«Il No Tav non si indaga»

VAL DI SUSA. Perquisite abitazioni e il centro sociale Askatasuna di Torino

 

VAL DI SUSA. Perquisite abitazioni e il centro sociale Askatasuna di Torino

 

«Se pensavano di spaventarci hanno sbagliato tutto». Alberto Perino, del popolo No Tav della Val Susa commenta così gli ultimi avvisi di garanzia e perquisizioni che hanno colpito il movimento ieri mattina all’alba. «Mi hanno telefonato – dice Perino – dicendomi di tornare a casa che era meglio». A casa Perino è arrivato con gli avvocati per assistere alla perquisizione della sua abitazione. Come tanti altri valligiani anche Perino era al presidio della Maddalena per la notte. È un mese e mezzo che decine di uomini, donne, giovani e anziani, si alternano di notte al presidio, pronti a bloccare qualunque lavoro. «Mi pare – dice Perino – che siamo di fronte a un accanimento giudiziario che si spiega solo con il fatto che qui governo e istituzioni non sanno che pesci pigliare». In effetti questa è la questione. Il popolo No Tav non molla e non mollerà. La volontà della gente, la resistenza dura da oltre 6 anni e la Torino-Lyon sembra sempre più lontana. Ieri le nuove perquisizioni e gli avvisi di garanzia per reati come «resistenza a pubblico ufficiale» e «istigazione a delinquere» non hanno fatto che rafforzare (se ne avessero avuto bisogno) i No Tav. «Queste cose – dice Perino – fanno arrabbiare ancora di più la gente». Perché la valle non accetta imposizioni su questioni che hanno a che vedere con il futuro della gente che in questa valle ci vive e più in generale con tutto il paese. Perché la Torino-Lyon non è affare confinato alla Val Susa. E’ l’idea di un modello di sviluppo che non piace a tanti. «L’unica cosa che sanno dire quanti difendono ancora il treno a alta velocità – dice Perino – è strategico e indispensabile. Non sanno dire altro». 

Con la gente in realtà non parlano. «Perché non hanno nulla da dire – insiste Perino – e magari pensavano che colpendo me potevano decapitare il movimento No Tav. Ma per favore». Alla conferenza stampa organizzata ieri mattina al presidio la Maddalena c’erano decine di persone a dimostrare la loro solidarietà ai destinatari degli avvisi di garanzia ma anche a dire che la valle non ci sta. «Cosa pensano di fare? – chiede Perino – di mandare tutti in galera? Non hanno ancora capito che il movimento No Tav trae la sua forza anche dal fatto che ha molte teste e tutte che ragionano. Certo – dice – così è più difficile da gestire, ma è anche garanzia di indipendenza». Gli avvocati (convinti No Tav e quindi a disposizione del movimento) hanno confermato che le perquisizioni hanno interessato oltre all’abitazione di Perino anche quelle di altri militanti No Tav e del centro sociale Askatasuna di Torino. Qui in particolare gli agenti hanno usato un ariete per sfondare la porta di ingresso.
I fatti contestati sono relativi alla notte del 23 maggio a Chiomonte, quando il movimento respinse il primo tentativo di presa del cantiere della Maddalena. La questura, su ordine della procura torinese guidata da Giancarlo Caselli, ha eseguito un’operazione in tempi fulminei. Forte e come sempre unanime la reazione dei valsusini che hanno rispedito al mittente le accuse: da quando resistere a un’ingiustizia è un crimine? Al microfono si sono susseguiti molti cittadini valsusini. Tutti hanno espresso la loro solidarietà a Perino e agli altri colpiti dalla magistratura e hanno ribadito che la resistenza non si fermerà. Lele Rizzo di Askatasuna ribadisce che si tratta di «un’operazione assurda, messa in piedi per far paura al movimento No Tav».
Ieri sera è salito in Val Susa a portare la sua solidarietà al movimento anche Don Gallo. La settimana scorsa era stata la volta dei sindacalisti della Fiom Giorgio Airaudo e Giorgio Cremaschi. Per Paolo Ferrero del Prc le «perquisizioni negli alloggi di vari esponenti del movimento No Tav della Val di Susa. Queste perquisizioni hanno uno scopo puramente intimidatorio, perché non si capisce che cosa pensava di trovare: gli scarponi per rimanere sui terreni di Chiomonte, tende, volantini e striscioni contro la Tav? Si tratta indubbiamente di un’azione arrogante che cerca di spaventare un movimento che ha la sua forza nel consenso della gente della Val di Susa che cerca di opporsi ad un progetto faraonico, disastroso per l’ambiente e la popolazione della valle e fonte di enorme sperpero di denaro pubblico. Per adesso siamo solo alle intimidazioni a quando le provocazioni? Se questa è la considerazione che Maroni, ministro degli interni leghista, ha di quello che considera il suo popolo del nord, siamo a posto».

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