Archivio spadolini giallo sulle carte

On line sul sito del Senato. Ma mancano alcuni documenti.  Cosa gli scrisse Licio Gelli nel 1991? E Cossiga, Scalfaro, il cardinal Sodano?

On line sul sito del Senato. Ma mancano alcuni documenti.  Cosa gli scrisse Licio Gelli nel 1991? E Cossiga, Scalfaro, il cardinal Sodano?

Povero Spadolini, di tutti i protagonisti della Prima Repubblica il più dimenticato e adesso anche ridotto l´ombra reticente dalle carte del suo archivio, vittima dei misteriosi criteri con cui tanti suoi documenti sono stati oscurati.
Cosa gli scrisse ad esempio Licio Gelli in quella lettera dell´autunno 1992, undici anni dopo che proprio il governo Spadolini aveva sciolto la loggia P2? E che cosa avevano da comunicargli il Segretario di Stato Sodano, l´ambasciatore Usa Secchia, Cossiga oppure Scalfaro pochi giorni dopo essere stato eletto presidente della Repubblica, con ciò occupando quella poltrona che proprio a “Giovannone” pareva destinata?
Invece di chiarirsi, gli enigmi della Repubblica sembrano moltiplicarsi. Chi sapeva che nel 1993 era aperta una trattativa per la cessione dell´archivio privato di Moro alla Camera? Ed è possibile che della densa cartellina intitolata “Berlusconi dott. Silvio” siano consultabili solo un paio di cerimoniosi telegrammi?
E dire che Spadolini era anche uno storico, e come tale amico della trasparenza! Nell´ambito della pur lodevole iniziativa “Archivi on line – Le carte della politica”, dopo la ricca e anche libera documentazione fornita dalle fondazioni Craxi e Mancini, attraverso la “Fondazione Spadolini – Nuova Antologia” è arrivato in visione sul sito del Senato (http://www.archivionline.senato.it/scripts/GeaCGI.exe#) l´assai vasto materiale dell´uomo che dal 1987 al 1994 come seconda carica dello Stato guidò appunto l´assemblea di Palazzo Madama.
Inutile dire che si tratta di un tempo ormai lontano, ma denso: crisi del pentapartito, referendum elettorali, Mani Pulite e crollo della Prima Repubblica, fino alla discesa in campo di Berlusconi. Inutile aggiungere che non solo per il ruolo che ricopriva, ma anche per il prestigio di cui godeva Spadolini si trovò al centro di tutti quegli eventi; e a volte anche troppo in prima linea, come quando per un solo voto gli fu preferito Scognamiglio sulla poltrona di presidente del Senato. Eppure, anche di quella spettacolare sconfitta le carte messe a disposizione non dicono nulla più di quello che si vide.
Peccato. Perché seppure la documentazione sembra meticolosa nella sua teorica abbondanza, in pratica ci si ritrova a compilare un paradossale inventario alla rovescia. Per quanto riguarda Andreotti, Craxi o De Mita, per dire, le schede definiscono le loro lettere a Spadolini “relative alle principali vicende politiche”, che vuol dire tutto e niente. Mentre del Guardasigilli Vassalli si sa che gli scrisse a proposito della rivolta nelle carceri; che il presidente del Consiglio Goria sull´ora di religione e il ministro dell´Economia Guido Carli sulla crisi valutaria dei primi anni 90. Ma il risultato non cambia: nel merito è vietato leggerle. E per lo stesso oscuramento documentario restano segrete quella di Marco Pannella sulla sua candidatura a commissario Ue o di Nerio Nesi sull´affare Bnl-Atlanta, del professor Sartori sulle leggi elettorali così come le valutazioni di Flaminio Piccoli su Tangentopoli, di Libero Gualtieri sulla Commissione Stragi o di Gianni Letta non si capisce bene su che cosa, a parte due telegrammi di ringraziamento.
Grave, e non solo perché può dare adito a sospetti, appare la lacuna sulla P2: ci sono solo alcune interviste, nulla che documenti quanto a Spadolini stesse a cuore quella battaglia cui si dedicò con indiscutibile impeto anche dopo il 1981. In compenso abbondano le sue risposte: di regola formali e spesso d´occasione, altrimenti piene di solenni auto-apprezzamenti e per l´interlocutore che a sua volta omaggiava il presidente del Senato, con il che il personaggio finisce per sembrare anche più vanitoso di quello che era – quando invece il miglior Spadolini era senz´altro quello caustico, a suo modo anche passionale e talora perfino sboccato nel suo fiorentinismo: un instancabile combattente delle sue cause, ma anche per nobili ragioni.
Imbarazzante è chiedere come mai si sia sprecata un´occasione d´oro, quanto tempo e anche quanto denaro è stato impiegato per purgare scientificamente l´archivio di tutto ciò che oggi può suonare scomodo o arrecare disturbo al quieto vivere – che poi al dunque come si vede non è mai quieto. Al Senato non sanno bene cosa è successo. Alla Fondazione Nuova Antologia il presidente e Segretario Generale Cosimo Ceccuti, che costudisce gli originali nella villa di Pian dei Giullari e che di Spadolini è stato per tanti anni fidatissimo collaboratore, si prende per intero la responsabilità; e invoca ora la normativa archivistica, ora una generica riservatezza, comunque rinviando al futuro, 50 anni – beato chi ci ha un occhio! – anche se in verità appare dubbioso: “Forse abbiamo sbagliato” ammette. Ecco, forse decisamente sì – anche se si tratta di sbagli cui non dovrebbe essere difficile porre rimedio.

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