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Il Santo è apparso. Per oggi annuncia una contestazione

Lingotto/ Flash mob tra gli stand. Volantini, post-it e megafoni contro la precarietà  nell’industria editoriale

Lingotto/ Flash mob tra gli stand. Volantini, post-it e megafoni contro la precarietà  nell’industria editoriale

Dopo che le notizie sulle sue apparizione al Salone internazionale del libro di Torino non avevano avuto né conferme né smentite, ieri San Precario e i suoi devoti si sono fatti vedere al Lingotto. In termini mediatici hanno compiuto un flash mob, cioè un’azione che ha interessato gli stand del gruppo Rcs, di Mondadori, di Einaudi e di altre case editrici. Hanno diffuso volantini, megafonato le ragioni dell’azione, affisso e distribuito post it con su scritto «Libro 3X2. Fatto da tre redattori al costo di due»e «Libro D.O.P. Denominazione di Origine Precaria». L’azione, organizzata da Repretre (Rete redattori precari) e dal Punto legale San precario attivo all’interno del centro sociale Gabrio, è durata giusto il tempo per coinvolgere sia i lavoratori degli stand che il pubblico presente. Annunciando però che oggi saranno di nuovo al Salone del libro, perché intendono contestare la casa editrice Narioca Press, responsabile secondo San Precario di aver pubblicato un libro che, senza nessun pudore o concessione all’ipocrisia del politicamente corretto, esalta e fa le lodi della precarietà in nome del libero mercato e dei profitti per le imprese. 

Poi, come è in ogni flash mob che si rispetti, San precario e i suoi devoti si sono dispersi tra i capannoni che ospitano il Salone del libro. Sono apparsi, però, alcune ore dopo. Questa volta l’obiettivo era il centro commerciale a ridosso del Lingotto. In questo caso, si sono aggiunti alcuni lavoratori del call center Voice Care e del coordinamento torinese dei lavoratori dei call center. Oltre a diffondere materiale informativo, i precari hanno diffuso anche il questionario messo a punto nei mesi passati su come organizzare uno «sciopero precario», cioè una forma di lotta per figure lavorative che sono diffuse sul territorio. 
Dunque la precarietà è emersa anche nel Salone del libro. Da alcuni anni era il tema più discusso tra chi lavora negli stand. Non solo perché precari sono molti di chi è dietro il bancone dove sono esposti i libri, magari che denunciano la diffusione di rapporti di lavoro precari, ma perché «atipici» sono molti editor, traduttori, correttori di bozze, addetti al marketing. Spesso sono partite Iva, altre volti hanno contratti a progetto, oppure sono a «tempo determinato». Ma tutti hanno un rapporto di lavoro continuativo da anni con questa o quella casa editrice. Di questo piccole esercito poco si sa. In alcune città (Milano, Roma) si sono costituiti gruppi di lavoratori che hanno cominciato a riflettere sulle loro condizioni di lavoro. Si sono moltiplicati si siti Internet dove raccontare le loro storie di ordinaria precarietà. Molti i gruppi fioristi sui social network. 
La difficoltà maggiore è come articolare un ordine del discorso per un lavoro che la retorica dominante considera speciale, perché intellettuale. Ma è diffusa la convinzione che anche se intellettuale, è un lavoro sempre più svalorizzato, tassello di quella «guerra all’intelligenza» che caratterizza molti paesi che, solo pochi anni fa, discettavano di «società della conoscenza». Con l’azione di ieri, San Precario e i suoi devoti hanno segnalato che non solo è finito il tempo del silenzio, ma che è iniziato anche quello del conflitto. In vista dello sciopero precario del prossimo autunno. E oggi San precario si farà nuovamente vivo al Lingotto.

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