Quando l’FBI incastra l’hacker e lo trasforma in informatore

In una scena del film Matrix il protagonista, un hacker impersonato dall’attore Keanu Reeves, viene arrestato dagli agenti del sistema informatico che ha assoggettato l’umanità  e posto di fronte a un dilemma: o collabora alla cattura di un capo ribelle o finirà  la vita in cella.

In una scena del film Matrix il protagonista, un hacker impersonato dall’attore Keanu Reeves, viene arrestato dagli agenti del sistema informatico che ha assoggettato l’umanità  e posto di fronte a un dilemma: o collabora alla cattura di un capo ribelle o finirà  la vita in cella.

Neo rifiuta, un gesto eroico che è il primo passo verso una gloriosa carriera di leader rivoluzionario. Ma nella vita reale l’eroismo è dote rara e, come dimostra la storia di movimenti rivoluzionari, dissidenti, gruppi terroristici, organizzazioni criminali e altre minoranze «irregolari» , è più probabile che chi cade nelle mani del potere confessi, si penta e collabori attivamente alla cattura degli ex compagni. La comunità hacker non sembra fare eccezione se è vero che, a dare retta a un’inchiesta del Guardian, un hacker americano su quattro sarebbe un informatore dell’Fbi. A confermarlo è un portavoce di Anonymous, uno dei gruppi hacker più noti a livello mondiale, il quale ha rilasciato la seguente dichiarazione: «L’Fbi è sempre lì che ci sorveglia, non sappiamo chi è informatore e chi non lo è, per cui viviamo uno stato permanente di vulnerabilità» . Il motivo di questa situazione, secondo gli autori dell’inchiesta, è la crescente abilità degli agenti nell’identificare gli autori di reati informatici. Una volta «pizzicati» , i colpevoli, spesso molto giovani e scarsamente informati sui rischi legali che corrono, vengono prima sottoposti a pressioni e minacce psicologiche che li inducono ad accettare il ruolo di delatori, poi indotti a proseguire la propria attività in modo da acquisire ulteriori informazioni per approfondire le indagini e intensificare l’opera di repressione. Lo stesso Bradley Manning — il soldato che ha passato a Wikileaks migliaia di documenti segreti — è stato incastrato da uno di questi «giuda» . Una situazione che è una sorta di bizzarro contrappasso: l’etica hacker impone di mettere a nudo i segreti del potere, impresa che richiede a sua volta di mantenere segreta la propria identità, ma questa finisce per essere svelata da agenti che indossano una doppia maschera. Come dire: chi di segreto ferisce…

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