Solo con l’amore si sopravvive all’Urss

In un film non del tutto riuscito, il regista greco Angelopoulos affronta la storia del Novecento: da Stalin alla Shoah. Con Willem Dafoe, Irène Jacob, Bruno Ganz

In un film non del tutto riuscito, il regista greco Angelopoulos affronta la storia del Novecento: da Stalin alla Shoah. Con Willem Dafoe, Irène Jacob, Bruno Ganz

l regista greco Theo Angelopoulos non dovrebbe avere bisogno di presentazioni. Con le sue opere degli anni 70, in particolare la trilogia sulla storia greca formata da I giorni del ‘36 assieme a La recita e I cacciatori, si collocò tra i nomi di punta dell´innovazione internazionale. Appartenente a una generazione (nato nel ‘35) cinematograficamente abbeveratasi all´estetica e alla poetica dei rottamatori parigini della Nouvelle Vague, Angelopoulos vi ha unito la sensibilità politico-ideologica degli europei del sud, vincolando così l´audacia espressiva del suo cinema alle sofferte passioni delle vicende nazionali (esiliato dal regime dei colonnelli instaurato nel ‘67, figlio della guerra civile che insanguinò la Grecia del dopoguerra e di un padre condannato a morte) e della grandiosa e torva epopea del comunismo. Importante nel suo percorso artistico è il legame che dagli anni 80 stabilisce con l´Italia: Tonino Guerra sceneggiatore, Mastroianni due volte interprete di suoi film, Volonté che morì proprio su un suo set.
La polvere del tempo (festival di Berlino 2009) è il secondo atto di una nuova trilogia avviata con il precedente La sorgente del fiume. Va data una sintesi di quella che sarebbe improprio definire trama o intreccio. Piuttosto un´idea e i personaggi che la abitano. Un uomo ottiene documenti falsi per raggiungere un angolo remoto dell´Unione Sovietica. E´ Spyros, greco emigrato negli Stati Uniti dopo la guerra. Va a cercare Eleni, la sua amata con la quale divide soltanto il ricordo di un ballo, che coinvolta nella guerra civile ha seguito la diaspora comunista in Urss. La ritrova – ed è il giorno della morte di Stalin, marzo 1953 – ma i due hanno appena il tempo di amarsi che vengono arrestati. Eleni spedita in Siberia dove nascerà A. (il film lo chiama solo A.) figlio di quell´unica notte d´amore furtivo, e dove ritroverà Jacob, ebreo tedesco conosciuto in Russia, innamorato di lei, che le resterà per sempre accanto anche se respinto. Tutto questo viene in realtà risvegliato dalla memoria e dalle ricerche ossessive di A. ormai cinquantenne, regista che prepara un film sulla propria storia e ne viene inghiottito, perdendo la fiducia della moglie e della figlia (Eleni anche lei). I personaggi del passato non appartengono soltanto al passato, si sono salvati dalla macina della Storia e ritornano. Le loro vite nomadi si sono svolte tra mille viaggi e trasferimenti e il film li racconta punteggiando i loro percorsi con i grandi avvenimenti e passaggi d´epoca: la Shoah e Israele, la destalinizzazione, il Vietnam, la caduta del Muro, il nuovo millennio. Ciò che resiste e continua a unirli è la solidarietà, l´amicizia, l´amore. Valori che li fanno sentire vivi e antidoto alla sinistra percezione di sé come sopravvissuti a un tempo di ferro e sangue sparso inutilmente.
Debole nella struttura e suggestivo nell´evocazione, il film merita rispetto. Ma non è riuscito. A. è Willem Dafoe, Eleni (la madre) Irène Jacob, Spyros e Jacob da adulti/anziani sono rispettivamente Michel Piccoli e Bruno Ganz.

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