Dopo l'annuncio della riconciliazione tra Fatah e Hamas, Benyamin Netanyahu è stato costretto a inghiottire un altro boccone amaro. ">

«Apriremo il valico di Rafah alle merci» Il Cairo gela Israele

Dopo l’annuncio della riconciliazione tra Fatah e Hamas, Benyamin Netanyahu è stato costretto a inghiottire un altro boccone amaro.

Dopo l’annuncio della riconciliazione tra Fatah e Hamas, Benyamin Netanyahu è stato costretto a inghiottire un altro boccone amaro.

Il premier israeliano ha appreso giovedì sera che l’Egitto riaprirà al più presto, «entro sette-dieci giorni», il valico di frontiera con la Striscia di Gaza, a Rafah, per alleggerire il blocco imposto ai palestinesi da Tel Aviv. Ad annunciarlo è stato ilministro degli esteri egiziano, Nabil al-Arabi, durante una intervista alla televisione satellitare Al Jazeera. Parole che, se verranno seguite da azioni concrete, porteranno alla fine del blocco egiziano della Striscia di Gaza e, di fatto, anche di quello israeliano. El Arabi ha parlato infatti di passaggio senza restrizioni, libero, non solo per le persone ma anche per le merci. L’apertura senza alcun limite del valico di Rafah inoltre farebbe automaticamente decadere l’accordo del 2005 tra Usa, Israele, Egitto e Ue – successivo al ritiro unilaterale di soldati e coloni israeliani da Gaza – che assegna a un gruppo di supervisori europei il monitoraggio del transito delle persone e dei loro bagagli da e per Gaza, in costante contatto con i servizi di sicurezza israeliani. «Siamo molto preoccupati» per la decisione dell’Egitto di riaprire in modo permanente il suo valico con la Striscia di Gaza – ha dichiarato all’agenzia France presse un alto responsabile israeliano -. Ci preoccupa la situazione nel nord del Sinai, dove Hamas è riuscito a costruire una mostruosa macchina militare, malgrado gli sforzi dell’Egitto per impedirglielo». Siamo di fronte alle fine delle relazioni speciali, nel settore della sicurezza, tra Egitto e Israele? Forse. In ogni caso sono terminati i giorni della partecipazione attiva del Cairo all’assedio della Striscia di Gaza, allo scopo di contribuire all’isolamento del movimento islamico Hamas che dal 2007 controlla questo lembo di territorio palestinese (dove vivono, di fatto prigioniere, oltre un milione e mezzo di persone). El Arabi ha lasciato intendere che l’Egitto non terrà più in alcun conto la richiesta israeliana di un rigido filtro delle merci. Tel Aviv e il Cairo sino ad oggi hanno collaborato per impedire l’ingresso a Gaza di prodotti ritenuti dai servizi di sicurezza israeliani «pericolosi », perché utilizzabili dai gruppi armati palestinesi per fabbricare i razzi. Con questa motivazione, ad esempio, dal 2009 fino a oggi sono state fatte entrare poche tonnellate di cemento, che pure è fondamentale per la ricostruzione della Striscia diGaza devastata dall’offensiva militare «Piombo fuso » (dicembre 2008-gennaio 2009) in cui sono rimasti uccisi circa 1.400 palestinesi e sono state distrutte o danneggiate gravemente oltre 10mila abitazioni. Qualche giorno fa l’influente ex ambasciatore egiziano a Washington, Nabil Fahmi, intervistato dal quotidiano kuwaitiano al Rai al Aam, aveva assicurato che, nonostante l’uscita di scena del presidente HosniMubarak, «le relazioni strategiche dell’Egitto con gli Usa e Israele non cambieranno» e che i Fratelli Musulmani rispetteranno gli accordi di Camp David. Ma aveva anche spiegato che l’attuale governo egiziano, rispetto a quello passato, «guarda alle questioni regionali sotto una diversa angolatura, perché le cose non possono rimanere inalterate per sempre». «La rivoluzione egiziana non può servire gli interessi della destra israeliana » aveva aggiunto Fahmi, lasciando capire che non saranno più privilegiate le esigenze israeliane a danno di quelle palestinesi (come faceva Mubarak). Ma la questione dei rapporti futuri tra Tel Aviv e il Cairo è ampia, va dalla ridefinizione del prezzo del gas che gli egiziani vendono a prezzi stracciati a Israele fino al possibile allacciamento di relazioni diplomatiche tra l’Egitto e l’Iran. «Tutti i paesi hanno relazioni con Tehran, ad accezione di StatiUniti e Israele, perciò non c’è nulla di strano nell’avvicinamento tra Egitto e Iran» aveva detto la portavoce del ministero degli esteri egiziano Minhah Bakhum commentando le parole di Netanyahu che aveva parlato di «tendenza ostile» nei confronti di Israele registrata negli ultimi tempi in Egitto.

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