Il nostro Bobby Sands se ne è andato. Si chiamava Hoda Saber il nostro Bobby Sands, e da anni lavorava con i Sahabi per la celebre rivista “Iran Farda”. 52enne, quando ha saputo del feroce pestaggio che è costato la vita a Haleh Sahabi mentre partecipava ai funerali del padre ha deciso di cominciare lo sciopero della fame, come protesta civile ed estrema contro questo ennesimo crimine del dittatore e del regime che ci perseguita da decenni.
Il nostro Bobby Sands se ne è andato. Si chiamava Hoda Saber il nostro Bobby Sands, e da anni lavorava con i Sahabi per la celebre rivista “Iran Farda”. 52enne, quando ha saputo del feroce pestaggio che è costato la vita a Haleh Sahabi mentre partecipava ai funerali del padre ha deciso di cominciare lo sciopero della fame, come protesta civile ed estrema contro questo ennesimo crimine del dittatore e del regime che ci perseguita da decenni.
Hoda si era convinto che c’è rimasto solo lo sciopero della fame per protestare. Bobby Sands, che chiedeva che i prigionieri politici nordirlandesi non fossero accomunati ai criminali comuni, andò avanti per più di due mesi. Per Hoda, alla sua terza detenzione nelle segrete iraniane, sono bastati dieci giorni per salutare il terrificante braccio 350 di Evin.Chi vive lì dentro non può certo essere in buone condizioni. E nessuno lo ha soccorso, nessuno lo ha curato, i medici sono arrivati in ritardo anche al’ultima crisi: per questo gli sono bastati dieci giorni di sciopero della fame per morire.
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