Zana e compagni casa per casa, cercando la sorpresa nell’urna

KURDI. Soglia di sbarramento al 10%, ma il Blocco spera in 30-35 deputati (oggi ne ha 22). Ultimi giorni di campagna elettorale in Turchia. Domenica si vota per quelle che tutti definiscono ormai elezioni storiche. In tutte le città  kurde si respira un’aria di speranza che dopo il 12 giugno le cose non saranno più come prima. Nel bene o nel male. Ma in questo momento si preferisce pensare che il nuovo capitolo sarà  nel bene. I guerriglieri del Pkk sono in posizione di «difesa attiva» ma potrebbero riprendere le azioni armate dopo il 15 giugno, come ha affermato dal carcere di Imrali (dove è rinchiuso dal 1999) anche il leader kurdo Abdullah Ocalan.

KURDI. Soglia di sbarramento al 10%, ma il Blocco spera in 30-35 deputati (oggi ne ha 22). Ultimi giorni di campagna elettorale in Turchia. Domenica si vota per quelle che tutti definiscono ormai elezioni storiche. In tutte le città  kurde si respira un’aria di speranza che dopo il 12 giugno le cose non saranno più come prima. Nel bene o nel male. Ma in questo momento si preferisce pensare che il nuovo capitolo sarà  nel bene. I guerriglieri del Pkk sono in posizione di «difesa attiva» ma potrebbero riprendere le azioni armate dopo il 15 giugno, come ha affermato dal carcere di Imrali (dove è rinchiuso dal 1999) anche il leader kurdo Abdullah Ocalan.

 Questi però sono giorni in cui si vedono le cose in positivo. Il Blocco per il Lavoro, democrazia e libertà che raccoglie i candidati sostenuti anche dal partito kurdo Bdp (Partito della pace e democrazia, che non avendo possibilità di superare l’assurdo sbarramento del 10% ha preferito presentare candidati indipendenti) è dato dai sondaggi come una delle sorprese di queste elezioni generali. I kurdi partono da 22 deputati ma potrebbero arrivare a 30, c’è chi dice 35.
La campagna elettorale è fatta casa per casa, villaggio per villaggio. In un’elezione che ha tanti simboli sicuramente uno dei più forti è quello rappresentato da Hatip Dicle. Ex deputato del Dep assieme a Leyla Zana (anche lei candidata quest’anno) negli anni ’90, con Zana e altri due deputati è stato arrestato subito dopo le elezioni. Accusati di separatismo, i quattro deputati hanno passato dieci anni (la condanna era a 22) di carcere. Usciti nel 2004, Dicle come Zana sono ritornati a fare politica tra la gente. E la repressione non si è fermata un attimo. Hatip Dicle è oggi candidato ma non può fare campagna elettorale. È in carcere, detenuto come migliaia di altri politici e attivisti kurdi in quel processo farsa avviato dopo la vittoria del Dtp kurdo (prontamente messo fuori legge) alle elezioni amministrative del 2009. Così la campagna elettorale per Dicle la fanno i suoi compagni fuori.
A Kayapinar, quartiere di Diyarbakir che rientra nel collegio di Dicle, la campagna elettorale è stata affidata al sindaco. Ma anche lui è in carcere come Dicle. Così la palla è passata al sindaco sostituto, Mahmut Dag. Oltre a un pezzo di Diyarbakir il collegio comprende anche molti villaggi, alcuni a 80 chilometri da Diyarbakir, nel circondario di Lice. Raggiungere i villaggi è imperativo per i compagni di Hatip Dicle. Così un piccolo convoglio parte la mattina per un tour di sei villaggi. Alcuni non hanno che poche centinaia di persone. Che però attendono il convoglio festosi. Hanno appeso poster e bandiere lungo le strette stradine in salita. Aspettano di vedere la scheda elettorale: un lenzuolo lungo poco meno di un metro nel quale è difficile orientarsi. I nomi dei candidati indipendenti sono gli ultimi, dopo i partiti e sono scritti a corpo 6. Attrezzatissimi i giovani del Bdp hanno fotocopiato la scheda e girano porta a porta per mostrare a chi non sa leggere dove apporre la x.
Lice è un paesotto di diecimila persone. In questa zona negli anni ’90 i militari turchi hanno dato alle fiamme molti villaggi, costringendo la gente a emigrare. Molti sono andati a Diyarbakir. «Il mio villaggio – dice il sindaco sostituto Mahmut Dag – non esiste più. Era lì tra quelle montagne». Il paesaggio è mozzafiato: montagne che si susseguono una dopo l’altra, vallate verdissime, corsi d’acqua. Il convoglio arriva in un piccolo villagio, Yaprak, accolto da gente in festa. Il sindaco di Lice, Mehmet Ali Aydin, parla di Hatip Dicle, «che non è qui di persona a fare campagna elettorale perchè lo stato l’ha incarcerato. Io – aggiunge – sono stato in carcere con Dicle per dieci mesi. Ora sono fuori e posso fare campagna per lui. Dicle è un uomo che ha dato la sua vita per il nostro popolo».
Il Blocco messo in piedi da kurdi e sinistra turca vede insieme moltissime delle popolazioni presenti in Turchia, arabi, assiri. Dopo quasi un’ora attraverso un paesaggio vario e dai mille colori si arriva ad un villaggio chiamato Oykulu, abbarbicato su una montagna. Casette basse con il tetto piatto che si confondono nella roccia. C’è una certa emozione perchè questo è un villaggio dove si parla soprattutto arabo e dove ci sono diverse «guardie del villaggio» (kurdi al soldo del governo, ndr). I giovani del luogo però vanno all’università a Diyarbakir, sono entrati in contatto con il Blocco per il Lavoro e la Democrazia, hanno chiesto un incontro. L’atmosfera non è festosa come altrove, ma la delegazione viene ricevuta. L’incontro si svolge sulla terrazza di una sorta di sala comunale a picco su una vallata stupenda. Il sindaco di Lice parla di fratellanza e di speranza. «Questo nostro blocco – dice – dà l’opportunità a tutti a prescindere dalla loro appartenenza o lingua di esprimersi, di contribuire alla costruzione di un progetto di società diverso». Viene accolto da applausi, lascia Oykulu con la convinzione che qualche voto arriverà anche da lì. C’è ancora un piccolo villaggio da visitare. Il convoglio viene accolto da una folla di bambini che sventolano volantini con il viso di Hatip Dicle. Questa assenza/presenza fa una certa impressione. Si beve l’ennesimo çay, il the servito in bicchierini minuscoli. Si stende sul tavolo ancora una volta la chilometrica scheda elettorale e si conta per far vedere dove va segnata la x.

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