La protesta degli operai a Castellammare di Stabia
Monsignor Bregantini esprime la “grande preoccupazione” della Cei per la decisione di licenziare un gran numero di lavoratori. La protesta è “simbolo di una rabbia che non è più contenibile”. Ma “le violenze non sono mai giustificate”
La protesta degli operai a Castellammare di Stabia
Monsignor Bregantini esprime la “grande preoccupazione” della Cei per la decisione di licenziare un gran numero di lavoratori. La protesta è “simbolo di una rabbia che non è più contenibile”. Ma “le violenze non sono mai giustificate”
ROMA – “La forza della rivolta al sud è stata accompagnata da una violenza che è il simbolo di una rabbia che c’è nel cuore della gente e che non è più contenibile, Quanto sta avvenendo è come la mano di Dio che ci avverte: prepariamoci alla collera dei poveri”. Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e arcivescovo di Campobasso, commenta con parole forti la vicenda Fincantieri e la protesta degli operai.
Il prelato ha voluto testimoniare la “grande preoccupazione” dei vescovi italiani per quanto sta avvenendo sul piano sociale e il loro “rammarico per la decisione” dei vertici di Fincantieri “‘di licenziare un numero così alto di lavoratori”. La gravità della rivolta, ha aggiunto a margine dei lavori dell’assemblea generale della Cei, “dimostra come questi fenomeni siano collegati a quanto avviene in Spagna. Adagio adagio non è più una questione del Nord Africa, ma ormai le situazioni cominciano a degenerare anche da noi e ci avvertono, quasi come un’avvisaglia, che se la cosa non è contenuta in un certo modo, la vicenda sarà sempre più difficile da gestire”.
“Quanto sta avvenendo – ha proseguito – è come la mano di Dio che ci avverte: prepariamoci alla collera dei poveri, è quanto disse nel ’68 Paolo VI nella enciclica ‘Populorum progressio’: la collera dei poveri sarà incontenibile, perché non potremmo più giustificarla né contenerla. Questa direi è la lettura sapienziale e angosciante che è nel nostro cuore”. E ancora: “La preoccupazione per Castellammare è doppiamente tragica. Indubbiamente poi la situazione di Castellammare ci dimostra come queste zone del Sud siano sempre più dimenticate e sempre più siamo angosciati da questi fatti”.
Intervistato da One-o-five Live, canale di Radio Vaticana, monsignor Bregantini ha lanciato un appello a politica e istituzioni: “Possono fare tantissimo. Bisogna intervenire subito, studiare bene le cose. La politica deve farsi più seria, solo se incontra problemi reali come questo o la precarietà dei giovani, la politica si purifica”. Per il prelato è necessario “trovare soluzioni di transizione” come le “reti di solidarietà”. “Bisogna essere molto progettuali. Non si può dire: siccome i conti in Borsa vanno male, gli operai li lasciamo a casa. Voglio ricordare che la fabbrica non è solo degli imprenditori o degli azionisti ma è anche di una città, del sindacato, degli operai, di un intero popolo. Questo ci dice l’enciclica ‘Caritas in veritate'”.
Anche “la chiesa può fare molto. Da una parte deve stare vicino a chi rischia il lavoro o lo ha già perso, dall’altra può essere un collante nelle trattative tra impresa e sindacato. E’ già avvenuto molte volte che un vescovo o un prete delegato abbiano aiutato le parti contrapposte a trovare una soluzione. Che molto spesso c’era ma non si voleva adottare”.
Bregantini non ha dubbi neppure sulle proteste violente avvenute a Genova e Castellammare di Stabia : “Le violenze non sono mai giustificate. Però queste sono comprensibili. Il dolore e la disperazione di questi operai è tanto grande che si arriva a queste forme di protesta che noi non condividiamo ma comprendiamo. Ed è per questo che bisogna stargli vicino in tutti i modi. La chiesa lo sta già facendo”.
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