La cellula No Tav del “Poli” 20 anni di studi contro l’opera

C’è chi gira la valle con amplificatori: riproduce il rumore di un supertreno e convince gli scettici 

C’è chi gira la valle con amplificatori: riproduce il rumore di un supertreno e convince gli scettici 

Il primo è stato Claudio Cancelli. Con i suoi due amplificatori sempre pronti nel bagagliaio dell´auto, il professore di dinamica ambientale girava assemblea dopo assemblea, accendeva l´audio e faceva ascoltare ai presenti un rumore assordante, quello di un treno veloce. Ma, dietro di lui, in vent´anni, al Politecnico di Torino si è creata una vera colonia, un gruppo che ha contribuito non poco alle performance comunicative e all´impatto mediatico dei no Tav. Racconta Marina Clerico, docente di sicurezza ambientale e dei cantieri, cinquantenne, assessore della Comunità montana: «Per molti di noi è cominciato come un interesse etico e politico, non ci convincevano le prime proposte del governo sui modi per finanziare l´opera. Poi però, analizzando i progetti dai vari punti di vista scientifici abbiamo scoperto strada facendo che faceva acqua da tutte le parti. Così è nata anche la commissione tecnica di ingegneri che ci affianca. E così si è formata la base tecnica, fondamentale, del movimento contrario al treno». I nomi si sono aggiunti via via: Claudio Scavia, professore di geotecnica e esperto di grandi scavi, Gianfranco Chiocchia, ordinario, tra le massima autorità italiane nel campo del rumore, Cristina Pronello, che studia e insegna i problemi dei trasporti, Massimo Zucchetti, professore e scienziato sul fronte della radioprotezione, Alberto Poggio, luminare dell´energia. E, strada facendo, anche qualche ‘cugino´ architetto, come Guido Mantovani, che ha fatto la sua parte sul versante urbanistico.
Dall´esterno, qualche facoltà dell´Università dava il suo contributo, con nomi come il fisico Angelo Tartaglia. Ma lo zoccolo duro è ancora lì, in corso Duca degli Abruzzi: dove tra il 2000 e il 2010 si sono laureati in 40.000 e dove nuove generazioni sono pronte a continuare, come si è visto anche in una recente assemblea in aula magna. Nessuno, del resto, ci trova nulla da ridire, e certo non è un caso se le cronache non riportano alcun pronunciamento sulla Torino-Lione del rettore Francesco Profumo, che si limita a commentare: «E´ normale che in una grande scuola come la nostra ci siano tante opinioni e un confronto anche vivace».
«Il confronto tra noi è continuo – spiega Clerico – ed è di qui che è nata l´idea di una commissione tecnica a disposizione dell´ente pubblico sul territorio, la Comunità Montana». Alcuni supporter sono arrivati da dove meno ce li si poteva aspettare, come Roberto Vela e Armando Leoncini, altri due ingegneri che sulla Tav l´esperienza l´hanno fatta sul campo: alla Tecnimont, per l´esattezza, cioè nella società che in questi anni ha collaborato a scrivere e riscrivere tracciati e progetti. E un altro ingegnere, Ivan Cicconi, direttore di Itaca (l´Istituto che si occupa di trasparenza e appalti per la conferenza delle Regioni italiane) non ha mai smesso di studiare gli aspetti finanziari dell´opera, ed oggi è in prima fila nel definire “false” le previsioni sui flussi di traffico che sono alla base del progetto.
La “cellula” nata al Politecnico all´inizio degli anni Novanta, insomma, ha fatto strada, e i no Tav devono a loro gran parte della propria reputazione. Non a caso i professori di corso Duca degli Abruzzi sono le mascotte di presidi e assemblee, vezzeggiati e coccolati da chi una laurea in ingegneria proprio non ce l´ha, con la loro attrezzatura fatta di grafici, power point e calcoli. Ma senza mai abbandonare quei due rudimentali amplificatori: con quel rumore, da soli, han fatto più danni all´immagine della Torino-Lione di qualunque protesta, striscione o corteo.

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