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Battisti, l’Italia richiama l’ambasciatore

Scontro con il Brasile. L’ex terrorista: “Non è un trionfo, rispetto le famiglie delle vittime”. Il governo di Brasilia gli concederà  un visto speciale per fare lo scrittore

Scontro con il Brasile. L’ex terrorista: “Non è un trionfo, rispetto le famiglie delle vittime”. Il governo di Brasilia gli concederà  un visto speciale per fare lo scrittore

BRASILIA – Il ministro degli Esteri brasiliano si chiama Antonio Patriota, è di origini italiane, e lavora in un palazzo disegnato da Oscar Niemeyer che ricorda un tempio greco con ampie volte rotonde e colonne stilizzate. Nelle stanze del palazzo dell´Itamaraty, davanti a un placido laghetto con una sfera al centro, la diplomazia brasiliana conserva l´aplomb nei confronti delle proteste italiane e del richiamo in patria dell´ambasciatore La Francesca. Il portavoce ripete: «Le nostre relazioni con l´Italia sono eccellenti e proseguono inalterate». L´agenda della presidenta Rousseff è fittissima e lei non è stata neppure informata del richiamo da parte dell´Italia del proprio ambasciatore: «E´ un caso giuridico risolto, i politici non hanno nulla da dire», è il ritornello degli uffici stampa. Il richiamo dell´ambasciatore La Francesca «è temporaneo» e serve a studiare i prossimi passaggi legali verso l´unica arma rimasta all´Italia: il ricorso alla Corte internazionale di giustizia dell´Aja.

Cesare Battisti è a San Paolo, in una delle case dell´avvocato Greenhalgh. Lo stesso che ha dettato al giornale Estado de S. Paulo una breve dichiarazione molto conciliante dell´ex terrorista: «Non intendo vivere questo momento come la celebrazione di un trionfo. Dobbiamo rispettare le istituzioni e le famiglie delle vittime». Greenhalhg, che guida a San Paolo uno studio con oltre venti avvocati, è un genio delle relazioni pubbliche e mentre tiene lontano Battisti fisicamente dai mass media gli costruisce addosso l´immagine dell´intellettuale che dopo tanti anni dal suo passato di «militante politico» vuole starsene in pace a scrivere libri. Un ritratto che non sta in piede ma che Greenhalgh ha scolpito con costanza in questi anni. Mentre era in carcere a Papuda, Battisti ha già pubblicato due libri e ne avrebbe quasi pronto un terzo. Per la casa editrice Martins Fontes è uscita una autobiografia autoassolutoria (“La mia fuga senza fine”) e un romanzo, “Ser Bambu”, che narra – anche questo – le vicende di un eroico fuggiasco. I due libri non sono andati benissimo e vale la pena dubitare della possibilità che Battisti possa sopravvivere in Brasile «facendo lo scrittore».
La vicenda del visto di residenza è un altro capitolo inquietante. Battisti può restare in Brasile solo se gli viene concesso un «visto speciale» perché con le normali procedure cui sottostanno i comuni mortali dovrebbe essere espulso come immigrante illegale entrato nel paese con un passaporto falso. Stando alle leggi non ha alcun requisito valido per ottenere un visto di residenza né temporaneo, né tantomeno permanente. Ma non può neppure lasciare il paese perché in ogni altro luogo potrebbe essere arrestato. Così al ministero del Lavoro ne stanno inventando uno apposta per lui. Avrà un visto speciale permanente come scrittore.
Se in Italia crescono proteste e polemiche in Brasile si prova a normalizzare al più presto il conflitto. Perfino l´ex presidente Lula è tornato brevemente sull´argomento: «La decisione che ho preso è conforme al Trattato di estradizione con l´Italia, lo ha riconosciuto anche il Tribunale supremo», ha detto. Mentre dall´Italia il governatore veneto Zaia, unendosi a Calderoli, rilanciava l´idea del boicottaggio dei Mondiali di calcio che nel 2014 si svolgeranno negli stadi delle città brasiliane.

 

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