LO SCONTRO TRA FIOM E CGIL
E mentre la vicenda Fiat si arricchisce di un nuovo capitolo, con lo scambio di lettere Marchionne-Marcegaglia e la minaccia del Lingotto di uscire da Confindustria, è sempre più alto lo scontro tra Cgil e Fiom.
LO SCONTRO TRA FIOM E CGIL
E mentre la vicenda Fiat si arricchisce di un nuovo capitolo, con lo scambio di lettere Marchionne-Marcegaglia e la minaccia del Lingotto di uscire da Confindustria, è sempre più alto lo scontro tra Cgil e Fiom. Ieri un infuocatissimo Comitato centrale ha decretato il no assoluto dei metalmeccanici all’accordo siglato il 28 giugno da imprese, Cgil, Cisl e Uil. Il segretario Maurizio Landini, confortato dalla sua maggioranza interna alla categoria, ha chiesto ufficialmente alla Cgil di «tenere in sospeso la firma finché non ci sarà stata la consultazione dei lavoratori». Per tutta risposta la segretaria Susanna Camusso si dice «preoccupata dalla vera, distante valutazione che abbiamo con la Fiom».
Insomma, si preannunciano giorni di passione, con in vista il Direttivo Cgil dell’11 luglio, quando dovrà essere non solo approvato definitivamente l’accordo, ma che dovrà affrontare anche il tema – a questo punto spinoso – della consultazione: Camusso aveva annunciato che avrebbe chiesto a Cisl e Uil di far votare tutti i lavoratori, o che in subordine si sarebbero almeno espressi i soli iscritti Cgil.
«Se l’accordo è un passo avanti sarà anche l’ultimo passo avanti che faremo perché altri non ce ne faranno fare – ha detto Landini davanti al Comitato centrale Fiom – L’accordo non solo non prevede il voto di tutti i lavoratori ma indebolisce il contratto nazionale, apre alle deroghe su cui per anni abbiamo detto no». «Se la Cgil firmerà definitivamente questo accordo – prosegue il leader dei meccanici – avrà fatto un capolavoro perché l’intesa non risolve i problemi di Fiat ma estende a tutto il mondo industriale le nuove regole su deroghe e contro gli scioperi».
Ecco dunque la richiesta avanzata a Susanna Camusso e alla Cgil: «Bisogna sospendere la firma fino alla conclusione della consultazione – dice Landini – Una consultazione che dovrà essere fatta solo tra gli iscritti alla Cgil e nelle sole categorie coinvolte dall’intesa, senza estenderla anche a quelle che non sono toccate dall’accordo siglato». Chiaro che il segretario Fiom teme un effetto «colletti bianchi»: come a Mirafiori, con un sì all’accordo Fiat che aveva vinto grazie al voto massiccio dei capiarea, non interessati in prima persona ai ritmi alla catena di montaggio, ribaltando il no proveniente dalle tute blu alla linea.
Poi il messaggio diretto, personale, a Susanna Camusso, e alle sue dichiarazioni sulla Fiom: «Una cosa non accetto – ha detto Landini – quando leggo che la Fiom sta dicendo cose false e chiedo che questo venga rettificato. Lo chiedo in modo esplicito. Si rischia di mettere in discussione la fiducia delle persone». L’altroieri la numero uno della Cgil, subito dopo l’incontro in cui aveva esposto l’accordo ai segretari di categoria (e dunque anche allo stesso Landini), aveva detto infatti che «la Fiom sbaglia: dice cose false e imprecise».
Ieri Susanna Camusso ha comunque replicato, soprattutto alle accuse avanzate da Giorgio Cremaschi, che ne aveva chiesto esplicitamente le dimissioni; «Quei termini non mi appartengono e non appartengono nemmeno alla Cgil. Invece di dissenso si parla di tradimento. Ognuno si assuma le sue responsabilità – aveva detto riferendosi alla parola porcellum, usata da Cremaschi per definire l’accordo – Porcellum è un insulto: ogni militante Cgil considera tale un termine usato anche per una legge di Calderoli».
In ogni caso, al di là delle divergenze, sia da Landini che da Camusso è arrivato un invito alla Fiat, dopo la lettera di Marchionne: «Adesso si riapra il tavolo». Il segretario Fiom chiede le urne: «Mai detto falsità, la segretaria ci chieda scusa». La leader Cgil: «Basta insulti dai meccanici»
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