PALESTINA Si è svolta ieri a Roma la conferenza stampa della Freedom Flotilla 2
Sabotate due imbarcazioni, ma la missione di pace è pronta a salpare per Gaza
PALESTINA Si è svolta ieri a Roma la conferenza stampa della Freedom Flotilla 2
Sabotate due imbarcazioni, ma la missione di pace è pronta a salpare per Gaza
La Freedom Flotilla 2 è pronta a salpare per Gaza, malgrado molteplici intoppi e impedimenti: pastoie burocratiche, sabotaggi, intossicazioni mediatiche… Nella conferenza stampa che si è tenuta ieri a Roma, gli attivisti del Coordinamento italiano (Paola Mandato, Mila Pernice, Germano Monti) hanno fornito un quadro della missione di pace diretta in Palestina.
Nonostante il rischio sia elevato (lo scorso anno 9 persone sono state uccise dai proiettili israeliani nella precedente missione di pace), in molti – provenienti da ogni parte del mondo – hanno voluto salire sulle 10 navi, sparse in diversi porti, e pronte a levare l’ancora. Due cargo trasporteranno aiuti umanitari: «Perché Gaza – ha ricordato Monti – è sempre sotto assedio e l’apparente disponibilità sbandierata da Israele è solo fumo negli occhi. Il valico di Rafah è aperto a singhiozzo e l’accesso di 250 camion non basta certo a coprire il fabbisogno della popolazione».
Alla fonda nel porto di Corfù, in Grecia, è ormeggiata la Stefano Chiarini, la nave italo-olandese che porta il nome del giornalista del manifesto, prematuramente scomparso nel 2007. Trasporterà un equipaggio di 10 persone. Sul ponte, la bandiera della Freedom Flotilla 2 è affiancata da quella del movimento No Tav e abitata dal ricordo vivo di Vittorio Arrigoni – il pacifista ucciso a Gaza da un gruppo di «salafiti» – che invita a «restare umani»: una frase che riassume la missione della flottiglia.
«Questa seconda flotilla, che avete voluto chiamare Stay Human, viaggerà portando con sé la convinzione profonda di Vittorio che tutti gli sforzi debbano essere fatti per testimoniare al popolo di Gaza che la Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo vale anche lì, in quella striscia di terra calpestata, mortificata, isolata dall’assedio israeliano», ha scritto la famiglia Arrigoni, augurando buon vento alle navi. Solidarietà anche dal Coordinamento di Genova 2001-2011, che nelle sue giornate ha previsto iniziative di sostegno alla Palestina e alla Freedom Flotilla.
«Qui a Corfù ci si alterna nei turni di sorveglianza – ha detto al telefono il vignettista Vauro – per evitare che si verifichino sabotaggi come quelli subiti da altre navi». Due sono già state seriamente danneggiate, quella greco-svedese e quella irlandese, che forse non potrà lasciare la Turchia. Per impedire la partenza della nave statunitense, che avrà a bordo anche numerosi pacifisti israeliani, «sono in atto pressioni di ogni tipo» – hanno spiegato gli attivisti – e si moltiplicano quelle sul governo greco perché blocchi la missione di pace. Due organizzazioni hanno presentato denunce, e la procura greca è obbligata a procedere, procrastinando così i tempi della partenza. «Nel frattempo – ha spiegato Vauro – a Corfù si fa training organizzativo: addestramento alla resistenza pacifica e formazione legale». Si pensa anche a organizzare manifestazioni: ad Atene e in ogni altro paese da cui provengono i pacifisti. A Roma, l’appuntamento è per oggi alle 18, davanti all’ambasciata greca.
Agli allarmi e alle accuse di «terrorismo» lanciate dal governo israeliano (si è persino parlato di armi chimiche), gli attivisti oppongono la trasparenza del proprio percorso e la chiarezza degli intenti. Ogni partecipante alla missione dovrà sottoscrivere una dichiarazione che prevede l’obbligo «di applicare la non violenza sia nei fatti che nelle parole».
Fabio Marcelli, dei Giuristi democratici, ha illustrato i punti di coincidenza della missione con quelli più alti del diritto umanitario e internazionale: disattesi dai governi che potrebbero avere un peso nella soluzione del conflitto israelo-palestinese e nella fine dell’assedio di Gaza.
Al governo italiano, gli attivisti hanno chiesto un intervento preventivo presso quello israeliano a tutela della propria incolumità. Ieri, l’Unità di crisi della Farnesina ha però ribadito la posizione ufficiale: «sconsigliamo di partire». E ieri, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ringraziato i governi amici (in primis «il premier greco George Papandreu») per aver preso posizione contro la flottiglia, che ha definito «una provocazione», ribadendo che Israele è deciso a impedirne l’arrivo.
In Israele – dice un comunicato della Flotilla, anche i delegati dell’Unesco incaricati di controllare la sospensione degli scavi archeologici che minano la stabilità di Gerusalemme antica, hanno trovato le porte sbarrate: «quando l’illegalità diventa un vizio, chiunque si opponga all’arbitrio diventa un nemico».
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