Arrestati per aver partecipato ai voli di sterminio dei desaparecidos. Due lavoravano ancora per la compagnia di bandiera argentina
Arrestati per aver partecipato ai voli di sterminio dei desaparecidos. Due lavoravano ancora per la compagnia di bandiera argentina
Migliaia di volte avranno ripensato a quel loro segreto e migliaia di volte, in oltre quarant´anni, avranno pensato di essere fuori pericolo. Se nessuno chiedeva ragioni, bastava restare in silenzio, condurre una vita normale come altre centinaia di ex giovani militari argentini che alla fine degli anni Settanta presero parte a quell´operazione di sterminio che i generali dell´epoca chiamarono «Processo di riorganizzazione nazionale». L´altro ieri li hanno arrestati. Due, Mario Daniel Arrù ed Enrique José de Saint Georges, sono piloti ancora in servizio nella compagnia di bandiera nazionale, le Aerolineas Argentinas, e fino a qualche mese fa guidavano i Boeing sulle rotte per Roma e Madrid; un terzo pilota, Alejandro D´Agostino, è in pensione. Il giudice di Buenos Aires, Sergio Torres, li accusa di aver pilotato uno Skyvan dal quale vennero gettati in mare un gruppo di oppositori politici nel 1977. È la prima volta dalla famosa confessione di Adolfo Scilingo – l´ufficiale della Marina che nel 1994 ammise di aver partecipato a due missioni per buttare in mare detenuti politici durante la dittatura – che in Argentina si riapre uno dei capitoli più crudeli degli eccidi dei militari: “i voli della morte”.
Il numero delle persone assassinate in questo modo è ufficialmente sconosciuto. Forse furono cinquemila, forse di più. Se i cadaveri riemergevano lungo le spiagge a sud del paese, venivano sepolti in fretta senza identificazione e senza indagini. Corpi ignoti. Ma il sistema, come raccontò Scilingo – che oggi sconta una condanna a 30 anni di carcere in Spagna per crimini contro l´umanità – al giornalista Horacio Verbitsky (autore di El vuelo, 1995), funzionava con ogni dettaglio. Sull´aereo che trasportava verso l´Oceano i detenuti politici c´erano, insieme ai soldati, dei medici e un cappellano militare. I medici procedevano all´anestesia, il cappellano militare all´estrema unzione. I giovani oppositori addormentati venivano poi messi in un sacco di juta legato, e appesantito con sassi, e gettati in mare. Nessuno di loro conosceva il destino che lo attendeva.
L´inchiesta del giudice che ha portato all´arresto dei tre piloti è dettagliata. Nasce da ricerche condotte da sopravvissuti dell´Esma – la Scuola di Meccanica della Marina che divenne un lager durante la dittatura – che, insieme ad un fotoreporter italiano, sono riusciti a ritrovare i piani di volo dell´epoca dai quali risulta la presenza dei tre piloti in alcuni di quegli aerei. Nell´ordine di cattura, insieme ad una monaca francese – desaparecida dal ‘77 – c´è un nome eccellente: è quello di Azucena Villaflor, la fondatrice delle Madri de la Plaza de Mayo, l´organizzazione delle mamme delle giovani vittime della dittatura. Secondo l´inchiesta la monaca francese e Azucena Villaflor vennero assassinate insieme e il volo della morte – di cui esiste la documentazione – decollò da Buenos Aires la notte del 14 dicembre 1977. I resti delle due donne vennero rinvenuti nel 2005 in una fossa comune lungo la costa dell´Oceano Atlantico.
Con i tre piloti sono stati arrestati un graduato della Marina, Ricardo Ormello, che oggi lavorava come meccanico sempre per le Aerolineas Argentinas e un avvocato che ha difeso alcuni militari processati. Il meccanico Ormello sarebbe un nuovo reo confesso avendo raccontato a diversi suoi colleghi di lavoro di aver preso parte ai “voli della morte”. Ma adesso la speranza dei parenti delle vittime è quella di avere nuove confessioni per ricostruire quell´orrore. Esclusi pochissimi casi l´omertà all´interno delle Forze armate argentine è stata assoluta. E l´identità di coloro che presero parte allo sterminio ancora in moltissimi casi nascosta. I generali della dittatura programmarono l´operazione in modo che restasse un mistero. Che le vittime sparissero e che gli aguzzini fossero nient´altro che ombre negli incubi dei sopravvissuti.
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