Roma, cerimonia per Cecchin croci celtiche e tensione

Dedicato un giardino in piazza Vescovio a un militante del Msi "vittima della violenza politica" nel 1979. Alemanno e il ministro  Meloni contestano la lettera di intellettuali e abitanti che chiedevano un'iniziativa dedicata a tutte le vittime

">

Roma, cerimonia per Cecchin croci celtiche e tensione

Roma, cerimonia per Cecchin croci celtiche e tensione

Roma, cerimonia per Cecchin croci celtiche e tensione

Dedicato un giardino in piazza Vescovio a un militante del Msi “vittima della violenza politica” nel 1979. Alemanno e il ministro  Meloni contestano la lettera di intellettuali e abitanti che chiedevano un’iniziativa dedicata a tutte le vittime

Roma, cerimonia per Cecchin croci celtiche e tensione

Dedicato un giardino in piazza Vescovio a un militante del Msi “vittima della violenza politica” nel 1979. Alemanno e il ministro  Meloni contestano la lettera di intellettuali e abitanti che chiedevano un’iniziativa dedicata a tutte le vittime

In attesa di una memoria condivisa sulle persone che negli anni di piombo persero la vita inseguendo i propri ideali, da oggi il giardino al centro di piazza Vescovio è intitolato a Francesco Cecchin: un giovane militante missino del Fronte della Gioventù che il 16 giugno di 32 anni fa moriva “vittima della violenza politica”, come ricorda la targa al centro delle aiuole fiorite che porta il suo nome. Una celebrazione “a senso unico” – con in testa la presidente del II Municipio Sara De Angelis e vari esponenti della destra romana e nazionale – fortemente voluta dal sindaco Gianni Alemanno, nonostante la richiesta proveniente da alcuni esponenti della società civile di “estendere” l’intitolazione a tutte le vittime della violenza politica, proprio perché le piazze sono di tutti e il processo di ricostruzione della memoria condivisa passa anche da questi gesti.

Invece l’inaugurazione della nuova sistemazione dell’area verde di piazza Vescovio con l’intitolazione a Cecchin è stata interpretata dai “cuori neri” romani come un atto di “riappropriazione degli spazi” e “marcamento del territorio”: in via Montebuono – dove Cecchin perse la vita – fin dalle prime ore dell’alba decine di bandiere con croci celtiche sventolavano  sotto gli occhi delle forze dell’ordine dislocate nella zona per sorvegliare la situazione. Nessuna contromanifestazione nel quartiere: per motivi di ordine pubblico le persone che contestavano l’unilateralità della decisione hanno accolto l’invito del prefetto rinunciando a scendere in piazza, non raccogliendo neanche l’invito a partecipare alla cerimonia “fatto in extremis e a mezzo stampa” – tengono a sottolineare i contrari – dal sindaco Alemanno: “L’iter dell’intitolazione del giardino – sostengono poi l’Anpi e il Pd di zona – non è stato trasparente e i cittadini sono stati messi di fronte al fatto compiuto”. Così come l’idea di realizzare un monumento ad hoc da mettere al centro del giardino, progetto oggi momentaneamente accantonato.

Il sindaco Alemanno, parlando davanti a circa duecento persone, ha rivendicato la scelta dal centro della piazza: “Questa inaugurazione di oggi non viene dalle stelle, non è atto di arbitrio di nessuno: è stata votata da un atto del Consiglio comunale e, come tale, è quella di tutta la città. Questa non è una manifestazione di parte, ma un atto in cui una comunità trasforma la memoria in un dono. I luoghi hanno una loro storia e questa è la piazza che deve ricordare Francesco Cecchin, come altre piazze ricordano altri martiri di destra e di sinistra”. Una posizione sostenuta anche dall’assessore capitolino alla Cultura Dino Gasperini: “La condivisione della memoria passa per il ricordo di ognuno di quei ragazzi e non attraverso un ricordo indistinto: per questo ricordiamo Francesco Cecchin in maniera diretta e non generica e continueremo a ricordare tutte le vittime della violenza politica nelle scuole. Questa targa dimostra che la memoria non è soltanto un monito, ma uno stimolo a crescere”.

Presente anche il ministro della Gioventù Giorgia Meloni che è tornata sulle polemiche di questi giorni attaccando apertamente i firmatari della famosa “lettera al sindaco”: “Il fatto che nel 2011 qualcuno si arrampichi sugli specchi per l’intitolazione di un’aiuola a Francesco Cecchin, con una lettera di due pagine in cui non si trova spazio per una parola di pietà per la storia di questo ragazzo e di condanna per i suoi assassini, mi ha dato l’idea che ci fosse fastidio. La conoscenza dei fatti è l’antidoto migliore che noi abbiamo perché quella stagione di violenza non abbia a ripetersi e perché la gente non debba più morire di politica”, ha dett9o criticando quella che ha definito “l’intellighenzia” di sinistra.  Al termine della cerimonia al sindaco Alemanno è stata anche consegnata una lettera con 150 firme di cittadini del quartiere che dovrebbe essere una  risposta a quella degli intellettuali, per esprimere “gioia e immensa soddisfazione” per l’intitolazione. A dimostrazione che la memoria condivisa non abita qui.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password