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Anarchici o “unabomber” il giallo degli attentati a Ikea

Ordigni in tutta Europa. L’azienda: “Nessuna minaccia”. Colpiti alcuni magazzini in Belgio, Francia, Olanda e Germania. Aperta un’inchiesta. Solo esplosioni dimostrative. Tra le piste, il discusso passato del fondatore

Ordigni in tutta Europa. L’azienda: “Nessuna minaccia”. Colpiti alcuni magazzini in Belgio, Francia, Olanda e Germania. Aperta un’inchiesta. Solo esplosioni dimostrative. Tra le piste, il discusso passato del fondatore

BERLINO – Prima hanno colpito in Belgio, Francia e Olanda, tre bombe nello stesso giorno a poche ore di distanza il 30 maggio scorso. Poi venerdì 10 giugno è toccato alla Germania: un ordigno è esploso nella capitale sassone, Dresda. Feriti leggeri, molta paura, nulla di più. Ma il giallo tiene l´Europa intera col fiato sospeso: chi sono i terroristi misteriosi, e dove colpiranno la prossima volta? Il giallo ha un nome, scritto anch´esso in giallo e con sfondo blu: Ikea, il discount dell´arredamento più famoso nel mondo. La catena di attentati senza firma e senza volto ha il gigante svedese come unico bersaglio. Non si sa chi siano, non si sono mai fatti vivi né con rivendicazioni politiche o richieste di riscatti, si sospetta di gruppi estremisti come gli anarchici delle bombe spedite dalla Grecia, o frange violente, radicali e incontrollabili della galassia no global. Polizia e servizi segreti indagano in tutta Europa, ma lo spettro dei bombaroli di Ikea resta inafferrabile, e tiene in scacco l´intelligence del vecchio continente.
Terrore al discount globale della casa. È cominciato un paio di settimane fa. Tre paesi, tre bombe. Efficienza che quasi evoca il tetro mito della “geometrica potenza” del partito armato negli anni di piombo in Italia e in Germania. Ma vogliono far paura e al massimo ferire, non uccidere. I tre ordigni sono esplosi in filiali Ikea a Gand, in Belgio, a Eindhoven in Olanda e a Lomme nella Francia del Nord. Un triangolo nel centro-nordovest europeo. Pochi danni, feriti leggeri. Ma solo perché i terroristi hanno scelto, per motivi non chiari, cariche esplosive di scarsa potenza. Altrimenti, vista l´ora in cui hanno colpito – in tutte e tre le città tra le 18 e le 19, in uno dei momenti di massima affluenza del pubblico – sarebbero state tre stragi.
«Non abbiamo ricevuto minacce, non sappiamo chi siano», ha detto Charlotte Lindgren, portavoce dell´azienda. Pochi giorni dopo, i guerriglieri anti-discount passavano all´azione nella splendida Dresda. Un ordigno esplodeva tra gli scaffali nella filiale locale venerdì scorso, alle 19,45, mentre nell´inizio del weekend la folla è era numerosissima. Due feriti leggeri, panico, caos. La polizia tedesca ha diffuso l´identikit del sospetto: un uomo sulla quarantina, statura media, occhiali da sole, cappelletto da baseball. «Non abbiamo ordinato nuove misure di sicurezza», interveniva la signora Lindgren mettendo le mani avanti. Ma in Germania, le autorità hanno inviato squadre dell´antiterrorismo e unità cinofile con cani capaci di fiutare l´esplosivo a perquisire alcuni centri Ikea.
Il terrore al discount globale, è un´ipotesi, ha forse nel mirino l´anziano Ingvar Kamprad, fondatore di Ikea, e uomo più ricco nella ricchissima Svezia. Anni fa fu messo alla berlina dai media per il passato giovanile nazista. Più recentemente, gruppi no global lo hanno accusato di sfruttare lavoro minorile o in condizioni di schiavitù, dalla Cina al Pakistan ad altri paesi, per produrre e vendere a prezzi stracciati. Il laogai (l´arcipelago gulag cinese), prigioni pachistane o lager vietnamiti dietro i mobili design per tutti? Può piacere o disgustare, ma gli ignoti attentatori tacciono. E forse si preparano a colpire ancora.

 

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