni c´è stata la Resistenza e nel suo contesto s´è consumata anche una dolorosa divisione tutta interna all´Italia che si chiama, alla lettera, guerra civile».

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