La politica americana è solo un serial tv

Oliver Stone. Un incontro con il regista statunitense al Taormina Filmfest per presentare la sua pellicola «Alexander Revisited: The Final Unrated Cut». «Il prossimo film? È sull’uso legalizzato della marijuana in campo medico nella California. Sono certo che l’erba migliore si produca lì, anche se è un fatto di gusto, un po’ come il vino»

Oliver Stone. Un incontro con il regista statunitense al Taormina Filmfest per presentare la sua pellicola «Alexander Revisited: The Final Unrated Cut». «Il prossimo film? È sull’uso legalizzato della marijuana in campo medico nella California. Sono certo che l’erba migliore si produca lì, anche se è un fatto di gusto, un po’ come il vino»

Di Obama e di Berlusconi non vuole parlare – «non sono nei miei progetti» – ma la prima domanda è rivolta al pubblico, quasi tutti ragazzi: «Siete andati a votare al referendum? Andate subito». Le urne sono infatti ancora aperte quando Oliver Stone sale sul palco del Taormina film festival per il suo masterclass con gli studenti, la sera prima ha presentato la versione «Unrated» di Alexander, il film «maledetto» nella sua carriera, amatissimo, al punto di rimontarlo tre volte, e sarebbe pronto a riprenderlo in mano ancora. Intanto di Alexander Revisited, the Unrated Final Cut negli Stati uniti è uscito il dvd e il Blue Ray, in Italia circolerà in rete su Mediaset Premium e Chili tv, il nuovo canale streaming e on demand.
«Ci sono sempre progetti folli nella vita di un artista, penso al Napoléon di Abel Gance o a Francis Ford Coppola. Per me è stato con Alexander. Ma anche se è stato criticato, e se ho dovuto affrontare enormi difficoltà, non ci avrei mai rinunciato. Parla di una vita straordinaria che vale la pena esplorare». Alexander, il suo eroe biondo, che ha il volto di Colin Farrell, travolto dalla leggenda che lui stesso sembra scrivere a sua misura, dal Mito e dalla grandezza, dal ricordo del padre Filippo II di Macedonia ucciso a tradimento, e dalla madre, bellissima, che odia perché si dice abbia tradito il padre umiliandone l’immagine di sovrano e di uomo. «Le battaglie di Alessandro Magno sono un viaggio nella terra dei suoi genitori, e io ho provato anche a andare al di là della mitologia greca».
Spesso in «trincea» coi suoi film che fronteggiano, quasi sfidandola, la Storia americana nei suoi passaggi più oscuri come l’omicidio Kennedy (Jfk), la guerra in Vietnam, vissuta da giovane soldato in prima persona, o la Borsa e i suoi giochi pericolosi (Wall Street), Stone è uno di quei registi che parlano del presente cercandone le chiavi di accesso nel passato: può essere la mitologia come in Alexander o gli accadimenti più recenti. Ciò che conta è rendere la Storia attuale, viva nel nostro tempo.
Prendiamo Alexander: quando ne parla torna spesso il paragone con Bush, nel rapporto con la figura paterna. «Viveva nella costante pressione del paragone con suo padre. Gli era stato dato il compito di finire ciò che Bush padre aveva cominciato, pensiamo all’Iraq e per questo doveva essere più forte e più coraggioso di lui. E non è che Bush padre fosse un eroe. Bush figlio era debole, e in questo senso lo vedo vicino a Alessandro Magno: nella sua ansia di conquista svela una profonda fragilità umana. E quello che è stato tramandato come la fondazione di un enorme impero è in realtà un atto di colonialismo».
Padre e figlio. È un motivo costante nel cinema di Stone, Alexander lo lascia affiorare con maggiore evidenza ma lo possiamo ritrovare in molti suoi film. «È importante come lo sono tutte le relazioni tra genitori e figli. Cercare di capire i propri genitori è un modo per conoscersi meglio. Ovviamente una persona è il risultato anche di molti altri elementi, la genetica, i sentimenti, le relazioni… Anche mia madre è molto presente nei miei film, da ragazzino era per me la donna più bella sulla terra! E Stone che padre è? «Ho tre figli, e voglio sempre il meglio da loro, mi arrabbio quando non è così, sono un padre tigre…».
Sempre la Storia è al centro del film a cui sta lavorando, la serie in più capitoli realizzata per Showtimes, la tv via cavo, The Untold History of United States, in cui ripercorre gli ultimi 60 anni della storia americana, dalla fine del secondo conflitto mondiale alla guerra fredda, alle azioni della Cia in Europa e nel mondo. «L’America è un continente chiuso tra due oceani, è difficile affrontare la storia da punti di vista diversi. C’è una continua rimozione, ho cercato di mettere a fuoco quei punti della nostra storia che vengono taciuti se non addirittura cancellati. Nelle dieci puntate si parlerà anche, e spesso, dell’Italia. «Gli Stati uniti hanno fottuto l’Europa alla fine della seconda guerra, hanno diviso la Germania e forse potevano anche separare l’Italia, il nord sarebbe stato quello organizzato, il sud il crossover di culture», dice Stone.
«Nel corso delle dieci puntate – continua – abbiamo voluto tracciare un orizzonte molto vasto, ci sono l’Europa, l’Asia, l’Africa, parliamo delle operazioni della Cia in questi continenti e del ruolo che ha svolto, determinandone colpi di stato e indirizzi politici. Anche il destino italiano è stato ‘guidato’, penso alle elezioni del ’48, sono in molti a credere che vennero manipolate per impedire la vittoria dei comunisti o dei socialisti. È stata la prima operazione di successo, poi da qui la Cia si è spostata altrove, in Grecia e in altri paesi. Basti pensare al caso Mattei. Enrico Mattei era una figura progressista che aveva cambiato le regole del mercato petrolifero nel rapporto con l’Opec e nelle relazioni con la Russia. E per questo è abbastanza diffusa l’idea che ci sia la Cia dietro all’incidente del suo aereo che gli è costato la vita. Possiamo continuare a lungo, del resto gli Stati uniti hanno creato la Nato, l’unione dei paesi occidentali di cui anche l’Italia fa parte, per poter impiantare le loro basi missilistiche e nucleari, violando così i principi stessi del nostro diritto. E oggi è la stessa cosa, l’Italia ha partecipato alle operazioni militari in Iraq, in Libia, in Afghanistan. Non ha voce né forza per ribellarsi agli Stati uniti e alla logica che hanno di presentarsi come la polizia del mondo».
Quanto è difficile, produttivamente e non solo, fare un cinema politico in America? «Molto, se penso a un film come quello su Bush l’ho fatto da indipendente fuori dagli studios. È difficile se si sceglie una linea progressista, forse diviene più semplice farlo attraverso una drammaturgia, un racconto, diciamo mescolando Hitchcock e Marx. Da cittadino poi, posso esprimere il mio pensiero in modo diverso. Credo anche però che c’è una linea che non possiamo superare. Non si dovrebbe mai usare l’arte, il cinema per manipolare il pensiero delle persone». Parla molto Stone nonostante la stanchezza e il jet leg del viaggio da Los Angeles. Racconta di Jfk e del trauma che quel suo film continua a provocare in America, di quando era ragazzo, prima di conoscere la guerra andando in Vietnam, e scriveva racconti lasciati poi da parte per il cinema. Del suo incontro con Tarantino ai tempi di Natural Born Killer, Tarantino era un giovane sceneggiatore talentuoso: si arrabbiò non poco perché lui cambiò la sua sceneggiatura…
Nei prossimi mesi Stone lavorerà a Savages, le cui riprese inizieranno tra tre settimane. Tratto dal romanzo di Don Winslow, è una storia di narcotraffico sul confine tra la California e il Messico, nel cast ci sono Aaron Johnson e Benicio Del Toro. «Sarà un po’ come un western coi buoni e i cattivi.. La California ha legalizzato l’uso della marjuana in campo medico, ci sono esperti che se ne stanno occupando. Sono convinto che l’erba migliore si produca in California, anche se è un fatto di gusto, un po’ come il vino, la cui qualità dipende dall’uso dell’uva giusta, è una questione di alchimia e coltivare questa erba può dare risultati straordinari. Original gangster L-A è il nome delle miscele di marjiuana che dominano il mercato. Prima il migliore era l’hashish afghano o quello che arrivava dalla Thailandia… Tornando a Savages, avrà una struttura narrativa frammentaria per flashback. È la storia di chi produce la marijuana a prezzi competitivi sul mercato americano ma deve confrontarsi con la nuova industria che sforna L-A-Gangster.

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