Ordine di arresto per i venti militari responsabili della strage al campus dell'Universidad Centroamericana avvenuto il 16 novembre 1989, dove morì padre Ignacio Ellacuria

">

El Salvador, giustizia è fatta

Ordine di arresto per i venti militari responsabili della strage al campus dell’Universidad Centroamericana avvenuto il 16 novembre 1989, dove morì padre Ignacio Ellacuria

Ordine di arresto per i venti militari responsabili della strage al campus dell’Universidad Centroamericana avvenuto il 16 novembre 1989, dove morì padre Ignacio Ellacuria

La giustizia spagnola ha infine dettato un ordine di arresto per i venti militari responsabili della strage del campus della Uca di San Salvador, perpetrata il 16 novembre 1989 contro padre Ignacio Ellacuría e i suoi compagni gesuiti. Il giudice Eloy Velasco ha emesso un ordine di cattura internazionale per l’ex colonnello Guillermo Benavides e i membri del battaglione Atacatl, che imboscarono i gesuiti scrivendo una delle pagine piú crudeli e becere della guerra civile salvadoregna.

I soldati dell’Atacatl giunsero all’Universidad Centroamericanaa di sera, irrompendo con la forza e obbligando padre Ellacuría e gli altri gesuiti (Ignacio Martín Baro, Segundo Montes, Armando López, Juan Ramón Moreno, Joaquín López y López, tutti di nazionalitá spagnola eccetto López) ad uscire dai loro alloggi. Si trovavano in pigiama e completamente inoffensivi. Vennero condotti in giardino, assieme ad Elba Julia Ramos -che attendeva i gesuiti- e la figlia Celina, di sedici anni. Senza alcuna spiegazione, i religiosi vennero fatti stendere a terra e dopo alcuni minuti di attesa, passati per le armi. Uno dei soldati che perpetrarono il crimine, l’ex sergente Antonio Ramiro Avalos, ha ammesso di aver agito obbedendo gli ordini ricevuti e che i superiori gli avevano ricordato che quei religiosi non erano altro che delinquenti che andavano eliminati per le idee che infondevano. Il sergente, secondo propria ammissione, fu l’autore materiale dell’uccisione del padre Moreno e del padre López. Secondo la ricostruzione fatta dalla Comisión de la Verdad, i gesuiti non protestarono e non si rivoltarono nemmeno quando iniziarono gli spari.

Poco piú in lá, Elba Julia Ramos e sua figlia assistevano incredule all’esecuzione. Lo stesso soldato che le rassicurava avrebbe poi estratto la pistola per ucciderle. Poco prima di andarsene, i soldati diedero un colpo di grazia a padre Baro e alle due donne perché trovate ancora in vita.

Padre Ignacio Ellacuría era una delle voci piú importanti della Teologia della Liberazione. Basco, 59 anni, aveva fatto dell´Universidad Centroamericana di San Salvador il punto nevralgico delle sue attivitá. Allo scoppio del conflitto salvadoregno, aveva difeso l’autonomia universitaria dalla censura che le autoritá cercavano di imporre a tutti i centri di studio. Partitario della soluzione pacifica del conflitto, dopo l’assassinio di monsignor Romero, era diventato il punto di riferimento della societá cattolica che chiedeva i negoziati. Ellacuría, peró, venne dichiarato persona non grata dalla dittatura e costretto a rientrare in Spagna. Ciononostante aveva continuato ad insistere per una soluzione pacifica alla guerra civile ed era intervenuto come mediatore nel sequestro della figlia dell’allora presidente Duarte. Il suo interesse per il destino del Salvador e, soprattutto, per le conseguenze della guerra sulla popolazione civile, segnarono la sua condanna a morte.

Dopo un ultimo viaggio nella natale Spagna, il gesuita faceva ritorno a San Salvador, dove lo aspettava la vendetta dei militari. L’autore intellettuale del crimine é sempre stato ritenuto il colonnello René Emilio Ponce, diventato dopo quella mattanza Capo di Stato maggiore dell’esercito salvadoregno e piú avanti ministro della Difesa. Ponce -deceduto all´inizio di questo mese per un’insufficienza cardiaca-, nonostante le varie accuse di genocidio, terrorismo e violazione dei diritti umani, é stato fino all’ultimo celebrato come un eroe da un gran numero di salvadoregni.

In una intervista alla televisione spagnola, il militare ha rifiutato ogni addebito sui crimini della Uca, scaricando l’intera colpa sul colonnello Benavides. ¨Non mi pento di essere stato al comando delle Forze Armate¨ dice Ponce nell’intervista ¨e di aver fatto valere lo Stato di diritto, per difendere le istituzioni, le libertá ed il sistema costituzionale del nostro Paese… I gesuiti furono vittime delle circostanze e del contesto¨.

Mentre Benavides si astiene dal dare dichiarazioni, un ex ufficiale salvadoregno esiliato in Spagna, ha ammesso l’anno scorso che la morte di Ellacuría fu preparata a tavolino il giorno prima. Il gesuita era appena rientrato nel Salvador e Benavides riuní i suoi ufficiali per avvisarli che aveva ricevuto ordine dallo Stato maggiore di eliminarlo assieme agli altri gesuiti. Il testimone racconta di essere stato presente a quella riunione -in qualitá di maggiore del battaglione Atacatl- e di essere stato lui stesso a comunicare personalmente all’allora colonnello Ponce che gli ordini erano stati eseguiti con successo.

La giustizia salvadoregna aveva giudicato il colonnello Guillermo Benavides giá nel 1991 e lo aveva riconosciuto colpevole, condannandolo a 30 anni, assieme al tenente Yusshy Mendoza che guidó i soldati nella strage. L’amnistia era peró giunta presto: nel 1993 entrambi furono scarcerati grazie alla legge generale di riconciliazione.

La richiesta della giustizia spagnola apre una nuova pagina ed obbliga il governo salvadoregno a rispettare l’accordo di estradizione firmato tra i due Paesi. Secondo l’indagine del giudice Velasco, l’uccisione dei gesuiti venne pianificata per la pressione che questi stavano operando sulla comunitá internazionale per l’organizzazione di una conferenza di pace. I responsabili del misfatto, da Ponce a Benavides, presero la decisione collegialmente, all’interno dello Stato maggiore; infine, il giudice spagnolo ha ritenuto che il processo salvadoregno non ha valore, perché fu cosí parziale da assolvere addirittura i soldati che avevano confessato il crimine.

Dal Salvador, dove la stampa -in mano ai gruppi conservatori- ha appena commentato la notizia, sono intanto giunte le prime caute dichiarazioni ufficiali secondo le quali la richiesta del giudice Velasco verrá presa in considerazione dagli organi competenti.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password