La Cgil della Camusso alla prova dello sciopero generale

La forza politica del segretario dipenderà  dall’adesione

La forza politica del segretario dipenderà  dall’adesione

Lo sciopero generale di oggi, indetto dalla sola Cgil, costituisce una prima volta per il segretario generale Susanna Camusso. E come tutte le prove di forza, fatta contro il governo ma anche in competizione con gli altri sindacati, costituirà un primo bilancio dei suoi primi sei mesi alla guida della più grande Confederazione italiana.
LE PAROLE d’ordine dello sciopero sono sintetizzate dalla stessa Cgil in “Meno fisco e più lavoro”, uno slogan semplice, forse non esaustivo dei problemi che il sindacato ha di fronte ma che in ogni caso porterà nelle piazze di 100 città italiane migliaia e migliaia di lavoratori e lavoratrici. Che avranno come fondamentale controparte il governo perché questo è innanzitutto uno sciopero contro il governo Berlusconi che “a trentasei mesi dal suo insediamento, continua nella sua sola e unica operazione di galleggiamento che sta determinando un pericoloso arretramento del paese” come dice la stessa Camus-so che oggi parteciperà alla manifestazione di Napoli.
Lo sciopero ha, ovviamente, dei punti di forza e di debolezza. Intanto, è uno sciopero che ha ricomposto una parziale unità interna alla confederazione: prima dello scorso febbraio era solo la minoranza della “Cgil che vogliamo” a chiedere la mobilitazione. I malumori della maggioranza, l’impossibilità di un dialogo con Confindustria, Cisl e Uil, ha indotto la Cgil a sbloccare la situazione e a dichiarare lo sciopero. Che sarà di quattro ore ma che viene esteso a otto nelle categorie del Commercio, dell’Edilizia, tra i metalmeccanici, i bancari, scuola e università e nella comunicazione.
Qui c’è un altro punto di forza: lo sciopero è stato proclamato centralmente su una piattaforma generale ma poi ha incontrato i problemi delle singole categorie: i contratti fermi nel pubblico impiego, le riforme indigeste del ministro Maria-stella Gelmini nella scuola, la situazione disastrosa dei trasporti, il rifiuto del contratto separato, siglato da Cisl e Uil, nel commercio, la crisi dell’edilizia, la difesa del contratto nazionale da parte della Fiom, il disastro del mondo della cultura, dello spettacolo e della comunicazione.
Visto il numero di categorie che hanno esteso lo sciopero a otto ore è chiaro che la giornata incontra una richiesta “periferica” importante e che in molti casi si tramuterà in un risultato positivo, ad esempio nella scuola pubblica.
Lo sciopero costituisce anche un pungolo e una pressione nei confronti del Pd a fare un’opposizione sociale e sui contenuti e così anche il segretario Pier Luigi Bersani parteciperà a uno dei cortei di oggi anche se poi farà lo stesso con Cisl e Uil. Come spiega il responsabile economico del partito, Stefano Fassina: “Sosteniamo lo sciopero così come sosterremo la manifestazione del 18 giugno di Cisl e Uil; siamo per l’unità sindacale”.
POI PERÒ ci sono gli aspetti più problematici. Difficile nascondere, infatti, che con lo sciopero la Cgil punta a “uscire dall’angolo” – anche se la Camusso non ama questa espressione – e ritornare al centro delle relazioni sindaca-li. Un primo segnale si è avuto ieri con la disponibilità della Cgil a firmare la riforma dell’apprendistato varata dal governo, che cerca di facilitare le imprese offrendo ai giovani maggiore formazione e contratti più stabili. “Un fatto rilevante” dice il segretario nazionale Cgil, Fammoni, che però chiede garanzie sulla formazione, sui livelli salariali, la durata minima e la stabilizzazione a fine apprendistato.
Questa strategia passa per la discussione sul modello contrattuale – la segreteria ha già elaborato un documento – con l’obiettivo di andare a una verifica dell’accordo del 2009 con Cisl, Uil e Confindustria. La Camusso ha già avuto diversi incontri con Emma Marcegaglia disponibile a ricucire con la Cgil ma non a rinunciare ai vantaggi acquisiti finora. Lo sciopero serve anche a recuperare un rapporto paritario ma non sarà facile. Se la conclusione della vertenza Bertone (Fiat), dove le Rsu, comprese quelle Fiom, hanno firmato l’intesa, offre a Susanna Camusso l’appiglio per reimpostare il rapporto unitario a partire dalle nuove regole sulla rappresentanza è anche vero che all’orizzonte restano ancora i nodi scoperti della Fiat e del contratto nazionale dei metalmeccanici oltre ai diversi rapporti che i diversi sindacati hanno con il governo.
LO SCIOPERO sarà senz’altro misurato in termini di adesione e partecipazione alle manifestazioni. La quantità di piazze in cui è sono state convocate manifestazioni consentirà di dichiarare numeri rilevanti con il solito balletto di cifre. Le aziende diranno che non è successo nulla e lo stesso farà il ministro Renato Brunetta per il pubblico impiego ma alla fine la valutazione sarà empirica, cioè politica. E avrà un peso importante per il futuro della segreteria Camusso.

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