Russia, enfants terribles giovani e meno giovani

INCONTRI Generazioni a confronto tra gli autori del Lingotto

INCONTRI Generazioni a confronto tra gli autori del Lingotto

  Se potessimo sovrapporre al sontuoso programma russo di questo 24esimo Salone del libro l’elenco ancor più sterminato degli autori presenti alla Buchmesse di Francoforte nel 2003 quando la Russia fu paese ospite, l’insieme lievemente cacofonico che otterremmo evidenzierebbe il permanere di alcuni nomi granitici, un paio di assenze inspiegabili e svariate piacevoli sorprese.
Cominciamo da queste ultime. Fino a due anni fa non sembrava affatto scontato che l’editoria italiana potesse accogliere due giovani autori come Zachar Prilepin e Michail Elizarov, rappresentanti «anfibi» della generazione dei trentenni che hanno fatto in tempo a vedere l’Urss, ma anche a sperimentare le conseguenze della transizione al capitalismo. Il ripiegamento istintivo verso un passato idealizzato, l’esigenza confusa di riparare agli errori dei padri per retrocedere allo stato di innocenza proprio dell’infanzia è al centro dei romanzi che Elizarov e Prilepin presenteranno rispettivamente venerdì 13 alle 12.30 e domenica 15 alle 14. Se Il bibliotecario di Elizarov (traduzione di Simone Guagnelli, Atmosphere libri, pp. 436, euro 19), sfrutta una delle tendenze stilistiche ricorrenti nella narrativa russa odierna, ovvero la contaminazione di scenari realistici con elementi fantasmagorici,Patologie, romanzo con cui Prilepin esordì nel 2003 (ora tradotto per Voland da Enzo Striano, pp. 336, euro 15) affronta invece il tema del conflitto ceceno, intessendo un sofferto dialogo a distanza con Un eroe del nostro tempo di Lermontov. Schiettamente sovietico è al contrario il retroterra del Bibliotecario che «recupera» le opere di un oscuro pennivendolo del realismo socialista, destinate a rivelare insospettati poteri magici e a trasformarsi nell’ambita preda di collezionisti-adepti in acerrima concorrenza tra loro.
«Collezionare brandelli di passato» è anche l’inguaribile debolezza del protagonista del notevole Ponte di pietra di Aleksandr Terechov (traduzione di Claudia Zonghetti, e/o, pp. 512, euro 22) di cui si parlerà venerdì 13 alle 15.30. Indagando sulla base delle fonti d’archivio una di quelle vicende paradossali di cui la storia sovietica non è mai avara (il cosiddetto «caso dei lupacchiotti», ossia l’omicidio nel ’43 a Mosca di due adolescenti figli della élite politica), l’autore ricostruisce gli oscuri contorni di «Quarto impero», società segreta filonazista che i rampolli della nomenklatura, in aperta sfida al carrierismo dei padri, avevano fondato per rovesciare il regime staliniano.
Aspetti più consueti (ma non per questo meno inquietanti) della vita quotidiana in Urss affiorano nel romanzo Il tempo delle donne di Elena Cizova (traduzione di Denise Silvestri, Mondadori, pp. 230, euro 19,50). Inedito tentativo di raffigurare la poshlost’ sovietica (ossia quella trivialità tipicamente russa sulla cui traduzione inglese tanto si affannò Nabokov), questo romanzo che nel 2009 ha vinto il Booker russo narra la storia di Antonina, operaia e ragazza-madre che, nel tentativo di non far mancare nulla né alla figlia, né alle tre anziane signore che la ospitano nella loro casa leningradese non si accorge di avere un tumore all’utero. Indulgendo nella descrizione autoconsolatoria del «normale» eroismo femminile, l’autrice (che a Torino converserà con Serena Vitale venerdì 13 alle 13.30) rischia di soffocare il lettore con l’accumulo pleonastico di panni sporchi, incombenze domestiche, proiezioni oniriche e apologhi pseudo-folklorici, confezionando un testo diseguale che si rifà alla prosa di Ljudmila Ulickaja, ma non ne eguaglia né il ritmo, né l’ironia. Ed è proprio alla scrittrice moscovita (di cui Bompiani ha proposto un anno fa Daniel Stein, traduttore) che spetterà stasera l’onore della prolusione inaugurale.
Accanto ai trentenni postsovietici (cui sarà dedicata una tavola rotonda sabato alle 21) o agli autori come Terechov, la Cizhova o Mariam Petrosjan che hanno richiamato l’attenzione degli editori occidentali grazie ai premi vinti o sfiorati, a Torino converranno anche indubbi protagonisti della letteratura russa del secondo Novecento, come Sasha Sokolov (sabato 14, ore 15.30). E se non si può che dolersi per l’assenza sempre più clamorosa di Vladimir Sorokin, pervicacemente snobbato dalla nostra editoria, l’appuntamento domenicale con Viktor Erofeev (ore 12.30) darà al lettore l’occasione più unica che rara di incontrare un autore che, a 63 anni, ha ancora la fortuna di vedersi definire (cito dal sito del Salone) «enfant terrible della nuova letteratura russa». Complice probabilmente l’«autobiografia bugiarda» Il buon Stalin (Einaudi 2008) che ripercorre la sua «felice infanzia staliniana», ostentando la tendenziosità di un io narrante irriverente e narciso. Infine, ulteriore motivo di gioia è la nascita a Firenze di Nikita, casa editrice programmaticamente rivolta ai paesi dell’est europeo che a Torino tuttavia presenterà tre autori non russi, bensì rumeni.

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EDITORIA
Un mercato sul crinale tra i samizdat di ieri e il digitale di domani

 Agli albori degli anni Zero, ormai tramontati, il critico Dmitrij Bak fu tra i primi a proporre di rileggere la storia letteraria russa alla luce delle forme in cui venivano calate di volta in volta le opere, ossia dai medium che ne veicolavano la ricezione. Un approccioreader-oriented che in Russia assumeva una valenza particolare, stante la specificità di un mercato librario che nel suo codice genetico recava ancora l’impronta della dualità tra editoria di Stato e pubblicazioni clandestine autoprodotte (samizdat), venuta meno solo all’inizio degli anni Novanta.

Nel contesto post-sovietico la nota affermazione di Roger Chartier e Guglielmo Cavallo per cui al lettore non si offrono mai testi astratti, svincolati da ogni materialità, induceva la critica a una rinnovata attenzione verso forme altrove ritenute desuete come la rivista letteraria, oppure a un primo tentativo di inquadrare quella vastissima produzione scritta che trovava in Internet un approdo non più cartaceo. Caratterizzato da pratiche sempre più articolate di rimediazione digitale, ma anche dall’indubbia popolarità di cui godono tuttora la pubblicazione su rivista o la declamazione poetica in pubblico, lo spazio della lettura in Russia conserva ancora una sua specificità che – si spera – dovrebbe emergere dai numerosi approfondimenti proposti dal Salone, a partire dalla tavola rotonda coordinata dallo stesso Bak (venerdì 13, ore 11.30) nella quale, coinvolgendo Sasha Sokolov, Aleksandr Terechov, Mauro Di Leo, Vladislav Otroshenko e Pavel Basinskij, si ripercorreranno gli esiti più significativi della narrativa dell’ultimo decennio.
Le prospettive aperte della digitalizzazione saranno al centro del dibattito organizzato dalla piattaforma Knigabyte giovedì 12 alle ore 17.30 che vedrà la partecipazione di Daniela Di Sora, Andrej Gel’miza (fondatore della prima casa editrice russa per telefonia mobile) e Aleksej Kuzmin (ideatore del progetto Lit.res.). Di politiche editoriali si discuterà nel faccia a faccia tra editori russi e italiani che si terrà sempre giovedì alle ore 17.30, cui interverranno Gel’miza, Kuzmin, Mariagrazia Mazzitelli e Julija Gumen. Ampio spazio è riservato anche a quella particolare forma di lettura che è la traduzione: se Alessandro Berbero presenterà la nuova versione di Margherita Crepax del Il Maestro e Margherita pubblicata di recente da Feltrinelli (giovedì 12, ore 19.30), traduttori russi e italiani (Evgenij Solonovich, Gennadij Kiselev, Emanuela Guercetti, la stessa Crepax) si confronteranno lo stesso giorno alle 14.30 in un incontro moderato da Elena Kostjukovich.
Infine, le feconde interazioni tra letteratura e cinema verranno dibattute nella tavola rotonda di venerdì 14 (ore 12.30), cui parteciperà tra gli altri Andrej Zvjagincev (Leone d’oro nel 2003 con Il ritorno), nonché nell’incontro con Aleksandr Sokurov previsto per domenica 15 alle 11.30. Di fronte a un’offerta tanto sfaccettata non resta che rammaricarsi della rinuncia a esplorare gli orizzonti della recente poesia russa – qui limitati al solo nome di Ol’ga Sedakova.

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