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Poesia ed emozioni per trenta scrittori

Da De Luca a Cacucci, da Carlotto a Lidia Ravera.  Haidi Giuliani agli indignatos “Venite qui ad aiutarci” 

Da De Luca a Cacucci, da Carlotto a Lidia Ravera.  Haidi Giuliani agli indignatos “Venite qui ad aiutarci” 

CARLO Giuliani, per sempre ragazzo. Dieci anni dopo, trenta scrittori italiani raccontano il coraggio, la giovinezza spezzata, il rifiuto alla rassegnazione, la sete di giustizia. Sono pensieri, emozioni, sensazioni che riportano il lettore al clima di quei giorni così lontani e così vicini. Racconti e poesie di Lidia Ravera e Pino Cacucci, Massimo Carlotto e Valerio Evangelisti, Erri De Luca e Nanni Balestrini, Sergio Bianchi e molti altri. «Per sempre ragazzo»: un volume a suo modo straordinario, quello edito da Marco Tropea, e disponibile dal prossimo 7 luglio. Costerà 10 euro: gli autori, la curatrice (Paola Staccioli) e l´editore devolveranno l´intero importo dei diritti e ricavi a loro spettanti al Comitato Piazza Carlo Giuliani. Una onlus che dal 2002 impiega i fondi raccolti in iniziative di solidarietà sociale come adozioni a distanza, un pozzo per l´acqua in un paese africano, contributi all´ospedale pediatrico a L´Avana, l´edificazione di una scuola per il popolo Saharawi, la creazione di una scuola di musica in Palestina, la costruzione di una casa per una comunità di donne in Colombia, un´ambulanza alla Croce Verde di Genoa e un camper ad un´associazione medica fiorentina che si occupa d´assistenza ai senza fissa dimora.
Nelle prime pagine c´è una poesia scritta da Carlo Giuliani nel Natale del 1995 ed intitolata «La difesa». La prefazione del volume è di Paola Staccioli, che in precedenza ha curato e raccolto altre tre antologie di scrittori italiani sulla Resistenza e le lotte politiche e sociali della seconda metà del Novecento. Il libro ha una postfazione di Haidi Gaggio Giuliani e in appendice una scheda sui fatti di Genova 2001 a cura di Giuliano Giuliani.
Centoventotto pagine per non dimenticare. Racconti e poesie da leggere di un fiato. Come “Il bianco non è black”, “8 strambotti genovesi”, “Bahrain”, “Il tempo cambia”, “Jumpin´Jack Flash”. Quello di Erri De Luca comincia con la citazione di un proverbio persiano, Se vuoi farti un nome, viaggia o muori: ma «Lui non voleva un nome, quel mattino di luglio voleva andare al mare. La strada era già un mare, le ondate di migliaia dietro migliaia dentro le piazze, i vicoli, nei viali, allagavano Genova città». Massimo Carlotto ha scritto una lettera a Carlo, “Per il nostro domani”: «Il problema è che mi piacerebbe trasmetterti la certezza della nostra lotta, l´orgoglio delle nostre bandiere, rassicurarti sulla nostra vittoria, condividere con te la serenità del futuro. Mi piacerebbe». Pino Cacucci invece è partito dalle foreste verdi Chiapas, e in “Stanchi di avere ragione” ricorda i txotxil, «gli indios insorti che si misero i passamontagna dicendo “solo coprendoci il volto vi siete accorti che esistiamo”. Avevano ragione, e ogni istante dei giorni che sono seguiti lo ha dimostrato». «Questa voce amara, Carlo, questa voce afona per il tanto urlare, è anche la tua. Non è servito a granché, tanto urlare, lo so, ma zitti non ci stiamo lo stesso». Un appello agli Indignatos di Spagna: venite a Genova. Lo lancia, sul sito di Genova 2011, Haidi Giuliani, la madre di Carlo. «Genova – spiega – è stata una grave ferita per la democrazia e non solo per il nostro paese. Genova 2001 è stato anche un punto di svolta. Qui si è provato a reprimere, a fermare, un grande movimento. Voi di movimenti ve ne intendete, e siete abbastanza indignate e indignati come lo siamo noi. Venite ad aiutarci, venite a sostenerci. Noi non vogliamo il prossimo luglio parlare soltanto di quanto è stato fatto dieci anni fa in questa città. Noi vogliamo soprattutto riprendere le tematiche che dieci anni fa il movimento aveva portato a Genova. Pensiamo all´ambiente, al lavoro, alla fame nel mondo, a tutti i disastri di questo liberismo selvaggio che ci stanno facendo soffrire particolarmente nel Sud del mondo. Ma sono sicura che se riusciremmo ad indignarci abbastanza, a continuare a lavorare insieme, riusciremo a fermare questa deriva spaventosa».

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