Il bambino peruviano, lo sguardo dell’asino e l’Indiana Jones venuto dal Connecticut

Non è molto chiaro se fosse un palazzo per l’ozio, un santuario, una cittadella militare, un osservatorio astronomico o, nel corso del tempo, tutt’e quattro le cose, ma questo è parte del fascino delle pietre antiche: il non riuscire a mettersi d’accordo con coloro che le interpretano, fabbricare mistero, regalare dubbi. Non è molto chiaro neppure come si debba scrivere, leggere o pronunciare il nome di quella meravigliosa cittadella di pietra in mezzo alle Ande, a ottanta chilometri da Cusco, che molti conoscono come Machu Picchu.

Non è molto chiaro se fosse un palazzo per l’ozio, un santuario, una cittadella militare, un osservatorio astronomico o, nel corso del tempo, tutt’e quattro le cose, ma questo è parte del fascino delle pietre antiche: il non riuscire a mettersi d’accordo con coloro che le interpretano, fabbricare mistero, regalare dubbi. Non è molto chiaro neppure come si debba scrivere, leggere o pronunciare il nome di quella meravigliosa cittadella di pietra in mezzo alle Ande, a ottanta chilometri da Cusco, che molti conoscono come Machu Picchu.

Si erge perduta in una selva, in mezzo a una catena montagnosa e si trova sicuramente in un luogo che propizia l´isolamento. Eppure, le rovine di ciò che verso la metà del secolo XV fu solo splendore, oggi richiamano su Internet quasi ventuno milioni di risultati.
Ebbene, se tutto ciò è mistero e dubbio, quel che non sembra esserlo per gli organizzatori delle commemorazioni è che si stanno celebrando i cento anni della riscoperta di Machu Picchu da parte dello storico statunitense e allora trentaseienne Harry Bingham. Ma…
Non ci sono dubbi sul fatto che il 24 luglio 1911 Bingham arrivasse alle rovine di Machu Picchu accompagnato da una guardia civile e da un contadino e che questa «scoperta» abbia aperto la strada, in anni successivi, a una spedizione finanziata dall´Università di Yale e dalla National Geographic Society, spedizione che produsse scavi, la rimozione della vegetazione e, soprattutto, un lungo articolo sul National Geographic.
Agli occhi del «mondo» le rovine dell´abbandonata cittadella inca erano state scoperte. Ma…
Non ci sono dubbi neppure sul fatto che quando Bingham arrivò, nelle rovine abitassero due famiglie di contadini dai cognomi Recharte e Álvarez. La prima certezza è stabilita: i Recharte e gli Álvarez non solo avevano riscoperto Machu Picchu, ma vi abitavano. Anzi, fu uno dei bambini Recharte a guidare il nordamericano fino alle rovine ricoperte da arbusti e vegetazione.
E non ci sono dubbi di sorta nemmeno sul fatto che diciassette anni prima, un esploratore amateur peruviano (che certamente non aveva accesso alle pubblicazioni scientifiche nordamericane) di nome Agustín Lizárraga, avesse guidato una spedizione di tre o quattro persone fino alle rovine e che fosse tornato a visitarle nel 1902, lasciando incisi nei muri di uno dei templi i nomi dei componenti del gruppo: una storia che Bingham ammette nei suoi quaderni di appunti.
Nonostante tutto ciò, la gloria è solita essere, come quasi tutto, profondamente ingiusta e sarebbe stato Bingham a ritrovarsela attribuita. Così come sarebbe stato Bingham a portare via circa cinquemila reperti archeologici che sarebbero entrati a far parte dei tesori dell´Università di Yale – e che sarebbero stati restituiti cent´anni più tardi.
Bingham, cui certe voci attribuiscono l´origine extra letteraria di Indiana Jones, rese pubblica nel 1911 una eccellente fotografia nella quale è vestito come si suppone si vestano gli esploratori, con salakot e giacca dotata di molte tasche. Bingham, in piedi accanto al suo asino, guarda orgoglioso verso la macchina fotografica. È l´immagine di tutte le «riscoperte» e di tutti i «riscopritori», anche se io preferisco il placido sguardo dell´asino.
Con il passare degli anni, dopo essersi definito politicamente un «repubblicano conservatore», Bingham sarebbe diventato governatore del Connecticut, prima di dedicarsi al mondo degli affari privati e di tornare infine alla carriera pubblica per fare parte di una istituzione spregevole, la Civil Loyalty Review Board, che durante la caccia alle streghe del periodo maccartista indagò sui «sovversivi» all´interno del Dipartimento di Stato, facendo licenziare i funzionari sospettati di dubbie ideologie. Per questi meriti, nel 2007, gli Stati Uniti gli hanno dedicato un francobollo che lo ritrae. Non è retorica la domanda: che cosa stiamo celebrando?

Traduzione di Guiomar Parada
(, scrittore e storico, è l´ideatore e direttore del festival culturale Semana negra a Gijón in corso dal 22 luglio e della Feria Alternativa del Libro a Città del Messico. Il suo ultimo romanzo, omaggio a Salgari,
è Ritornano le Tigri della Malesia, MarcoTropea Editore)

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