Non chiacchiere, ma solidi argomenti

George Schultz, professore di economia al Mit, ministro del Tesoro con il presidente Nixon, segretario di Stato per due mandati con Ronald Reagan, fece scandalo nel 1998 quando aderì a un appello di studiosi e economisti per la legalizzazione delle droghe. I suoi presidenti Reagan e Nixon erano stati il simbolo della guerra alle droghe.

George Schultz, professore di economia al Mit, ministro del Tesoro con il presidente Nixon, segretario di Stato per due mandati con Ronald Reagan, fece scandalo nel 1998 quando aderì a un appello di studiosi e economisti per la legalizzazione delle droghe. I suoi presidenti Reagan e Nixon erano stati il simbolo della guerra alle droghe.

Schultz la spiegò così: «In realtà, a Washington sono in molti a pensarla come me. Ma non si lasceranno scappare nemmeno una parola finché restano nella capitale». Così Schultz apriva uno squarcio su un mistero: se scienziati di diverse formazioni prendevano in considerazione l’opzione antiproibizionista, perché invece la politica non voleva nemmeno discuterne?
Poco più di dieci anni dopo, un documento di una chiarezza formidabile invita Onu e governi di tutto il mondo a far partire una riforma di tutta l’impostazione. È firmato anche da Schultz (e questa non sarebbe una notizia). Ma soprattutto da alcuni dei massimi esponenti della politica mondiale. Tutti rigorosamente ex: cioè pezzi grossi che ora possono parlare liberamente. A cominciare da Kofi Annan. Per proseguire con Paul Volker già a capo della Fed. E con tre presidenti del centro e sud america che hanno visto i loro paesi devastati dalle conseguenze strutturali del proibizionismo: il Messico, con decine di migliaia di morti nella guerra tra bande, la Colombia, con narcotrafficanti che hanno comprato governi interi, e il Brasile che ha visto le proprie strade simili alla Chicago anni Venti col proibizionismo dell’alcol e Al Capone. La presidente della Svizzera, Ruth Dreifuss, si era espressa senza reticenze anche quando era in carica. Era già partita la somministrazione di eroina medica a tossicodipendenti e diversi referendum l’avevano confermata in base ai risultati ottenuti: diminuzione dell’80% della microcriminalità, miglioramento delle condizioni di vita e ritorno al lavoro dei soggetti. La ministra della Salute della Germania, Marion Caspers Merk, aveva autorizzato una sperimentazione simile in 20 città chiave nel 2001, confermata, data l’ottima riuscita, anche dai governi Merkel.
La commissione porta solidi argomenti, non chiacchiere. Una conferenza stampa a New York ottiene un risultato mondiale senza precedenti. L’obiettivo è l’Onu, che deve diventare il primo attore di una politica di cambiamento. I governi di tutto il mondo sono presi un po’ in contropiede. Nell’ agenda ci sono tante priorità. Ma qui non si tratta di cambiare tutto il mese prossimo. Un atto minimo da parte dei governi più lungimiranti: invitare i dirigenti della Commissione per approfondire. Doveroso anche per il parlamento italiano. Poco immaginabile per Giovanardi anche se la conoscenza diretta gli potrebbe essere utile.
Un po’ in contropiede anche i media. Ma nei siti di tutto il mondo la storia dilaga. Inevitabile una discussione alta. Il tappo è saltato. Una mattina di New York ha fatto vedere quello che 40 anni di movimenti e controinformazione e azioni dei governi e parlamenti più responsabili avevano seminato. Sarà importante monitorare le reazioni più aprioristicamente negative: possono nascondere posizioni di connivenza con i cartelli di narcotrafficanti, la lobby più colpita dal successo mondiale del rapporto.

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