Con 100mila volumi e 4000 riviste, ecco il nuovo spazio, a Bologna, dedicato alle scienze umane  ">

Se Il Gramsci e Il mulino uniscono le biblioteche

Due centri ‘rivali’, del Pci e dei cattolici, metteranno insieme i loro libri. Con 100mila volumi e 4000 riviste, ecco il nuovo spazio, a Bologna, dedicato alle scienze umane 

Due centri ‘rivali’, del Pci e dei cattolici, metteranno insieme i loro libri. Con 100mila volumi e 4000 riviste, ecco il nuovo spazio, a Bologna, dedicato alle scienze umane 

BOLOGNA – Qualche decennio fa si guardavano in amichevole cagnesco. «Sanno tutto sui puritani del Massachusetts e nulla delle mondine di Molinella»: il sarcastico giudizio sugli intellettuali del Mulino, probabilmente apocrifo, è attribuito al sindaco comunista Renato Zangheri. Ma adesso mondine e puritani cercano una casa comune a Bologna. La Fondazione Istituto Gramsci Emilia Romagna, custode degli archivi del Pci, e la Fondazione Biblioteca del Mulino, proiezione della storica casa editrice, hanno raggiunto un accordo per mettere in comune i patrimoni librari, archivistici e documentari in un´unica biblioteca che disporrà di oltre centomila volumi e oltre quattromila riviste di cui un migliaio “attive”, un centro studi che offrirà un´ottantina di posti lettura e sarà verosimilmente la più grande biblioteca di scienze umane, storiche ed economiche al servizio dell´Università più antica dell´Occidente. Accantonato per le dimissioni del sindaco precedente, il progetto riprende a marciare oggi, col ritorno della città alla vita democratica dopo il commissariamento: una sede, location segretissima per non bruciarla, sarebbe già stata opzionata. 

Ma al di là dell´aspetto scientifico, è chiaro a tutti il valore simbolico dell´abbraccio tra due tradizioni culturali, quella comunista e quella demo-liberal-cattolica, tra le quali i muri non hanno più ragione d´esistere da tempo. «In questa città Luigi Pedrazzi, tra i padri fondatori del Mulino, è stato vicesindaco di una giunta di sinistra», ricorda il presidente della Fondazione il Mulino Ugo Berti. Ma prima ancora, la sfida tra le due scuole era stata tanto rispettosa quanto manifesta. La “rivista di cultura e politica” Il Mulino, ideata da giovani intellettuali affascinati dalle nuove tendenze delle scienze umane di oltre Atlantico, era nata nel 1951, in piena guerra fredda, proprio a Bologna, la città in cui il Pci intendeva dimostrare non solo le proprie virtù di buongoverno, ma anche la sua egemonia in campo culturale. Più concorrenza che competizione, più sconfinamenti che guerra di trincea, il confronto fra le due sponde ebbe momenti di lontananza (la sfida tra il sindaco comunista Dozza e il cattolico Dossetti, il XX congresso del Pcus) e momenti di avvicinamento (nel ´63 la rivista ospitò una riflessione sul Pci con articoli di Zangheri e Fanti). Nel tempo le barriere sfumarono progressivamente: del resto Bologna è la città di Romano Prodi, professore “mulinante”, e del suo Ulivo. E la prima idea di una partnership venne da un padre del Mulino, Giovanni Evangelisti, scomparso di recente. Ma molto ha contato che il politologo Carlo Galli, attuale presidente del Gramsci che lunedì ha inaugurato la sua nuova sede in città, sia il primo custode dell´eredità archivistica del Pci a non avere un passato comunista, oltre ad essere lui stesso un “mulinante”: «Da tempo», sottolinea, «il Gramsci non è solo una cassaforte della storia ma un centro di elaborazione del pensiero democratico: l´intesa era inevitabile». Si cerca ora quel dettaglio che entrambe le tradizioni tenevano in gran conto: il capitale.

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